Capitolo 52 - Raylai

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«Scacco matto!» esclamo a mio padre che mi guarda da perdente. Sbuffa inferocito e studia la scacchiera. «Non è possibile!»

«Non avresti dovuto spostare la torre.»

«No, infatti.»

Prendiamo tutte le pedine e iniziamo a rimetterle al loro posto sulla scacchiera.

«Rivincita?» chiedo a mio padre.

«Ci sto, cucciola. Ma prima vado a farmi un po' di tè, ne vuoi?»

«Sì, grazie papà.»

Si alza facendomi l'occhiolino e mi volta le spalle per fare il tè e in quell'istante il suo telefono vibra sul tavolo. Intravedo il nome di Dorian. Perché mai dovrebbe mandargli dei messaggi? Per la mia sorpresa? A quest'ora? Sono le nove e mezza di sera.

Lui si volta verso il telefono e lo prende di fretta leggendo il messaggio. Sospira spostando lo sguardo verso di me, lo sto fissando. Sto pensando al motivo per il quale Dorian dovrebbe chiamarlo, ma non ne trovo nessuno.

«Diamine, un'emergenza in ospedale.» mi dice mettendosi il telefono in tasca. Mi sta mentendo.

La mamma al mio fianco gli sorride.

«Ok tesoro. Sta attento.»

Mi sta mentendo anche lei? O sono io che sto diventando pazza?

«Devo andare, cucciola.» mi dice. «Mi darai la rivincita domani.»

«Certo! È ovvio.» lo assecondo.

Il tempo di due minuti e lui è già in macchina, la sento uscire dal vialetto ed io mi alzo di scatto afferrando le chiavi della macchina e il cappotto.

«Dove vai?» mi chiede mamma.

«Da Selene. Non aspettarmi sveglia.»

Lei si alza e mi si para di fronte con un cappuccio in mano, me lo infila in testa.

«Fa freddo fuori!»

Le sorrido e me lo metto a posto in testa, lei mi fa spazio per lasciarmi andare. Mio padre è già andato avanti, spero di riuscire a recuperarlo. C'è solo una strada per andare verso la città e prendo quella, di mio padre non c'è traccia. Inizio ad osservare ogni macchina ferma nei parcheggi, alcuni mi suonano il clacson perché sto andando ai quaranta chilometri orari ed io li mando a quel paese. Poi freno di colpo alla vista della macchina di mio padre fermo in una tavola calda. La riconosco dalla targa.

Nascondo la macchina nel parcheggio a fianco e lo cerco all'interno. Per fortuna ci sono le vetrate grandi.

E lo vedo, con Dorian.

Sono seduti ad un tavolo che bevono caffè e chiacchierano, Dorian gli passa il telefono e lui osserva qualcosa, poi tornano a parlare.

Il viso di Dorian non è tranquillo, per niente. Non stanno parlando di farmi una sorpresa. Mi stanno nascondendo qualcosa.

Mi stanno mentendo da tempo e la fiducia in loro svanisce all'istante. Perché essa è debole tanto quanto un ramoscello e l'ho appena persa verso le due persone che amo di più al mondo.

Rimango ferma per tutto il tempo ad osservarli, peccato che non sappia leggere il labiale. Dopo mezz'ora li vedo uscire ed io mi abbasso per non farmi vedere e quando ripartono decido di mettere fine a questo teatrino e seguo Dorian.

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