XVI

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Era andato tutto bene. Forse.

Solo il fatto di aver aperto gli occhi gli fece tirare un sospiro di sollievo: non era morto, era già un grande traguardo.
Anzi, a dirla tutta si sentiva fin troppo bene.
Che strano, non sentiva dolore da nessuna parte, solo un lieve peso sul petto.
Corrucciò lo sguardo a causa delle prime luci dell'alba che sbucavano dalle fronde degli alberi sopra di lui.
Un momento... dove si trovava?

Fece per muoversi ma il peso che avvertiva glielo impedì, alzò la testa per capire cosa non andasse e si paralizzò.

Una serie di ricordi frammentati gli tornarono in mente bruscamente, come un fiume in piena:

Il lupo che correva nella foresta all'impazzata, fiutando finalmente l'odore di colei che stava cercando da mesi.

L'attimo in cui la vide.

Loro che cacciavano e giocavano insieme, inseguendosi e rotolandosi tra le foglie secche cadute dai rami.

Poi l'immagine della luna che tristemente spariva da cielo per lasciare spazio al giorno, la fine di quella nottata, il dolore acuto della trasformazione.

La lupa che tornava umana, le sue urla mentre tentava disperatamente di avvicinarsi ed aiutarla...

Fissò sconvolto la ragazza addormentata sul suo petto, le gambe avvinghiate con le sue.

La riconobbe all'istante: non era affatto una ragazza qualsiasi, lui la conosceva, fin troppo bene.

Porca puttana, era lei. Mimi era l'altro lupo.

Aveva passato tutto quel tempo a scervellarsi quando la soluzione era sempre stata lì, davanti ai suoi occhi.

Gli batteva il cuore all'impazzata e il suo respiro cominciò ad accelerare, forse stava avendo un attacco di panico.

Cos'avrebbe fatto?

Non fece in tempo a pensarci perché, probabilmente percependo la sua agitazione, dopo essersi mossa leggermente Mimi si svegliò.

Alzò appena la testa e si guardò intorno, senza rendersi conto che stava sostanzialmente abbracciando un'altra persona.
Sapeva fin troppo bene in che stato confusionale dovesse essere in quel momento, così rimase immobile, dandole il tempo di riprendersi.
In effetti, lui stesso non era sicuro di essersi ancora ripreso.

Quando finalmente la sua attenzione cadde sul corpo disteso sotto il suo, si voltò immediatamente e i suoi occhi smarriti sembrarono bucarlo da parte a parte.

Erano gialli, proprio come quelli di Remus.

Aveva sempre avuto un debole per gli occhi verdi di Mimi, ma per quelli, Merlino, pensò che avrebbe anche potuto uccidere.

Il suo sguardo iniziò a scattare da una parte all'altra mentre sicuramente cercava di ricordare come fosse finita lì.

"Cosa..." mormorò mentre si sollevava e la realizzazione si palesava sul suo volto

"Non é possibile, tu non.... no, no ti prego non é vero, non può essere vero..." si passò una mano sul viso, per poi spostarsi di fianco a lui e mettersi seduta, avvolgendosi le braccia intorno al corpo.

Remus si accorse in quell'istante di non essere sanguinante e devastato dalla trasformazione come al solito, tutte le ferite sembravano essere guarite da sole mentre dormiva. Tuttavia, le sue vecchie cicatrici erano in bella mostra, nessun trucco o incantesimo a coprirle, le detestava e lei ora le aveva viste...

Poi però dalla sua posizione notò quelle di Mimi, girata di schiena: una enorme le tagliava a metà la spina dorsale e si diramava in un'infinità più piccole verso il collo, le spalle e i fianchi. Doveva aver patito le pene dell'Inferno.

"Non avevo idea che fossi tu..." decise di dirle, allungando una mano per sfiorarle la spalla e cercare di tranquillizzarla, ma lei si scostò, come scottata: "Non toccarmi, cazzo!"

Balzò in piedi, mettendo più distanza possibile tra loro.
Remus rimase spiazzato da quella reazione, ma diede la colpa allo shock.

"Ehi... tranquilla, va tutto bene..." parlò piano, provando ad alzarsi e fare un passo nella sua direzione.

"No che non va bene! Niente va bene e non lo farà mai!" berciò agitata "Per una volta che io... cazzo!! Dovevo aspettarmelo... dovevo..."

Non gli piaceva quella situazione e quello che stava dicendo la ragazza, odiava il modo in cui lo stava respingendo. Si era allontanata da lui troppo velocemente... fino a poco prima si sentiva così bene, mentre ora stava iniziando a venirgli la nausea.

Era pieno inverno ma lui, anzi loro, non sentivano il freddo. A quanto pareva però, la vicinanza con un altro lupo poteva influenzarli, come anche l'opposto.

E Mimi lo stava abbandonando lì, dirigendosi chissà dove nella foresta.
Era ancora nel suo campo visivo quando si accasciò per terra per vomitare.

Malgrado il malessere generale che cominciava ad avvertire, non esitò un secondo a soccorrerla.

La raggiunse e le tolse i capelli dal viso, attendendo che stesse meglio. Poi la strinse a sé abbracciandola da dietro e la trattenne quando cercò di liberarsi dalla sua presa.

Sentirla così avversa al suo tocco fu come una pugnalata, ma per farla stare meglio, per fare stare meglio entrambi, la soluzione migliore sembrava essere quella.
Avrebbe sopportato quelle pugnalate, per il suo bene.

"Non doveva andare così, lasciami! Non doveva..." continuava a ripetere.

Erano entrambi troppo deboli, le gambe cedettero e si ritrovarono nuovamente seduti per terra.

Remus iniziò a cullarla, dondolandosi piano avanti e indietro, e alla fine lei scoppiò a piangere.

Rimasero così finché non furono abbastanza in forze per tornare indietro, ma una cosa era certa: tutto tra loro era ormai cambiato per sempre.

Palam et clam - Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora