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Quella settimana era stata dura per Hana.

Lei e Toya si parlavano a malapena. Persino sul lavoro lui la ignorava, così giorno dopo giorno si era arresa.
Quello che era successo era successo, non aveva senso pensarci e non sarebbe sicuramente successo mai più.

Eppure ogni volta che incrociava il suo sguardo blu aveva voglia di avvicinarsi ed azzerare quella distanza.
Non pensava si sarebbe mai ridotta in quello stato per un uomo, non era da lei, eppure Toya aveva un potere immenso sulla sua mente e sul suo corpo.
In fondo era sempre stato così solo che se n'era accorta troppo tardi.

Distratta andò a sbattere qualcuno cadendo a terra e ribaltando tutto quello che aveva sul vassoio.
Alzò lo sguardo e vide Toya che la guardava scocciato perché gli aveva sporcato la camicia bianca.

"Guarda dove cammini." borbottò andando a prendere scopa e paletta.

Lei era ancora a terra con lo sguardo basso.

"Ei Hana, tutto bene?" le chiese un cliente che veniva li molto spesso.

Era un ragazzo più giovane di lei che la trattava sempre con un grande rispetto.
Le toccò la spalla e le sollevò il viso.

"Ma tu stai piangendo." notò il ragazzo.

Hana aveva gli occhi gonfi e pieni di lacrime.

Toya, che era arrivato con la scopa in mano, si era immobilizzato e la guardava pensieroso.

Lei ignorò il ragazzo asciugandosi velocemente le lacrime e con una scusa riuscí ad uscire a prendere una boccata d'aria.

Corse fino ad una panchina lì vicino e si sedette.

Si guardò con rabbia sullo schermo del cellulare.
Mai avrebbe pensato di scoppiare a piangere in quel modo, si sentiva umiliata.

"Hai smesso di frignare come una ragazzina?"

Toya la raggiunse con le mani cacciate nelle tasche.

Hana lo guardò sorpresa.

"Perché sei qui?"

Lui alzò le spalle e le offrì una sigaretta che accettò.

"Non é certo da te scoppiare a piangere in quel modo."

Fece un tiro di sigaretta evitando il suo sguardo e guardandosi intorno.

Il cielo stava tramontando e il sole era di un rosso acceso.
Era bellissimo.

"E a te cosa importa?" gli chiese con lo sguardo basso.

Toya continuò ad ammirare il cielo.

"Davvero, non lo so nemmeno io.."

Hana alzò lo sguardo notando nuovamente che quello di Toya era diverso, proprio come l'altra sera.

Si alzò in piedi e lo fronteggiò.

"Sono stanca di questa situazione." ammise.

Ormai erano lì, tanto valeva dirgli tutto quello che le passava per la mente.

"Quale situazione?" fece il finto tonto, ma sapeva che quella tecnica non avrebbe retto ancora molto.

"Tu e io che ci odiamo, che scopiamo da Dio, che ci odiamo di nuovo e che poi finiamo di nuovo a toccarci. E adesso non ci parliamo nemmeno. Non capisco, Toya non riesco a stare dietro ai tuoi sbalzi d'umore."

Allungò la mano e la appoggiò sulla sua guancia.
Lui la guardò sorpreso.

Era un gesto dolce, nessuno lo era mai stato con lui.

"Vale lo stesso per me. Non posso stare dietro ai tuoi sbalzi d'umore." ribatté non alzando la voce.

Forse era la prima volta che si parlavano senza gridarsi in faccia.

"Pensavo di detestarti da morire e una parte di me sicuramente ti detesta. Però l'altra parte ti desidera Toya."

L'aveva detto.
Hana aveva ammesso ad alta voce la verità che aveva rinnegato per anni.

Lui le spostò la mano e gliela prese tra le sue.

"E quale delle due parti sta vincendo?" le chiese giocando con le dita sul palmo della sua mano.

"Tu quale vorresti che vincesse?"

Si godette quel piccolo contatto tra loro che la stava rilassando.
Le sue dita erano dolci su di lei.

Scosse la testa facendo un sorriso.

"Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, Hana."

Il modo in cui pronunciò il suo nome le fece mordere il labbro.

"Comunque, io mi sono fatto un'idea.." sussurrò stringendole i fianchi.

"Ho bisogno di sentirti dire che anche per te é lo stesso." continuò Hana.

Aveva bisogno di risposte e se lui non voleva dargliele, se le sarebbe prese lo stesso.

Fece per baciarla ma lei lo bloccò tappandogli la bocca con la mano.

"No. Voglio sentirtelo dire. Un bacio non mi basta più."

Toya le leccò il palmo e lei lo ritirò arrossendo.
Non si arrese però e lo guardò con quei occhi verdi che ora bruciavano per lui.

Toya era un bastardo fortunato.

Quella bellissima ragazza che conosceva da una vita e sui cui aveva sempre fantasticato, era lì tra le sue braccia che lo guardava con un'espressione che non avrebbe mai dimenticato.
E ora le stava chiedendo di essere sincero per la prima volta.

"Non ti ho mai detestata. In tutti questi anni non c'è stato un solo giorno in cui ti ho detestata per davvero." confessò tornando a guardare il sole rosso.

Ormai era quasi tramontato.

Hana gli prese il mento con le mani riportando l'attenzione su di lei.

"E perché? Perché sei sempre stato così cattivo con me?"

Non si aspettava quella confessione, ma ultimamente la sua vita era stata completamente capovolta, non avrebbe più dovuto stupirsi di nulla.

"Perché sono un bugiardo." rispose semplicemente.

A volte la risposta più ovvia era anche la più semplice.

"E un coglione." aggiunse Hana che però stava finalmente sorridendo sinceramente.

Lui ricambiò il sorriso.

"Sicuramente lo sono, ma questo lo sai già." le tenne testa avvicinandosi al suo viso.

"Allora parto avantaggiata."

Mollò la presa dal suo mento e gli legò le braccia al collo.

"Non ne hai bisogno. Tu hai già vinto." disse prima di baciarla stringendola a sé.

Si baciarono a lungo in piedi vicino a quella panchina, finché il sole non sparí dietro le nuvole lasciando il posto alla notte.

Presto sarebbe iniziato un nuovo giorno e sarebbe stato tutto diverso.

𝘔𝘏𝘈 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora