Capitolo V

643 42 13
                                    

Scappai in camera ancora prima che arrivassero; trovarsi contro Crono e Porfirio è terribile, e se sono nella loro vera forma divina (titana o gigante, fate poi voi) è ancora peggio.

Appena in tempo; ebbi appena il tempo di entrare che la porta d’entrata si distrusse e un terremoto scosse tutto il palazzo.

Una luce immensa riempì tutto il corridoio e tutto il mare attorno al palazzo.

Non dovevo andare laggiù a vedere cosa stava succedendo, ma potevo intuire cosa stava succedendo; Crono e Ade si dovevano essere traformati nella loro forma divina.

Un fracasso indescrivibile scosse tutto il palazzo, poi l’acqua si riempì di veleno.

Non riuscii più a reggere e corsi giù dalle scale finché non arrivai in soggiorno.

Come mi aspettavo, Crono e Ade stavano duellando, anche se il secondo stava perdendo.

Gli altri stavano cercando di battere Porfirio e Polibote, ma con scarso successo; erano troppo potenti.

All’improvviso vidi davanti a me una scelta imprevista.

Da che parte dovevo stare?

Guardai entrambe gli eserciti, poi mi feci una domanda che non avevo mai preso in considerazione; mio padre era davvero nel giusto come credevo?

Capii tutto in pochi secondo, poi mi preparai a fare qualcosa mai fatto prima.

Mi preparai, poi indicai mio padre e Porfirio e feci due rapidi gesti; entrambe sparirono di botto.

Nessuno si fermò a riflettere, così tutto il gruppo attaccò Polibote.

Riuscì a resistere pochi secondi prima di essere ridotto in cenere.

Guardai felice, poi svenni.

-

Mi svegliai nel mio letto.

Mi sentivo rimbambita e confusa come mai prima, e io la dico lunga.

Sentivo dei mormorii dal piano inferiore, così cercai di origliare, ma erano troppo bassi di volume per capire.

Poi un uomo si affacciò sopra di me.

Aveva una camicia hawaiana e dei brillanti occhi blu. l’unica cosa che stonava erano i numerosi lividi che aveva sulle braccia.

Poseidone.

«Vi hanno liberato, allora» mormorai con voce roca.

«Già, ma solo grazie a te che hai cacciato Crono e Porfirio» ribatté lui.

Un altro uomo lo affiancò.

Era molto più pallido, ed aveva un vestito nero simile a quello di uno schiavo. Come Poseidone, anche lui era coperto di lividi e ferite, che però non si erano affatto rimarginate.

Ade.

«Tu non sei una semidea qualunque. Nemmeno noi dei possiamo fare qualcosa di simile a quello che hai fatto te. Chi è tuo padre?»

«Crono. Sono vostra sorella»

I due dei restarono a bocca aperta.

«Sorellastra, diciamo. Sono una semidea, non una dea» aggiunsi.

I due fratelli si guardarono un attimo, poi dissero: «Questo spiega molte cose. Comunque sarebbe ora che mangi qualcosa. Sei svenuta tre giorni fa»

Mi misi seduta immediatamente.

«Tre giorni?!» esclamai sbalordita. Non mi era mai successo.

«Sì. Vieni, ti accompagnamo di sotto»

Annuii e mi alzai dal letto.

Barcollai, ma entrambe gli dei mi presero al volo.

«Mi sa che sono un po’ debole» dissi.

«Ti aiutiamo noi. Dai, andiamo»

Così, con il loro aiuto, scesi di sotto.

-

Fu confortante vedere che tutti gli semidei erano vivi, ma non lo era il fatto che erano tutti coperti di lividi; qualcuno sanguinava, e altri erano pieni di botte e ferite altrettanto gravi.

Tutti mi guardarono mentre arrivavo, ma nessuno disse nulla.

Poseidone e Ade mi lasciarono sedere al mio solito posto, poi il primo disse: «Direi che noi tutti ti dobbiamo ringraziare, ragazza. Senza il tuo aiuto saremmo tutti stati uccisi»

«Voi due siete immortali, così come tutti gli altri dei che ci sono qui» dissi con un mezzo sorriso.

Iride si fece avanti e mi sorrise: «Quindi ti unirai a noi?»

Tutti mi guardarono, in attesa e anche un po’ spaventati.

«Non guardatemi come se vi potessi ridurre in cenere solo guardandovi» li rimbeccai.

La paura si dissolse e tutti mi guardarono solo in attesa.

Alla fine dissi: «Sentite, io potrei anche accettare, ma io non intendo andare contro mio padre. Non voglio dover essere io ad ucciderlo o imprigionarlo o quel che è. Vi posso aiutare coi giganti e con alcuni titani, ma a Crono ci penserete voi. Se accetto, non voglio incontrarlo»

Percy disse: «Sei figlia di Crono?»

«Sì»

«Neanche gli dei sono potenti come te»

Stavo già per dirgli di non esagerare, ma Poseidone mi interruppe ancora prima: «Non osare dire il contrario, Astrid. Sarà anche vero che sei una semidea, ma i tuoi poteri sono quelli di tutti gli dei in una sola persona. Sei ben più potente di noi»

Rinunciai a polemicare e chiesi: «Dov’eravate rinchiusi voi?»

Ade disse: «Io e mio figlio siamo stati rinchiusi nel Tartaro. Non so come Crono ci sia riuscito, ma ha convinto Tartaro a torturarci personalmente»

Arrossii e dissi: «Temo che sia colpa mia. Avevo cinque anni e mio padre mi chiese di chiedere un favore a Tartaro. Non ricordo di preciso cosa fosse, ma mi sa che era quello. Mi dispiace»

«Ormai è passato tutto, anche se mio figlio mi sa che non scorderà tanto presto questa avventura»

Guardai un ragazzino pallido completamente vestito di nero; era decisamente provato.

«Meglio non entrare nei dettagli» conclusi.

«Esatto. Gli altri erano in giro sparsi per altri campi. Strano a dirsi, nessuno è morto dai tempi della guerra, anche se credo ci sia lo zampino di Alcione»

«Probabile. Comunque, cosa intendere fare ora?»

I due fratelli si guardarono, poi dissero: «Intendiamo liberare tutti gli dei, e tu ci aiuterai»

Astrid - La liberazione degli deiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora