Capitolo IV

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Una volta in camera né io né Iride proferimmo parola, poi dissi: «Quindi sei una dea… Giusto?»

«Ero una dea. Ormai gli dei importanti sono solo quelli primordiali. Resta fuori qualche dio minore come me, ma sono troppi pochi»

«Se non ce ne fossero sarebbe grave però»

«Sarebbe grave se tutti gli dei fossero detronizzati, ma per quel che ne so sono tutti prigionieri. Te ne sai niente?»

Guardai fuori dalla finestra e dissi: «So di almeno un dio che è qui»

Iride, seduta sul mio letto, mi scrutò attenta.

«Hai qualcosa sugli occhi. Lenti a contatto?»

«Solo lenti colorate. Il colore reale degli occhi inquieta anche me stessa»

«Me li fai vedere?»

Esitai un attimo, poi mi alzai dalla sedia (le avevo ceduto il letto) e andai allo specchio, dove in velocità mi tolsi le lenti e mi misi un paio di occhiali da sole.

Lei osservò le lenti, poi disse: «Un bel colore. Mi fai vedere il vero colore dei tuoi occhi?»

Esitai di nuovo, poi tolsi gli occhiali e la fissai negli occhi.

Iride restò un attimo paralizzata.

Non la potevo biasimare; chiunque sarebbe terrorizzato nel vedere una persona con gli occhi d’oro.

«Io odio questi occhi» dissi abbassando lo sguardo.

«Ti stanno bene, anche se sei un po’ inquietante»

La dea si sdraiò sul letto con uno sbadiglio e disse: «Se potessi mi farei volentieri un pisolino. Non dormo da diverso tempo»

«Se vuoi riposati. Al massimo dico io che ti ho costretto. Polibote non avrebbe problemi a credermi»

La dea sospirò in silenzio e chiuse gli occhi.

Dopo un attimo disse: «Tu in che posizione sei? Prigioniera o alleata?»

«Sono una che si fa gli affari suoi e rompe le scatole a Polibote, quindi direi via intermedia»

«Posso dirti una cosa e farti una domanda nella speranza che tu non lo riveli a nessuno?»

«Per quello potresti farmi giurare sullo Stige, ma in ogni caso qualunque cosa tu stia per dirmi ti ricordo che sono in contatto con i nemici 24 ore su 24. Io se mi incontrassi non mi fiderei di me stessa»

«Bene. Giura sullo Stige che tutto quello che sto per dirti e qualunque cosa io ti chieda tu non la rivelerai a nessuno»

Dopo un attimo, divorato dalla curiosità, dissi: «Giuro sullo Stige di non rivelare mai a nessuno quello che mi dirai e chiederai»

«Bene. Ho molto da dirti allora»

Rimase zitta un attimo, poi disse: «Quella lettera che ho dato a Crono diceva che alcuni semidei sono riusciti a fuggire dai campi creati apposta per tenerli rinchiusi. Tra tutti i fuggitivi però, secondo Gea, potrebbe esserci anche qualche dio minore, oltre che Ade. Sì, pare proprio che Ade sia riuscito a fuggire dai campi di prigionia del Tartaro. Sono rimasti tutti sorpresi quando un dio è riuscito a sfuggire a Tartaro in persona. Sta di fatto che si sta formando una piccola ribellione; alcuni giganti e mostri vengono rispediti nel Tartaro senza eccezioni mentre il gruppo cerca di liberare gli dei. Io faccio parte del gruppo, anche se in modo da non destare sospetti»

Sospirò.

«Purtroppo trovare gli dei rinchiusi è piuttosto difficile; si crede che Zeus sia sul monte Otri, imprigionato con i suoi figli semidei, ma queste sono solo voci. Poseidone non si sa dove sia, e per gli altri dei vale lo stesso ragionamento»

«Poseidone è in questo palazzo. L’ho scoperto stamattina, ed è insieme a Percy Jackson»

Lei spalancò gli occhi.

«Ne sei sicura?»

«Sì. Li ho salvati e per poco non sono morta io»

Lei annuì.

«Allora potrebbero arrivare degli semidei a liberarli. Tu però non dire niente»

«Non c’è ragione di dirlo»

Iride probabilmente avrebbe risposto, ma La porta si aprì e Crono disse: «Ho risposto alla lettera, Iride. Puoi portare la risposta»

Lei si alzò e prese la lettera, poi la accompagnammo fino all’uscita, dove si dileguò.

Restammo un attimo zitti, poi mio padre disse: «Dobbiamo parlarti»

-

Eravamo seduti in cerchio.

Ero preoccupata, anche se il giuramento sullo Stige avrebbe dovuto calmarmi.

«Astrid» cominciò Crono, ma si interruppe subito, pensieroso.

Passarono altri cinque minuti in silenzio, poi disse: «All’inizio avevamo un favore da chiederti, ma siamo stati costretti a rinunciare al piano. Infatti volevamo chiederti di convincere Tartaro a far ritornare vivi tutti quelli che sono rimasti nel Tartaro, ma Gea ha deciso di rimandare. Sospetto che Iride ti abbia già detto qualcosa»

Scossi il capo per apparire innocente.

«Allora te lo diremo noi. Alcuni semidei sono fuggiti dai campi di prigionia dove li avevamo rinchiusi, e tra tutti ci sono alcuni dei minori, oltre ad Ade, mio figlio peraltro. Bene, stanno cercando di liberare più gente possibile, ma essendoci sia dei che semidei non possiamo permettere che solo Polibote faccia da guardia; potrebbero detronizzarlo. Quindi devi restare qua anche te come guardia»

Porfirio commentò: «Non dovrebbe essere un problema per te. Sei potente come i tuoi fratelli divini»

Abbassai lo sguardo; sapevo benissimo che avevo altri sei fratelli piuttosto importanti, ma detestavo dover ammettere di essere più potente di loro.

«Bene. Con questo non abbiamo altri motivi per restare. Comunque, Astrid, con gli occhi naturali stai meglio. Ora dobbiamo andare» disse Crono.

Ci alzammo, poi sentimmo più in alto dei tuffi.

Aprii la finestra e sbirciai fuori.

Non riconoscevo chi erano, ma le voci dell'oceano parlavano chiaro.

«Astrid, quelli chi sono?» mi chiese mio padre.

«Quelli per cui devo restare qui. Stanno arrivando» dissi.

Porfirio grugnì e commentò: «Allora un motivo per restare ce l'abbiamo. Nascondetevi, perché potrebbe essere troppo per voi»

Astrid - La liberazione degli deiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora