Capitolo XXV

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Prima di partire informai Percy.

«Percy, io devo andare a fare una cosa con Tartaro» dissi appena lo trovai.

«Che cosa? Ti vuole consegnare?»

«No. Ti ho avvertito solo perché voglio che mi aspettiate. Beh, sempre che torno indietro viva»

«Astrid, cosa stai andando a fare con Tartaro?»

In breve gli raccontai tutta la nostra conversazione.

Quando finii notai che la sua faccia era pallida nonché sorpresa.

«Ti rendi conto di cosa stai andando a fare? Chiedere i poteri a Caos?! Nessuno gli può resistere, non hai nessuna possibilità!»

«Lo so quanto sia folle, ma secondo Tartaro è la nostra unica possibilità»

Annabeth ci raggiunse e disse: «Astrid, Tartaro ha detto se ci farà tornare indietro?»

«No, ma so che lo farà solo quando torneremo»

«Torneremo? Cosa avete in mente?»

Ripetei quello che avevo detto prima al ragazzo.

Annabeth sgranò gli occhi e disse: «Cosa?! Non lo fare! sarà un suicidio!»

«Abbiamo forse altra scelta?»

Lei abbassò lo sguardo; anche lei sapeva che era la migliore idea che avevamo.

Tartaro, che si era ridotto a dimensioni umane e aveva lineamenti vagamente definiti (abbastanza da far capire che espressione avesse), ci raggiunse.

Percy e Annabeth fecero un passo indietro, ma lui non li degnò di uno sguardo e disse: «Allora, Astrid, pronta a diventare più potente?»

«Penso di sì»

«Allora andiamo»

-

Ero sempre stata una frana ad orientarmi, ma nel tartaro non sarei stata in gradi di capire nemmeno dove stessi andando.

Per di più una marea di creature ripugnanti nonché crudeli continuavano ad avvicinarsi; cambiavano direzione solo quando vedevano Tartaro con me.

«Ma non potrebbero lasciarci in pace?» chiesi quando la millesima arai ci volava incontro.

«Non posso controllare il mio sangue, cara»

Ricordai che stavo camminando sul corpo del mio compagno di viaggio e mi venne da vomitare.

Notai che il panorama restava sempre uguale e dissi: «Ma in che zona di te siamo?»

«Stiamo andando verso il mio fianco. Laggiù in teoria dovremmo vedere Caos»

«Odio quando dici "in teoria", perché poi la pratica potrebbe essere diversa»

«Già»

Andando avanti però ebbi la netta sensazione che non stessimo sbagliando; una forza incredibile ci stava facendo da guida.

La faccia vagamente sbozzata di Tartaro parve preoccupata.

Continuammo finché non arrivammo sull'orlo di un burrone.

Non ne si vedeva la fine. Tartaro alla fine disse: «Siamo al limite del mio corpo»

Guardai di fronte a me e notai una nube vorticosa che si estendeva in lungo e in largo.

Deglutii; mi sentivo terribilmente piccola.

Tartaro si schiarì la voce e disse: «Caos, ti vorremmo parlare»

Per un attimo non accadde nulla, poi un paio di occhi rossi comparvero nella nebbia e ci fissarono.

-

Una voce grottesca disse: «Chi osa chiamarmi?»

Arretrai. Già non pensavo che Caos ci avrebbe degnato di uno sguardo, ma addirittura parlarci...

Tartaro disse: «Io, padre. Vorrei chiederti un favore, se non oso troppo»

«Parla»

«Bene, tuo nipote sta mettendo tutto a soqquadro e noi vorremmo batterlo, quindi volevamo chiederti se potevi dare una parte dei poteri a lei»

Gli occhi rossi mi puntarono e io mi sentii così insignificante che mi sarei volentieri seppellita.

«I miei poteri sono smisurati, figlio mio. Una mortale non può certo resistere» disse la voce.

«Si può provare però»

Gli occhi scomparirono.

Per un attimo pensai che Caos si fosse ritirato, ma una mano di fumo si avvicinò in silenzio e si appoggiò la mio petto.

Provai una sensazione strana: sentivo freddo e dolore, come se una spada mi avesse trapassato (e io sapevo cosa voleva dire), poi prevalse la sensazione di stare sciogliendomi.

La mano si staccò e io mi sentii di nuovo come prima, anche se piuttosto confusa.

La voce di Caos disse: «Non posso darti una replica di tutti i miei poteri, ma con quelli che hai sei molto più potente di prima. Potrai ridurre in polvere, cambiare la consistenza dei corpi, rendere liquido ciò che è solido e solido quello che è gassoso. Potrai anche bloccare i poteri e annullarne gli effetti, se ti dovesse servire, e puoi rendere i mattoni acqua. Potrai fare cose che nessun altro oltre me può fare»

Rimasi senza parole. Se quella era solo una parte dei poteri che aveva anche lui chissà quanti ne aveva in totale.

«Grazie, padre» disse Tartaro con un sorriso (o almeno sembrava un sorriso).

«Tornate indietro. Mio nipote sta tornando indietro»

Senza ripensamenti tornammo indietro.

Astrid - La liberazione degli deiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora