XIII

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Una Regina.

Quello fu il primo pensiero di Remus: Mimi si trovava in cima alle scale, con accanto i suoi amici, ma tutta la sua attenzione era unicamente per quella ragazza che solo con il suo arrivo sembrava aver illuminato la sala.

I capelli la avvolgevano in lunghe onde come un mantello, indossava un abitino scuro che fece seccare la gola di Remus istantaneamente e il suo viso era truccato per la sera, gli occhi magnetici messi in risalto con dell'ombretto nero.

Occhi che, in quel momento, erano puntati su di lui.

Il suo sorriso stava svanendo per lo shock e aveva smesso anche di ballare, completamente rapito dalla sua presenza.

Lo sguardo di lei non lo abbandonò fino al momento in cui scese gli ultimi gradini della scalinata, dopodiché semplicemente, tornò ad ignorarlo.

Avrebbe tanto voluto riuscire a fare la stessa cosa e godersi la festa, ma Remus non ne fu in grado.

La osservò nel corso della serata mentre prendeva da bere e parlava con i suoi compagni, rideva e si divertiva.

Un paio di volte i suoi amici tentarono di richiamare la sua attenzione, ma alla fine furono tutti troppo occupati per notare qualcosa di strano: James, ormai ubriaco, stava sfidando chiunque a birra-pong, Peter era strafatto e Sirius si era appartato chissà dove con Pandora.

Due ragazze si avvicinarono a lui mentre si stava versando un altro bicchiere:

"Ciao... sei da solo?" chiese la prima.

"Perché non ti siedi con noi?" aggiunse la seconda, allungando una mano per accarezzargli il braccio.

Remus lanciò un'occhiata alla pista, dove Mimi aveva iniziato a ballare.

"Vi ringrazio ma... sto bene così" rispose ormai distratto, allontanandosi.

Raggiunse una zona con diverse poltrone e si sedette per fumarsi una sigaretta.

Mimi stava ballando con un paio di compagne, Evan e Barty accanto a loro che brindavano e cantavano a squarcia gola. Si allontanarono poco dopo verso il bar con le due ragazze, ma Mimi non li seguì.

Avrebbe potuto avvicinarsi, sarebbe stato il momento perfetto, ma era come ipnotizzato dai suoi movimenti.

Il vestito che indossava lasciava ben poco all'immaginazione, muoveva le braccia e i fianchi a tempo di musica in modo tremendamente allettante e i capelli le finivano davanti al viso quando scuoteva la testa ad occhi chiusi.

Mentre fumava, Remus cercò di mantenere la calma e rilassarsi.

Non sapeva se fosse a causa della luna o di quel maledetto vestito, ma forse avrebbe fatto meglio a fumarsi direttamente una canna: magari la botta avrebbe messo un freno alla voglia che aveva di strapparglielo di dosso.

Purtroppo la nicotina servì a ben poco quando nel suo campo visivo si inserì un'altra figura, l'ultima che avrebbe voluto vedere: Mulciber.

Il ragazzo si era avvicinato alle spalle di Mimi e ora stava ballando con lei.

Gli fece andare il sangue al cervello.

Lo vide sporgersi per dirle qualcosa all'orecchio.

Sentì le mani prudere dal nervoso.

Quelle di Mulciber invece sembrarono prudere dalla voglia di fare altro, perché le andò a posare proprio sui fianchi di Mimi per accompagnare i suoi movimenti.

Remus a quel punto vide nero, arrivando al limite. Come un automa spense la sigaretta nel posacenere e bevve in un sorso quello che rimaneva nel suo bicchiere, si alzò in piedi e si diresse verso la pista.

La musica era alta ma non se ne accorse nemmeno: l'unico suono che sentì fu invece il lamento di Mulciber nel momento in cui gli passò accanto dandogli una forte spallata.

"Ehi coglione, guarda dove vai!" urlò arrabbiato per quell'interruzione.

In un secondo Remus gli fu addosso: lo aggredì con pugno facendolo crollare per terra e continuò ad infierire sul ragazzo che, sopraffatto, riuscì a malapena a sfiorarlo.

Nel frattempo, una serie di pensieri che non era nemmeno sicuro fossero davvero suoi gli attraversarono la mente come flash:

Si sentiva così incazzato.
Era un cazzo di lupo mannaro e si faceva trattare come un cucciolo.
Era stufo di trattenersi, aveva bisogno di sfogarsi.
Sfogarsi sul coglione che aveva osato toccarla lo stava facendo sentire meglio.
Nessuno poteva toccarla.
Lei era sua.

Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma ad un certo punto qualcuno lo trascinò via.
Non era lucido mentre veniva condotto su per le scale, sempre più lontano dal rumore e dalle persone.

Tornò un po' in sé solamente quando venne spinto all'interno di una stanza e sentì la porta chiudersi alle sue spalle: mise a fuoco una camera con tre letti, decorata di verde e argento.

"Si può sapere cosa diavolo ti é preso?!"

Voltandosi si trovò davanti Mimi, che con sguardo infuocato attendeva una sua risposta.

"Ah, adesso mi parli?! Beh, spiacente, ma non ti devo alcuna spiegazione" ribatté a tono, era incazzato anche con lei.

Forse la sorprese, ma lei non lo diede a vedere: "Invece me la devi eccome! Perché l'hai fatto? Lo stavi per ammazzare te ne rendi conto??" lo sgridò facendo un passo nella sua direzione per fronteggiarlo.

"Il tuo ragazzo é un coglione! OK??" sbottò Remus, abbassandosi alla sua altezza per urlarle quella frase a pochi centimetri dalla faccia.

Ma Mimi alzò ancora di più la voce, senza esitazione:

"LUI NON É IL MIO RAGAZZO!"

L'aria era ormai carica di tensione e ogni centimetro della pelle di Remus formicolava a causa di una strana elettricità.

Si fissarono in silenzio intensamente.

Nessuno dei due osò allontanarsi o distogliere lo sguardo dagli occhi dell'altro.

Era una sfida silenziosa, ma durò solo qualche attimo: gli occhi di Mimi scivolarono infatti, senza riuscire a trattenersi, sulle sue labbra.

Quello fu semplicemente troppo.

Scattò l'istante successivo, colmando la distanza che li divideva per appropriarsi finalmente della bocca di lei. Mosse la lingua per sentire il suo sapore dolce mentre la sentiva subito ricambiare con impeto.
Portò entrambe le mani ai lati del suo viso e la sentì gemere appena.

Quel suono gli fece perdere la testa.

Senza smettere di baciarla la spinse verso la porta e si spalmò letteralmente su di lei, schiacciandola tra il suo corpo e la superficie alle sue spalle.

Entrambi respiravano più velocemente, mossi da una frenesia che finalmente poteva essere sfogata: Mimi gli immerse le mani tra i capelli, mandandogli una scarica di brividi lungo la schiena, mentre Remus scese con le sue lungo i suoi fianchi e poi ancora più giù, stringendo il suo sedere fra le dita.

Era sicuro potesse sentire chiaramente la sua erezione attraverso i pantaloni, visto il modo in cui si stava strusciando su di lei.

Non riusciva a controllarsi, ma grazie al cielo anche la ragazza non sembrava essere intenzionata a fermarsi: la sentì accarezzargli la pelle del collo, infilandosi dentro alla maglietta, per poi graffiargli la schiena e mordergli le labbra.

Un ringhio gli risalì dalla gola a causa di una scarica di eccitazione, che peggiorò quando lei passò la lingua sul punto che aveva appena morsicato guardandolo intensamente.

Spinse un ginocchio tra le sue gambe per sentire di più, avere di più: era sul punto di impazzire.

"...ti voglio" le sussurrò a fior di labbra.

Palam et clam - Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora