Capitolo 49 - Dorian

7 1 0
                                    

Non le lascio il tempo di prendere ossigeno.

La mia bocca è sulla sua e rimango spiazzato quando la mia intrusione improvvisa viene preceduta dalla sua, cadiamo entrambi sul suo sedile e mi appoggio al finestrino dietro di lei per non farci sbattere contro. Le infilo la lingua in gola senza indugio, perché ho scelto di vivere per lei. Mi godo ogni centimetro della sua bocca e lascio che lei faccia lo stesso, le afferro la lingua con i denti e la mordo leggermente e torno a baciarla.

I finestrini iniziano ad appannarsi sotto i nostri respiri affannosi, mi sento cadere tra le sue gambe che lei ha aperto per accogliermi. Mi ritrovo inevitabilmente a sfregare l'uccello tra le sue cosce.

Ci baciamo e basta.

Godiamo della vicinanza dell'altro strusciandoci a vicenda.

E ci baciamo.

Ancora e ancora.

Anche se non abbiamo più ossigeno nei polmoni.

Come se ci stessimo riprendendo tutti i baci che non ci siamo dati in questi anni. Si aggrappa con le gambe attorno alla mia vita che si lascia cadere su di lei, mi tengo con le mani senza staccare le bocca dalla sua. Sento che prova a sussurrarmi qualcosa mentre le mie labbra divorano le sue. La posizione è scomoda, in macchina c'è caldo, il cambio mi infilza un fianco, ma non potrei essere più felice di ora. Le tocco il seno da sopra la stoffa del maglione e con l'altra mano mi tengo, poi uso le ginocchia come appoggio e libero la mano per alzarle la vita verso di me. E sussurra ancora.

Mi stacco malvolentieri dalla sua bocca.

«Cosa?» le chiedo.

«Chi ti ha detto di Matt?»

«Jeremy.»

«Perché te l'ha detto solo ora?»

«Sapeva che avrei picchiato Matt a sangue.»

«Non ho mai capito perché lo abbia fatto dato che prima di quella sera non mi aveva mai nemmeno salutata.»

«Te l'ho detto perché, è colpa mia. Voleva colpire me.»

Il sorriso le muore sul viso, mentre il suo sguardo mi brucia e vedo racchiusi tutti gli anni passati ad osservarci senza fare niente, godendoci soltanto quel semplice gesto di curiosità.

Conosco a memoria quegli occhi e conosco quello sguardo. Le sorrido e la bacio di nuovo ma più cauto di prima. In questo bacio le faccio comprendere che non si libererà di me tanto facilmente.

Appoggio la fronte alla sua e chiudo gli occhi.

Il bosco ci contorna, l'unica cosa che sentiamo è il rumore del vento sugli alberi, la neve che cade dai rami cadendo al suolo, gli uccellini che cantano, il rumore dell'acqua che scorre.

I nostri respiri.

Le sue gambe mi si stringono in vita facendomi immergere tra di esse, sposto una mano sotto la sua schiena per farla aderire ancora di più a me, le nostre bocche che si sfiorano leggermente, i nostri occhi che faticano ad incontrarsi perché è troppo ovvio quello che vogliamo. Ma non voglio che succeda qui, in macchina.

Almeno non la prima volta.

Mi alzo con fatica tornando a mettermi seduto, mentre lei si mette a posto il maglione e i capelli spettinati. Mi guarda delusa. Ed io rischio.

«Ho la casa libera fino a stasera.»

Giochiamo a carte? Mangiamo? Ci baciamo? Scopiamo?

Probabilmente l'ultima ipotesi. Cazzo, sì. L'ultima ipotesi.

Niente Paura #1 | Survivor Series 🔥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora