Capitolo 32 - Raylai

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Per la prima volta il sacco mi sembra di gomma piuma.

Le nocche hanno smesso di farmi male da tempo, perché ormai si sono ben indurite.

Mio padre tiene il sacco con forza mentre colpisco, ma faccio finta che mio padre sia quel sacco. Sono arrabbiata con lui. Perchè?

Tutte quelle storie su quanto i giovani abbiano solo il motivo di portarmi a letto e poi si fa comprare da Dorian, così?

Sono più brava io che sogno di averlo addosso da quando ci siamo trasferiti qui, che lui. Mi fa piacere che vadano d'accordo, ma la complicità che si è creata in due giorni è incredibile. Perché non riesco a dare la stessa fiducia anch'io? Perché penso sempre che la vita mi tolga e voglia continuare a togliere? Come se darmi qualcosa di bello non mi sia di diritto. Ho paura di perderlo.

Tiro un pugno al sacco così forte che sento le nocche scrocchiare.

«Ehi, cucciola! Vacci piano o ti romperai le mani.»

«Meglio le mie mani che...»

La tua faccia.

Mio padre spalanca gli occhi come se lo avessi detto. «Cosa?»

«Niente, papà»

Mi ferma prendendomi i polsi e mi guarda. «Sei arrabbiata con me perché vado d'accordo con il tuo ragazzo? Di solito non dovrebbe essere l'incontrario?»

Non rispondo guardando a terra, la visuale mi si appanna perché le lacrime non mi lasciano tregua, l'abbraccio di mio padre è repentino. Mi stringe forte quasi fino a farmi scoppiare.

«Ho paura.»

«Di cosa?»

«Di non riuscire a conviverci.»

Il mio è un segreto che mi ha distrutto e continua a farlo. Nei momenti in cui devo fronteggiarlo di petto mi sento debole.

«Ma lo stai già facendo, te ne rendi conto?» continua baciandomi poi la fronte. «Sei stata coraggiosa, hai avuto la dignità di reagire. Ed ora devi essere forte.»

Forza. Dignità. Coraggio. Mi appartengono tutti.

«Dorian non ti farà mai del male.»

«E come fai a dirlo?»

Mi prende per le spalle e mi guarda negli occhi abbassandosi per farlo.

«Lo so perché gli spezzo le gambe.»

«Immagino che tu glielo abbia già detto.»

«Non così ma il concetto lo ha capito.»

Continuo a guardarlo e faccio un lungo sospiro.

«E c'è una cosa che voglio dire anche a te.» continua.

«Sentiamo!» lo prendo in giro.

«Mani. A. Posto. Chiaro?»

Alzo gli occhi al cielo e sorrido. «Chiaro!»

No. Non lo è, papà. Perché nonostante mi senta debole ma voglia comunque affrontare le mie paure di petto, pensare di avere le mani di un ragazzo addosso mi spaventa. Ma pensando a lui non accade. Mi spaventa perderlo. Da morire. E il pensiero diventa ancora più incombente quando la sera dopo la sua bocca non lascia la mia.

Mai. Nemmeno per respirare.

Sono incastrata tra il muro e il suo corpo, mi spinge leggermente e vado a sbattere con la schiena al muro.

Niente Paura #1 | Survivor Series 🔥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora