Le goccioline di pioggia gli picchiettavano sul muso, l'unica parte del viso rimasta fuori dal cappuccio del mantello. Gli colavano poi lentamente fino alla punta del naso. Sarebbe stato inutile scrollarsi di dosso l'acqua dal pelo, perché fino a che la pioggia, per quanto leggera fosse, in quel momento non terminava; il muso così come le braccia si sarebbero bagnati nuovamente. Almeno si poteva dire che era stato un bene che la sera prima non avesse piovuto, così quando partirono il terreno non era particolarmente fangoso e durante la notte aveva potuto dormire tranquillamente davanti al fuoco. Il che, dopo quella schermaglia con i nemur del giorno prima, non poté fargli altro che bene.
Quando quel nemur lo colpì alla schiena, non furono solo gli amici a crederlo morto, anche Sharkey pensò che fosse arrivata la sua ora. L'unica cosa che ricordò fu di essersi svegliato con i singhiozzi di Joly china su di lui che piangeva tenendosi le mani sul viso, in preda alla disperazione più totale. Quando si accorsero che stava bene gli altri esultarono, ma quel dannato lupo, che in quel momento camminava come sempre accanto al cavallo del suo padrone, gliene disse di tutti i colori accusandolo di aver fatto preoccupare il gruppo inutilmente. Un vero e proprio insensibile. Cosa poteva farci Sharkey se per il dolore della ferita e la paura di non rivedere più la luce del sole, aveva perso i sensi? Ma Ray era e sarebbe sempre stato così troppo cocciuto per capire.
I cavalli andavano quasi al trotto. Russel, che era in capo al gruppo, decise di aumentare la marcia dopo aver varcato il confine eridashano ed essere quindi entrati nella provincia di Pabo. Lui diceva che dovevano viaggiare veloci perché gli uomini di Sutram potevano essere in agguato in qualsiasi momento, ma il pimb lo sapeva bene che quella del ragazzo era solo smania di ritornare a casa e riabbracciare i suoi cari. Desiderio senza dubbio lecito. Anche Sharkey avrebbe reagito allo stesso modo. Dietro Russel, sullo stesso cavallo sedeva Conner, il quale aveva ceduto il suo a Melanie rimasta senza dopo che i nemur glielo abbatterono. Il pimb sedeva dietro Joly che a sua volta conduceva il cavallo a fianco di quello di Russel, ma leggermente più indietro. Alla loro sinistra, infine, c'era Melanie, che invece cavalcava sola.
Sharkey si guardava intorno. Dunque, era questo il Radelgard. Da che aveva memoria Sharkey non era mai uscito dai confini eridashani ma almeno quella zona di quella a lui straniera provincia di Pabo non sembrava poi tanto diversa dalle foreste eridashane vicino Bards Haven. Tuttavia, non era da molto che avevano varcato il confine, quindi era presumibile che la foresta tra Bards Haven e il confine nord-est dell'Eridash si protraesse chissà per quante tante altre miglia ancora nel Radelgard.
In lontananza, alla loro destra verso sud, si ergevano delle colline. Su una delle prime che videro si distingueva una torre in pietra diroccata. Russel spiegò loro che quella era una torre di vedetta degli antichi abitanti di quella regione e che esisteva prima ancora che il Radelgard diventasse un regno. Sharkey ne rimase affascinato, chiedendosi come fosse riuscita a rimanere in piedi una costruzione vecchia di almeno due ere. Invece del pimb, però, la domanda al ragazzo gliela porse Conner, ma Russel scherzosamente inarcò le sopracciglia spalancando gli occhi ed esclamando con un finto tono di mistero "magia..."
Tutto sommato non era solo Russel a comportarsi in modo strano quel giorno. E no, non si riferiva a Ray, il quale nonostante anche lui condividesse col padrone la gioia di ritornare a casa, era sempre il solito antipatico lupo parlante. Si riferiva agli altri tre componenti umani del gruppo: Joly, Melanie e Conner. Era da quella mattina che erano strani. Si scambiarono sguardi indecifrabili per tutto il tempo. Sharkey continuava a non capirne il motivo, ma era riuscito comunque ad osservarne le espressioni. Quando Conner guardava Melanie la sua bocca si allargava in un ampio sorriso e i suoi occhi si addolcivano. Cosa strana, notò Sharkey, poiché da quello che aveva capito il ragazzo non sopportava l'altezzosità della figlia del generale Swift. Quando invece poi Conner guardava Joly, usava alternativamente due espressioni: o la guardava con occhi ansiosi e con le labbra serrate, nervoso come se fosse in attesa di ricevere il responso di un esame accademico, oppure accennava appena un occhiolino, socchiudendo di poco le palpebre di un occhio e tirando su un angolo della bocca per accennare ad un sorriso. In tutta risposta Joly invece lo guardava sorridendo con le labbra appena dischiuse, divertita. E usava la stessa espressione quando si voltava verso Melanie. La figlia del generale Swift, dal canto suo, rispondeva agli sguardi di Joly con un'espressione simile a quella di Conner, ma più afflitta, per poi abbassare lo sguardo verso il proprio cavallo. Quando guardava Conner invece aveva degli occhietti vispi, inarcava le sopracciglia e gli faceva un sorrisino timido.
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La Resistenza dell'Ovest - La minaccia del Radelgard
Fantasy"Aprì gli occhi. La prima cosa che vide fu della pioggia che picchiettava sulle macerie intorno a lei. Si accorse che era sdraiata, con il ventre e il petto sul pavimento, schiacciata da altre macerie sopra di lei. Alzò la testa e tentò con estrema...