Capitolo 24 - Dorian

6 1 0
                                    

Le tengo la mano perché è una promessa. Me la tiro dietro andando verso la macchina, perché so che il preside mi sta cercando. Chiamerà mio padre e si incazzerà con me, ma ora mi interessa soltanto lei. Stiamo combattendo entrambi contro qualcosa, tanto vale farlo insieme. Per una volta non voglio sentirmi un peso per nessuno e avere qualcuno accanto che capisca veramente cosa significa soffrire quotidianamente mi aiuterà molto. Stare con lei mi guarirà.

Sento a malapena il bruciore delle botte incassate perché la strana energia che sento nel petto è più forte. Averla baciata di nuovo mi ha confermato quanto lei mi faccia bene e che ho bisogno di lei.

E poi, mi fa ridere. È buffa. Intelligente. Bella. Curiosa. Sensibile.

Non riesco a starle lontano, non più.

Appena arriviamo butto il borsone in macchina, appoggio la giacca in macchina mi tolgo la maglia, lasciando il mio petto alla vista dei suoi occhi che si spalancano e lei boccheggia. «Ma che...che fai?»

Il suo sguardo passa sul mio petto, su ogni tassello dei miei addominali fino alla vita. Vorrei togliermi i pantaloni, i boxer e mostrarle cosa mi provoca la sua presenza.

Mi lecco la ferita sul labbro e sorrido soddisfatto, amo farla arrossire. «Mi cambio, o vuoi che ti porti a casa conciato così?».

Incrocia le braccia al petto e risponde in silenzio con la testa un bel "no". Mi rivesto con una maglia pulita sotto il suo sguardo ed entriamo in macchina, le faccio spostare le ginocchia dolcemente per tirare fuori i cerotti dal cruscotto. Già, me li porto ovunque perché sono abituato a medicarmi da solo.

Il motivo per cui ho picchiato quel coglione di Josh è uno, lei.

È ovvio. Mia nonna diceva che la violenza va usata solo se strettamente necessario, oggi lo era.

Lei è importante e ho marcato il mio territorio. Lei è mia.

Sotto i suoi occhi intelligenti e curiosi sposto lo specchietto retrovisore per guardarmi e pulirmi il sangue secco.

Prendo i cerotti di sutura e unisco la pelle della ferita sullo zigomo. Mi pulisco anche il labbro, mi brucia perché un dente mi ha tagliato il labbro internamente. Quando mi volto verso di lei per mettere via il tutto nel cruscotto la scopro a fissarmi.

«Vedo che non avevi bisogno di me.»

Dannatamente ingenua, a volte.

Mi pare ovvio quello che le sto per dire. «Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno, invece.» Le appoggio una mano sulla coscia dopo essere partito e la sua mano si posa sulla mia. Le mie dita si spostano su di essa nel palmo, accarezzandola con disegni circolari. La freddezza della sua pelle si scontra con il caldo bruciante della mia creando un attrito naturale.

«Quindi...ora?» mi chiede.

«Cosa?»

«Cosa succederà? Insomma, non ci sto capendo niente.»

Le sorrido fissando la strada, è colpa mia. Mi sono fritto il cervello e lo stesso ho fatto con lei. Sono stato un ipocrita. Questa volta non lo penso ma glielo dico. È una cazzo di promessa. «Stiamo insieme.»

«Guarda che non sei obbligato a fare niente, volevo solo aiutarti.»

Sta cercando di giustificarsi con me? Sul serio?

«Sta zitta.»

Spalanca gli occhi e boccheggia. «Come scusa?»

«Sta zitta.» le ripeto continuando ad accarezzarle la mano. «Quello che hai detto riguardo a voler provare di nuovo qualcosa mi ha spiazzato perché... è ciò che sento anch'io.»

Niente Paura #1 | Survivor Series 🔥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora