Capitolo XXIII

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Efesto mi portò in una catapecchia in rovina e mi adagiò su un divanetto mezzo rotto.

Cercai di alzare le braccia, ma riuscii solo ad alzare un po' le dita. Era già un miglioramento, comunque.

Efesto mi coprì, poi si sedette di fronte a me e disse: «Atlante è fuori di testa. Dopo che è stato liberato ha messo lì sotto diversi semidei, poi ha messo me, ma sono riuscita appena in tempo a creare dei sostegni che lo tenessero al mio posto. Devono essersene accorti, ma non ci hanno badato troppo. Credo che come dio da solo non fossi una minaccia quanto voi»

Ci misi un attimo a rispondere: «Ora la minaccia non è tanto grande. Zeus e io non siamo più col gruppo»

«Ma ora te sei libera. Quanto a Zeus, basterà un attacco al monte Otri per riprenderlo»

Guardai un attimo il soffitto, poi dissi: «Grazie, mi hai salvato la vita. Non sarei resistita ancora a lungo»

«Gli altri semidei non sarebbero resistiti molto a lungo se non fosse che li aveva messi tutti insieme. Hai resistito ben più di loro. Al momento il problema è un altro; Atlante tornerà, l'ho sentito mentre ne parlava»

«Siamo nei guai allora?»

Lui sorrise in modo sinistro e disse: «Non necessariamente. Se agiamo insieme potremmo ridargli il suo vecchio compito»

Alzai un po' la testa e dissi: «Ridargli il cielo? Ma ce la faremo?»

«Sì, ma dovremo essere rapidi e veloci. Te la senti?»

«Sì» dissi alzandomi, anche se con un grande sforzo.

«Bene. Rimettiamoci, poi stasera andiamo»

-

Atlante tornò in zona verso sera.

Era scortato da un mucchio di spiriti armati che si guardavano intorno con una punta di nervosismo.

Guardai Efesto, che mormorò: «Ho un'idea per il piano, ma potrebbe non piacerti»

Per una serie interminabile di problemi non eravamo riusciti a elaborare un piano decente e avevamo concordato di pensarne qualcuno durante il viaggio. Il migliore che era venuto in mente era di tramortirlo, spignerlo sotto con ancora i sostegni, incatenarlo, risvegliarlo e togliere i sostegni.

Sarebbe stato un piano geniale se non fosse che c'era un'armata con lui.

Efesto mi spiegò il suo piano.

Alla fine dissi: «Non c'è altro modo? Atlante potrebbe capirlo, non è la prima volta che gli succede»

«Temo di no. Abbiamo poco tempo e questo mi sembra il piano migliore che abbiamo. Andiamo?»

Il piano non mi piaceva per niente, per quanto ingegnoso.

Sospirai e dissi: «Andiamo»

-

Riavere il cielo sulle spalle fu uno shock.

Guardai Efesto, che fece un cenno di assenso.

Rimasi lì per cinque minuti, poi sotto si affacciò Atlante.

«Sei ancora lì, vedo»

Non dissi nulla. Non riuscivo, visto che il cielo mi mozzava il fiato, e se solo ci fossi riuscita lo avrei definito con epiteti mostruosi.

All'improvviso uno spirito disse: «Capo, vedo degli dei all'orizzonte. Stanno venendo fin qui»

Atlante fece una faccia perplessa, poi ringhiò: «Chi diavolo li ha chiamati?!»

«Magari la ragazza lo sa» suggerì uno spirito.

«È stata sotto il cielo tutto il tempo. Come dovrebbe aver fatto?»

«Lo chieda a lei»

Atlante mi scrutò e disse: «Astrid, hai chiamato gli dei?»

Lentamente scossi il capo.

Gli dei arrivarono non molto tempo dopo.

Erano tutti armati, incluse le dee come Iride o come Atena.

Quando arrivarono Poseidone disse: «Direi che la chiamata anonima dicesse la verità»

Efesto uscì dal suo nascondiglio e disse: «Ovvio. Avete voglia di fare quello che vi ho suggerito?»

«Direi di si»

E fu guerra.

-

Gli spiriti probabilmente erano lì solo per fare bella figura e numero, ma era evidente che pochi di loro sapevano davvero come maneggiare una spada.

Poseidone, Ade ed Efesto si occuparono personalmente di Atlante, che iniziò a combattere con tutti e tre.

Ben presto iniziai a vederci sempre meno; il cielo mi stava schiacciando.
Non potevo resistere a lungo.

All'improvviso qualcuno mi si lanciò addosso, scagliandomi fuori.

Scoprii con piacere che era Atlante, che riuscì a mettersi in una posizione decente per poi accorgersi cosa era successo.

«NO! NON ANCORA!» urlò spaccandomi i timpani.

Riuscii a sorridere. Un nemico in meno.

Apollo mi affiancò e controllò le mie ferite mentre Efesto veniva riaccolto da tutti i parenti divini.

«Allora, Efesto, dove sono i tuoi semidei?»

«Non lo so proprio. Mi hanno mollato qui mentre i miei figli sono stati portati altrove»

«Vedremo di trovarli. Asttid, dov'è Zeus?»

In breve spiegai loro cosa era successo sul monte e cosa era successo dopo che Efesto era intervenuto.

«Quindi abbiamo perso un dio e ripreso un dio. Dobbiamo andare a cercare Zeus, prima che lo spediscano nel tartaro» commentò Ade.

«Giustamente. Prima andiamo al campo» disse Poseidone «Stavolta, Astrid, non puoi venire con noi. Sei debole di fisico e nessuno di noi vuole che tu sopporti altro»

Annuii e, in silenzio, tornammo indietro.

Astrid - La liberazione degli deiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora