XI

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Nei giorni successivi Remus iniziò a sentirsi sempre più elettrizzato: non sapeva ancora se fosse dovuto ancora agli effetti collaterali delle sue ultime lune piene, oppure alle sempre più frequenti chiacchierate con Mimi.

Avevano infatti preso l'abitudine di scambiarsi brevi saluti incrociandosi nei corridoi o nei giardini della scuola, accompagnati spesso da commenti ironici e battutine.

La nuova confidenza della ragazza, che Merlino solo sapeva com'era possibile avesse ottenuto, gli stampava ogni volta un sorriso sulla faccia per tutto il resto della giornata.

I suoi amici, inizialmente straniti, si adattarono presto a quello strano evolversi della situazione nell'unico modo che conoscevano: sfottendolo.

Quando poi erano davvero in forma, aggiungevano un tocco di "imitazioni" alle loro prese in giro.

"Oh Remus, quanto sei divertente" disse James con un esagerato tono femminile nel momento in cui Remus li raggiunse dopo essersi intrattenuto qualche minuto con la Serpeverde.

"Ah-ah, molto spiritosi, davvero. Non vi siete ancora stufati?" chiese agli amici che stavano sghignazzando allegramente.

"Per niente, ma é colpa tua. Dovresti vedere la tua faccia ogni volta che le parli" rispose Sirius "Sei proprio cotto a puntino"

"Concedicelo Moony, non ti avevamo mai visto così" aggiunse Peter.

Remus stava già sbuffando e alzando gli occhi al cielo quando Sirius continuò: "Anche lei non scherza comunque..."

"Cosa intendi?" domandò subito all'amico.

"Beh, si vede lontano un miglio che le interessi, solo un'idiota non se ne accorgerebbe"

Gli tornarono subito in mente le parole che Mimi gli aveva rivolto qualche giorno prima: che fosse davvero così?

"Non so ragazzi..." buttò lì pensieroso, camminando con le mani in tasca.

Fino all'anno prima non si erano mai nemmeno rivolti la parola, ora era successo tutto così all'improvviso che Remus a malapena riusciva a metabolizzarlo.
Poteva confermare di essere entrato ufficialmente nella sua cerchia di "conoscenze", magari le stava simpatico e aveva fatto colpo su di lei, ma nulla gli dava la certezza che potesse volere più di una semplice amicizia.

"Secondo me dovresti chiederle di uscire" le parole di James interruppero il suo rimuginare.

"Non scherzare, riesco appena a salutarla senza far la figura dell'imbecille" rispose lui.

Voleva davvero rischiare di mandare tutto all'aria proprio ora che si stava godendo una piccola vittoria dopo tutti quegli anni?

James sembrò leggergli nel pensiero quando concluse solenne:

"Se non rischi non lo saprai mai amico".


La sua occasione arrivò il venerdì seguente: si era come al solito attardato in Biblioteca, troppo perso nella pace di quell'angolo nascosto tra gli scaffali che gli garantiva anche una vista perfetta del Lago Nero.

Si alzò controvoglia, motivato solo dalla sua pancia che gorgogliava per la fame, riordinò le sue cose e si diresse verso l'uscita.

Guardandosi intorno notò che tutti gli studenti se n'erano già andati, o almeno così poteva sembrare all'apparenza: la sua attenzione venne infatti attirata dal suono di qualcuno che sbuffava.

Si affacciò tra due librerie per capire da chi provenisse e fu sorpreso di vedere proprio Mimi seduta ad una scrivania.

"Tutto bene?" decise di chiederle sottovoce, temendo di disturbarla.

Palam et clam - Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora