Capitolo 61 - Dorian

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Non so per quanto tempo sono rimasto a terra inerme, ma quando apro gli occhi tutto attorno è distrutto, i mobili, i vetri dei quadri sparsi sul pavimento, le mani di Ryan mi tirano la maglia con insistenza.

Il tempo passa, sento il mio respiro affievolirsi e l'adrenalina allentare la presa sul mio corpo.

Sento dei passi che lentamente si fermano a poca distanza da me.

Riesco a trovare la forza di aprire gli occhi. E lo vedo.

«Amos?»

Il mio strizzacervelli è qui.

Cosa cazzo ci fa qui? L'ha chiamato mio padre prima di morire?

Appoggio le mani a terra per alzarmi ma una fitta arriva dalla spalla.

«Ah! Merda!»

Le braccia cedono facendomi cadere di nuovo faccia a terra.

«Sei ridotto male ragazzo.»

Faccio un grosso respiro e mi preparo a sopportare il dolore.

Mi alzo di nuovo sulle braccia.

«Non peggiorare la tua situazione. Stai fermo.» mi ordina.

Non gli do ascolto e impreco dal dolore mentre lo vedo fare un passo verso di me. «Hai la spalla fratturata.»

Mi alzo appoggiandomi al muro. «Cosa ci fai qui?»

Lo vedo aprire un cassetto. «Mi ha chiamato tuo padre.» e lo sbatte con forza aprendone un altro.

Sposto lo sguardo verso il suo cadavere. «Cosa gli è successo?»

«È morto.»

«Questo lo vedo. Ma come?»

Lui sorride di scherno sbattendo altri cassetti in cerca di qualcosa.

«Non mi sembri dispiaciuto.»

«Non lo sono.» ribatto sincero.

Alza le sopracciglia sorpreso .«Come può un figlio essere felice per la morte del padre?».

Chiudo gli occhi toccandomi la spalla, il dolore non mi sta dando pace. Sospiro tornando a guardarlo. «Non far finta di non sapere che razza di persona era.»

«Era un bravo padre.»

«Cosa?» chiedo sorpreso.

Si ferma e mi guarda. «Era un bravo padre.»

«Cazzate.»

Torna ad aprire ogni cassetto e sportello presente nella stanza.

«Non lo hai mai conosciuto sul serio.»

Scoppio a ridere in una fragorosa risata. «Mi stai prendendo per il culo?!»

Si ferma di cercare e posa tutta la sua attenzione su di me.

«Sono serissimo.»

Tolgo lo sguardo da lui per osservare il cadavere di mio padre.

«Ha tentato di uccidermi.» gli rivelo.

«Ti sbagli.»

Improvvisamente la rabbia allevia il dolore alla spalla.

Faccio un passo verso di lui. «Mi ha accoltellato.»

«Sbagli ancora...»

«Neghi l'evidenza.»

«E se l'evidenza non fosse reale?»

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