Tutto a un tratto gli occhi si dischiusero appena. Quel gesto assolutamente involontario era stato provocato da un rumore dal piano di sotto. Udì del vociare, ma non ce la faceva a stare a sentire cosa fosse successo e non ne aveva alcuna voglia; quindi, richiuse gli occhi tornando nel mondo dei sogni.
Non passarono nemmeno tre minuti che altro fracasso provenne dall'esterno della finestra, costringendola a riaprire gli occhi appena, due fessure. Mentre osservava le sue ondulate ciocche biondo scure davanti agli occhi udì la signora Wright sbraitare contro il marito che una delle pale della ruota del mulino si era di nuovo rotta.
Un'altra giornata era appena iniziata ad Amberfair.
Si rigirò nel letto mettendosi supina. Le ciocche le erano entrate quasi in bocca, ma seppure le desse fastidio avere i capelli appiccicati sulla faccia, era troppo pigra e assonnata per scostarli. Provò a richiudere gli occhi, ma non riuscì a riaddormentarsi. Maledisse l'intero universo. Sembrava che tutto il mondo stesse facendo del suo meglio per svegliarla. I signori Wright stavano bisticciando urlandosi addosso, come se tutta Amberfair non avesse ancora capito che quella stramaledetta pala del mulino si era rotta nuovamente e, a quanto pareva, al piano di sotto neanche i signori Jansen potevano fare a meno di discutere a voce alta. Cominciava a pensare che fosse tutta una congiura per buttarla giù dal letto.
La vista del controsoffitto della propria camera era coperta dai suoi capelli. Poco male, tanto non c'era niente di che da vedere. Era lo stesso controsoffitto da sedici anni, anche di più, considerando che quella casa c'era da anni prima che lei nascesse. Era fatto in listelli di legno, tinto con della pittura bianca, come le pareti della stanza. Dalle tapparelle filtrava della tenue luce che rischiarava la camera. Sembrava tutto uguale: le pareti, i vecchi mobili in mogano logorati, i quali erano mesi che il signor Jansen aveva ripromesso di lucidare, uno dei molti argomenti di discussione tra il signore e la signora Jansen.
Erano gli stessi anche i tappeti, i quali ormai non ci perdeva più tempo a rimetterli dritti, o a sbatterli tutti i giorni dal davanzale della finestra, tanto non appena lo avrebbe fatto Cocca sarebbe arrivata per spostarli di nuovo e impelarli per l'ennesima volta. A volte desiderava saper tramutare le cose come i stregoni solo per trasformare quella fastidiosa gatta in una statua, un sasso, o comunque qualcosa di immobile.
Il letto non era quello che aveva sin da piccola, suo padre gliene aveva preso uno nuovo tre anni prima. Sul vecchio letto era diventato impossibile dormirci, era duro come la pietra, tanto valeva che dormisse per terra. Qualche volta l'aveva fatto. Da quando però ebbe il nuovo letto, dormire era diventato uno dei più bei piaceri della giornata. Era così comodo, il materasso di soffice lana sembrava adattarsi perfettamente alle forme del suo corpo.
Emise un gemito e si scostò i capelli dagli occhi. Dopo una decina di minuti sembrò che i signori Jansen smettessero di discutere, ma i signori Wright invece non ne volevano sapere di smetterla di schiamazzare. Sapeva che adesso avrebbe dovuto guardare il calendario appeso accanto alla porta e realizzare quindi che giorno, che mese e che anno fossero, ma non ne aveva alcuna voglia. Voleva dormire ancora. Su quel confortevole letto, dormire non le bastava mai.
Ma a quanto pare Ella non aveva alcuna intenzione di aspettare che carburasse per bene, irruppe nella stanza aprendo la porta d'improvviso ed esclamò con la sua vocina squillante da ragazzina: «Buongiorno sorellona! Su, pigrona,» la incitava aprendo le tapparelle e facendo entrare del tutto la luce solare in quella stanza, «sorgi e risplendi, oggi è un giorno importante!»
Si tolse il cuscino da sotto la testa per metterselo in faccia, proteggendo gli occhi dall'improvvisa troppa luce. «Per te ogni maledetto giorno è importante, Ella.» Si lamentò bofonchiando.
![](https://img.wattpad.com/cover/322328078-288-k467991.jpg)
STAI LEGGENDO
La Resistenza dell'Ovest - La minaccia del Radelgard
Fantasi"Aprì gli occhi. La prima cosa che vide fu della pioggia che picchiettava sulle macerie intorno a lei. Si accorse che era sdraiata, con il ventre e il petto sul pavimento, schiacciata da altre macerie sopra di lei. Alzò la testa e tentò con estrema...