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Shoto Todoroki aveva fatto il suo ingresso circa cinque minuti prima in un elegantissimo e costosissimo smoking bianco che sembrava evidenziare ancora di più la sua altezza. Ai piedi indossava dei mocassini altrettanto costosi. Non che gli importasse molto del costo del suo outfit, però suo padre lo aveva obbligato a metterli e non aveva potuto rifiutare. I capelli bicolore erano pettinati all'indietro, tranne due ciocche ribelli, una rossa e una bianca, che gli ricadevano sul viso angelico.

La bruciatura rossastra sul viso sembrava quasi scottare ancora per tutte le fotocamere che gli stavano addosso e gli facevano mille scatti. I giornalisti non l'avevano mollato un secondo da quando era entrato, e la sua pazienza si stava esaurendo, ma sapeva che a quegli eventi bisognava semplicemente stare al loro gioco.

Buon viso a cattivo gioco, Shoto.

"Shoto, Shoto da questa parte!"

Si girò serio facendosi fotografare nuovamente da quella giornalista bionda che sembrava più invadente degli altri.

"Posso farti qualche domanda?" gli chiese avvicinandosi, invadendo il suo spazio personale.

"Certo."

Stava facendo molta fatica a non indietreggiare.

"Shoto a soli ventidue anni sta per aprire la sua agenzia, come si sente a riguardo?" partì subito all'attacco.

"Beh, sicuramente molto agitato, ma felice allo stesso tempo. É un passo che sento sia arrivato il momento di compiere."

"Wow! E non si sente intimorito dalla figura importante di suo padre Endevor?"

Shoto si irrigidì leggermente stringendo il pugno.

"Certo che no. Mio padre é Endevor e io sono Shoto, siamo due persone distinte e due eroi diversi. Non mi sento né intimorito né in competizione con mio padre." rispose probabilmente troppo duramente, ma lei non se ne accorse nemmeno e continuava ad annuire freneticamente come una pazza.

"E mi dica, suo padre.." continuò.

Shoto sbuffò.

"Se le interessa così tanto mio padre perché non intervista lui? Con permesso." disse allontanandosi dalla giornalista che era rimasta di sasso e cercò di richiamarlo.

Sbuffò nuovamente e poi schivò vari giornalisti che cercarono di fermarlo.

Con una scusa liquidò tutti e si diresse verso un enorme terrazzo, che sembrava deserto.

Una volta varcato vide solamente una ragazza di schiena con un vestito rosso fuoco affacciata alla ringhiera. Sperò con tutto sé stesso che non fosse una giornalista, già non ne poteva più.

Sospirò e si allentò la cravatta che sembrava lo stesse stringendo più di quello che stava realmente facendo.

"Anche tu sei venuto a prendere un po' d'aria?" parlò la ragazza con il vestito rosso, però non girandosi nella sua direzione.

Shoto si guardò intorno per vedere se era entrato qualcun altro, ma c'erano ancora solo loro due quindi sicuramente stava parlando con lui.

Fece qualche passo avanti verso la sconosciuta.

"Già. E tu?"

Lei finalmente si girò sorridendogli.

"Puoi giurarci. Lì dentro stavo soffocando." gli rispose quasi sbuffando.

Shoto rimase colpito dai suoi lineamenti. Sicuramente non era giapponese, lo si capiva subito.

Aveva lunghi capelli rosso scuro, la pelle era olivastra e gli occhi erano di un azzurro intenso, grandi, davvero molto grandi.

Il fisico formoso era fasciato in quel abitino rosso fuoco, ed era piuttosto alta per essere una donna, quasi come lui.

Allungò una mano verso di lui e sorrise a trentadue denti.

"Smiling Hero in arte, Lily Drake in abiti civili."

Non aveva mai sentito quel nome.

"Shoto Todoroki, in arte Shoto."

Si strinsero le mani.

"Stai pensando se hai mai sentito il mio nome, vero? Sono americana quindi probabilmente non mi conosci. Mi hanno invitata qui e ho preso la palla al balzo per allontanarmi da casa." spiegò sempre con quel sorriso limpido e gesticolando molto.

"Scappi da qualcosa?" chiese diretto e stranamente incuriosito da quella sconosciuta.

Aveva avuto quell'impressione guardandola negli occhi mentre parlava.

Le si fermò il respiro solamente per un'attimo. Nessuno se ne sarebbe accorto, ma Shoto era un attento osservatore.

Lei alzò le spalle e poi gli fece un sorrisetto

"Chissà, magari volevo semplicemente cambiare aria."

Si fissarono intensamente senza dire nulla per un po'.

Shoto aveva capito subito che gli aveva mentito, ma non disse nulla. Ognuno aveva le sue motivazioni per agire in determinati modi e lui lo sapeva meglio di chiunque altro.

La porta venne spalancata da una decina di giornalisti, interrompendo il loro contatto visivo, che corsero verso di loro alla ricerca di scoop.

"Oh mio dio, la figlia del famoso Hero americano e il figlio di uno dei più famosi eroi giapponesi stanno parlando!"

"Non possiamo perderci questa intervista doppia!"

Smiling Hero si spalmò la mano sul viso.

"Merda, mi hanno trovata. Ma non ne hanno abbastanza? Mi hanno intervistato per più di un'ora con domande scomode, solamente mezz'ora fa." si lamentò piegando la testa.

Shoto stava ancora pensando all'assurda coincidenza.

Anche lei come lui era figlia di un famoso Hero.

E se stesse scappando proprio dal peso della propria famiglia?

La curiosità ora lo stava mangiando vivo.

La ragazza osservò l'uomo accanto a lei che sembrava un pezzo di legno da quanto era immobile.

Certo, un gran pezzo di legno.

Era uno degli uomini più belli che avesse mai visto, ed era nata e cresciuta in America, dove i modelli ti passavano accanto e si concedevano a te per notti di fuoco indimenticabili.

"Shoto! Smiling Hero! Di cosa stavate parlando? Siete entrati in intimità?"

Shoto fece un'espressione confusa.

"In intimità?"

Lily sorrise e gli afferrò il polso.

"Andiamo, non serve che pensi ad una risposta da dare a questi ficcanaso."

Lo strinse più forte sorprendendo il ragazzo che sembrava essersi accorto solo in quel momento che Lily lo stava tenendo, e poi vennero avvolti in una sfera rossa che scivolò giù dal terrazzo delicatamente.

Distintamente si sentivano le urla dei giornalisti, ma entrambi le ignorarono.

"Che cos'è?" chiese curioso Shoto guardando quella stranissima sfera rossa come i capelli della Hero.

Lei gli mostrò il dito indice che presentava una minuscola bollicina di sangue.

"Manipolazione del sangue. Tramite le mie ferite posso manipolare il mio sangue a piacimento, creando quasi qualsiasi cosa."

"Che quirk affascinante." commentò sinceramente sorpreso continuando a guardarsi intorno.

Lei gli strizzò l'occhio e poi infranse la sfera, facendoli trovare esattamente all'ingresso del portone dal quale erano entrati.

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𝘔𝘏𝘈 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora