XXIII

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Si stavano sfidando con gli occhi: la ragazza sembrava aver finalmente ceduto, ma Remus sapeva benissimo che non gliel'avrebbe resa così facile. 

"Dillo" le ordinò.

Voleva che lei lo ammettesse, aveva bisogno di sentirglielo dire.

Mimi mosse la testa da un lato all'altro sorridendogli furba, negandogli quella soddisfazione.
Merlino, lo faceva incazzare ed eccitare allo stesso tempo.

"Giusto, conserva la voce, tra non molto ti servirà... preferisco sentirtelo urlare" le sussurrò a fior di labbra, prima di fiondarsi in un bacio focoso che le strappò un mugolio sorpreso.

Mentre la lingua di Remus danzava in quella bocca che tanto gli era mancata, le sue mani vagarono dappertutto, incapaci di stare ferme.
Strinse il suo seno attraverso la camicia, per poi strapparla subito dopo facendo saltare via tutti i bottoni.

Stava morendo di fame, se avesse potuto l'avrebbe mangiata.

Sfogò quella frenesia lasciando baci bagnati fino ai suoi capezzoli, che succhiò voracemente senza smettere di guardarla negli occhi: non voleva perdersi nemmeno una singola espressione del suo viso.
L'aveva già spogliata dalla vita in sù, lasciandole addosso solo la cravatta della divisa. Era uno spettacolo.

Tornò sulla sua bocca e infilò le mani sotto alla sua gonna: una la portò sul suo sedere, strizzandolo tra le dita, mentre con l'altra prese a stimolare il suo piacere bollente. Poteva sentire quanto fosse bagnata dal tessuto delle sue mutandine e questo bastò per decidere di sfilargli velocemente anche tutta la parte inferiore dei suoi vestiti.

Si separò da lei per qualche secondo, malgrado le sue proteste, solo per osservarla per intero: completamente nuda su quel bancone solo per lui, che era invece ancora del tutto vestito.
Anche Mimi sembrò rendersene conto, imbarazzandosi per il modo in cui l'aveva lasciata in attesa solo per ammirarla.

"Non vergognarti bambina, sei bellissima" disse Remus iniziando a sbottonarsi da solo la camicia.

Le sue guance avvamparono: non era sicuro se a causa di un dettaglio in particolare, o per tutta quella situazione. In ogni caso non si sarebbe lamentato affatto.

"É una punizione?" domandò la ragazza.

"Tutt'altro" si limitò a risponderle, ma ciò che fece dopo bastò a chiarire ogni dubbio.

Dalla sua posizione infatti Remus si avvicinò nuovamente, ma anziché tornare a baciarla, si inginocchiò tra le sue gambe.

Mimi sgranò gli occhi e trattenne il respiro quando con presa salda gliele spalancò per morderle l'interno coscia, raggiungendo lentamente il suo obiettivo, tracciandole sulla pelle una scia incandescente con la lingua.

Inarcò la schiena non appena cominciò a stuzzicare il suo punto più sensibile: torturò il suo clitoride senza tregua, aiutandosi poi anche con le dita.

La stimolava a tempo dentro e fuori, facendola a malapena respirare. I suoi gemiti divennero sempre più forti mentre tutto il suo corpo si tendeva a causa sua.

Ogni volta che istintivamente chiudeva le gambe Remus gliele manteneva aperte con forza, senza permetterle di contenere le ondate di quell'orgasmo che alla fine la scosse fino a farla urlare.
Musica per le sue orecchie...

...e una visione per i suoi occhi.
La fissò intensamente risalendo più sù, verso il suo viso stravolto, soffermandosi però sulla cicatrice più evidente di tutte le altre: posò un bacio proprio nel punto in cui da piccola venne morsa e maledetta per sempre, accarezzandole con i pollici le costole.

Cercò di comunicarle senza parlare quanto la venerasse, quanto adorasse ogni minima parte di lei, compreso tutto ciò che l'aveva resa l'essere perfetto che era.

Quel gesto la fece sorridere appena: lo tirò a sé avvolgendogli le braccia intorno al collo e baciandolo a perdifiato.

Quando Mimi si accorse che la mano di Remus era tornata tra le sue gambe era già troppo tardi. Le sue dita entrarono dentro di lei velocemente e, altrettanto veloci, la portarono nuovamente al limite, più di una volta.

Sopraffatta da tutto quel piacere afferrò il braccio con cui Remus la stava masturbando per tentare di fermarlo.

"Ti prego... ah!" riuscì a balbettare.

La guardava tremare a causa sua, senza nemmeno darle la possibilità di baciarlo per distrarsi.

"Dillo..." ripeté allora lui.

"Sono tua... sono solo tua! Alfa perfavore, perfavore... così mi uccidi"

"Cazzo" con quell'imprecazione la prese in braccio e si spostò nel prato lì accanto, facendola stendere a terra.

Si stava trattenendo da così tanto tempo, erano trascorsi mesi dall'ultima volta che erano stati insieme e ora non ce la faceva più.

Spingersi dentro di lei lo mandò dritto in Paradiso: gemette ad alta voce e strinse i suoi fianchi tra le dita per non venire istantaneamente.

Iniziò a penetrarla sfogando tutto il suo desiderio represso, facendole sentire fino in fondo la sua lunghezza.
Si chinò verso di lei per averla ancora più vicino, palpando e lasciando vari segni rossi sul suo seno sodo.

Mimi ansimava per lui in modo squisito e lo accompagnava in ogni spinta, muovendosi contro il suo bacino per averne ancora.

Gli graffiò la schiena all'ennesimo orgasmo, facendogli perdere la testa.

"Sei così bagnata... mi fai impazzire... voltati, voglio sentirti di più..."

La fece girare a pancia in giù per arrivare ancora più in profondità: la sua erezione scivolava avanti e indietro facilmente mentre si reggeva sui gomiti e respirava a pieni polmoni il suo profumo, ma in quella posizione fu impossibile evitare di lasciarsi sopraffare dall'eccitazione.

Dovette afferrare con le mani alcuni ciuffi d'erba nel momento in cui venne finalmente dentro di lei, ringhiò e le morse una spalla in preda ad un piacere così intenso da fargli dimenticare anche dove si trovasse.

Rimasero per molto tempo abbracciati su quel prato, in mezzo alla foresta, dimenticandosi del resto del mondo: esistevano solo loro in quel momento, finalmente insieme, finalmente in pace.

"Avevi ragione... nessun altro é come te" confessò Mimi avvinghiata a lui, con il viso immerso nell'incavo del suo collo per godersi il suo odore.

"L'ho sempre saputo... tu per me sei sempre stata l'unica, niente e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea" spiegò allora Remus, accarezzandole la schiena.

"Sono stata una stupida... non ti lascerò più andare, te lo prometto" disse dandogli un bacio  sulla guancia "Però forse ora dovremmo tornare ai nostri dormitori"

"Non sei una stupida... sei solo tremendamente cocciuta" rispose lui "Comunque no, ancora cinque minuti"

Mimi lo guardò divertita: "L'hai già detto cinque minuti fa"

Inutile dire che non protestò quando quei cinque minuti divennero un'ora, poi due, e infine la notte intera.

Palam et clam - Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora