01 - scared

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<<Figli di puttana fatemi uscire da qui!>>
urlai, urlavo da ormai mezz'ora perché una mandria di pazzi mi avevano rinchiuso dentro questa stanza da ore.
Attorno a me c'erano solo quattro mura imbiancate con qualche crepa, nessuna decorazione o mobilio solo una finestra rozza, ovviamente già avevo provato ad aprirla con scarsi risultati.
Entró un uomo alto e robusto, la sua pelata lo rendeva ancora più grosso e le sue braccia erano ricoperte da tatuaggi.
Si intravedeva il petto tramite la piccola scollatura sul collo e sembrava esserci raffigurato un teschio.
Continuava ad avvicinarsi ed io in pochi secondi fui avvolta dalle sue possenti mani che mi sollevavano schiacciandomi al muro con il corpo, una mano mi avvolse il collo ed una lacrima rigó il mio viso.
Tutto ciò fu interrotto da un ragazzo che spalancó la porta sbattendola, così l'uomo mi lasció e si allontano da me, la mia anzia incominció a calare mentre osservavo l'individuo appena entrato.
Possedeva delle treccine nere ed un capello che ne copriva una parte, il suo viso era perfettamente simmetrico assieme al suo naso, sulle sue labbra si trovava un pearcing che ricadeva perfettamente sul suo viso.
<<Fermati Oliver, voglio essere io a farlo per primo>>
disse e l'uomo si mise sull'uscio della porta ad osservare il ragazzo che faceva lo stesso procedimento.
Dopo avermi sollevato mi lasció cadere facendomi sbattere la testa ed uscì dalla stanza facendomi ricevere un calcio al petto dall'uomo che poi dopo lo seguì.

-

Da quando li vidi erano passate due settimane, trascorrevo il mio tempo a tirarmi i capelli così iniziarono a cadermi vere e proprie ciocche, i miei occhi erano gonfi da quello che potevo vedere dalla finestra su cui mi specchiavo.
Iniziai a rifiutare anche quel poco cibo che mi veniva servito come se fossi una fottuta carcerata.
Lì dentro non c'era nulla in modo che potessi farne utilizzo per rompere la finestra e gettarmi sperando di non ferirmi più di tanto, in caso contrario meglio rischiare.
Dei passi inerruppero tutte le mie idee ed iniziai nuovamente a tirare i miei capelli con le mie fragili mani.
Entró il ragazzo con le treccine,
ero sollevata nel vederlo, anche esso mi faceva paura ma lo preferivo rispetto a quell'uomo viscido. Si avvicinó a me tirandomi un primo schiaffo, dietro di lui era seguito da un paio di ragazze che lo incitavano a colpirmi, come se le eccitasse vedermi soffrire.
Così iniziai a ricevere dei pugni allo stomaco, calci e schiaffi ripetitivi, cercavo di non urlare dal dolore o dal fastidio di quelle gallinelle che gemevano e ansimavano.
Dopo mi prese il viso violentemente e mi sorrise in modo viscido uscendo dalla stanza.

-

L'inferno sembrava terminato per il momento, erano passati un paio di giorni e nessuno mi venne a fare visita.
Il tempo scorreva lentamente dato che passavo il mio tempo a causarmi dolore.
Mi fermai sentendo altri passi avvicinarsi alla mia porta, pensando che fossero venuti a divertirsi un poco come se fossi una bambola di pezza ma invece entró una ragazza che era messa molto peggio di me.
La guardai mentre tentennava sull'uscio della porta successivamente fu spinta da un altro individuo e lei cadde sulle sue esili gambe.
La porta fu chiusa ed io mi avvicinai al suo corpo tremolante mentre cercavo di rasserenarla, era veramente messa male.
Le sue mani coprivano il suo viso e le sue braccia erano coperte di segni e graffi, come anche le sue gambe, il suo corpo era a digiuno da molto dato le sue condizioni ed il fatto che indossava solo una gonna si jeans corta ed una maglia con cui cercava di coprirsi.
<<Come ti chiami?>>
presi le ultime forze per domandarglielo e da li sembrò liberarsi.
Mi disse che si chiamava Alexandra e che era qui da mesi ormai, subiva ripetute violenze da parte di tutti gli uomini che si trovavano li dentro, uno in particolare.
Mi descrisse perfettamente il ragazzo che pochi giorni prima mi venne a fare visita e mi disse che il suo nome era Tom.
Dopo si addormentó esausta e decisi di lasciarla riposare mentre io continuai a stracciarmi i capelli, sta volta più lentamente.
Mi causava comunque dolore ma aver parlato con Alexandra mi fece bene, mi avvisó che io ero solo all'inizio ed ora che ci ero finita, non ne sarei più uscita.



You scare me - Tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora