La Stella a sei punte

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            La carrozza si fermò e Fabius attese che la giovane padroncina decidesse quando scendere. Erano le dieci. Troppo tardi per Melanie, ma la prigione di Almoordash non ammetteva visitatori prima delle dieci.

La ragazza guardò la sua vecchia, amata governante. «Eccoci qui, Agnes. Augurami buona fortuna: ne avrò bisogno.»

Agnes le prese le mani. «Melanie, ti senti davvero di farlo? Altrimenti mandiamo all'aria tutto e...»

«Lo so che sei preoccupata per me, Agnes, e che mi vorresti vicina a te, ma non posso indugiare oltre. Devo farlo.»

La donna lacrimò dagli occhi. «Oh Melanie, tesoro mio. Quindi questa è l'ultima volta che ci vediamo?»

Melanie le afferrò il viso con entrambe le mani. «Non sarà l'ultima Agnes, te lo prometto. Tornerò e lo farò a testa alta, da vincente.»

«Oh, bambina mia, come mi rende orgogliosa vederti così fiera di te stessa.» Agnes singhiozzò. «Arrivederci mia dolce Melanie. Mi manchi già.»

Anche a Melanie scese una lacrima. Abbracciò Agnes. «Arrivederci mia cara Agnes. Ti porterò nel mio cuore ovunque andrò.»

La ragazza quindi si alzò e si accinse ad aprire la porticina della carrozza. Agnes le afferrò una mano, ma non era una presa forte. Era come un aggrapparsi all'ultima speranza di far cambiare idea alla fanciulla tanto amata, accompagnandola nel frattempo sulla soglia del passaggio che mutava la piccola coccolata e viziata Melanie in una forte e coraggiosa donna che prendeva in mano il proprio destino. Scesa dalla carrozza, Melanie strinse la mano su quella di Agnes e si allungò per darle l'ultimo buffetto sulla guancia.

«Ricordati di scrivermi, quando potrai.» Si raccomandò Agnes.

Melanie sorrise. «Non c'era nemmeno bisogno di dirlo.» E la salutò con la mano.

Poi chiuse la porticina della carrozza e si rivolse al cocchiere.

«Riportala a casa Fabius, e chiudetevi tutti dentro: tra poche ore ci sarà molto trambusto ad Almoordash.»

Fabius le sorrise e le fece il saluto militare con due dita. «A buon rendere, signorina!»

Melanie ricambiò il sorriso. «A buon rendere, Fabius.»

La ragazza quindi si sistemò la gonna, prese coraggio e si voltò verso il cancello delle carceri di Almoordash.

Per quel giorno, il grande giorno, Melanie aveva indossato un abito da cavallerizza, molto più comodo di uno qualsiasi dei suoi innumerevoli e incantevoli abiti del suo immenso guardaroba, e sicuramente molto più pratico. Ma quello, tra tutti i suoi abiti da cavallerizza, era il più elegante. Come le disse Agnes quella mattina, se doveva andarsene in giro per il mondo, almeno lo avrebbe fatto con stile. La gonna dell'abito era di pregiata lana grigia proveniente dall'impero lederiano, sopra di essa aveva una giacca di lana blu della medesima fattura della gonna, con i risvolti delle maniche e dell'apertura color rosa; indossava guanti di pelle di daino e un cappello nero con una coccarda blu in tinta con la giacca e una piuma bianca; al collo portava un fazzoletto di seta verde scura che le aveva confezionato Agnes la sera prima, con la sveltezza e l'eccellente precisione di cui solo la sua governante era capace. Il verde scuro, colore della bandiera e dei vessilli eridashani, era stato scelto da Agnes come simbolo della patria di cui lei e la propria padroncina facevano parte, per ricordare sempre alla ragazza le sue origini. Unica cosa che stonava in quella sofisticata mise, era il sacco di pelle che la giovane portava a tracolla con i pochi e indispensabili effetti personali.

Melanie arrivò davanti al cancello e attese che uno dei soldati in guardiola le si avvicinasse.

«Cosa desiderate, signorina?»

La Resistenza dell'Ovest - La minaccia del RadelgardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora