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𝐘𝐎𝐔𝐑 𝐓𝐑𝐔𝐄 𝐒𝐄𝐋𝐅


Kira picchiettò il piede sul terreno, un po' infastidita.

Era seduta sul gradino dell'appartamento di una sua amica aspettando che rientrasse dallo stage che stava svolgendo, e non faceva altro che pensare alla giornata stressante che aveva avuto.

Mei, le aveva riempito la testa con nozioni meccaniche di cui non capiva assolutamente nulla, mentre sua nonna l'aveva rimproverata più del solito.

Sapeva di essere nel torto e questo la faceva arrabbiare ancora di più.

Quel giorno era agitata per la verifica e il suo quirk aveva deciso di non manifestarsi. Nemmeno un minimo di calore, nulla di nulla, non era riuscita a curare nemmeno una minuscola ferita sul dito.

"Maledizione.." sussurrò sbattendo ancora il piede.

La giornata almeno era migliorata verso la fine delle lezioni quando aveva incontrato Shoto nel corridoio e si erano fermati a parlare.

Parlavano molto spesso da quando si erano conosciuti e ora si potevano definire amici.

Essendo tutti e due introversi aveva paura che non avrebbero mai legato, invece era successo il contrario. Gli piaceva parlare fitto fitto di qualsiasi cosa gli passasse per la testa. Kira poi adorava Shoto e quando lo vedeva si illuminava, infatti i suoi compagni di classe la prendevano costantemente in giro in modo scherzoso.

Saori stava facendo ritorno a casa, si massaggiò una spalla, pensierosa. Notò Kira seduta sul gradino del suo appartamento e le andò incontro con l'accenno di un sorriso.

"Ma guarda che gattino randagio ho trovato sulla porta di casa" disse, chinandosi per guardarla meglio in viso, reggendosi con le dita la visiera del cappello. "Un gattino un po' arrabbiato... hai avuto una giornataccia?" le domandò curiosa.

Kira si alzò, passandosi le mani sul retro dei pantaloni scuri per togliere via la polvere. Saori l'abbracciò entusiasta. Aveva poche persone nella sua vita, ma quelle che faceva entrare alla fine lo facevano in modo totalizzante. Erano anche le poche persone che conoscevano quel lato leggero di lei e anche più affettuoso.

"Mollami Saori. Tu non mi abbracci, mi stritoli!" si lamentò scherzosamente ricambiando però l'abbraccio.

Saori la ignorò scompigliandole anche i capelli.

Kira sorrise alzando gli occhi al cielo.

"Pensi di farmi entrare o vuoi restare qui tutta la sera?" le chiese ironica.

L'altra rise e cercò le chiavi di casa nella borsa, poi aprì ed entrò per prima.

L'appartamento in cui Saori viveva da sola era un monolocale che sembrava contenere tutto il necessario. Appena si entrava, sulla parete di fronte, c'era la piccola ma funzionale cucina, composta da un frigorifero basso, un piano cottura, un lavello in cui lavava anche i panni a mano; e sopra erano fissati due stipetti per i piatti, i bicchieri e il portaposate. Proprio al lato della porta, contro il muro, era sistemato un letto. Al centro della stanza c'era un kotatsu di seconda mano, ovvero una tavola bassa con una coperta elettrica sotto, che le permetteva di riscaldarsi le gambe in inverno. Vicino la finestra, su una barra di ferro erano appese diverse grucce con i vestiti di Saori, che restavano in vista. Infine, in un mobiletto basso con i cassetti, riponeva la biancheria o altre cianfrusaglie. Una porta a scomparsa dava l'accesso su un piccolo disimpegno e poi sul bagno, con i sanitari e la doccia. Solitamente, per lavare i suoi vestiti, la ragazza aspettava di accumularne un po' e si recava in una lavanderia a gettoni nelle vicinanze.

𝘔𝘏𝘈 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora