XVI

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Il nervosismo era un enorme problema per la dolce Galadriel; quella mattina, difatti, il suo allenatore l'aveva chiamata più presto del solito, tra poco c'era la famosa corsa, ma non pensava che l'avrebbe voluta al maneggio alle cinque. 

Si preparò velocemente, mettendo dei pantaloni lunghi verdi scuro, i calzini -che le arrivavano fino alle ginocchia- sopra e, infine, una specie di camicetta bianca, con maniche lunghe.

Corse in cucina prendendo una mela rossa per pranzo, scrivendo poi, un bigliettino a Sirius di dove fosse in quel momento.

Dalla scarpiera prese i suoi stivali, lucidati l'altro giorno e i suoi stivaletti, ricolmi di paglia pungente. Indossò quest'ultimi, ignorando il fastidio che gli causava, per la sua pigrizia.

Raccolse la sua passaporta dal mobiletto alla destra dell'entrata di casa: un ciondolo di finto oro bianco con una frase in latino Incisa in una dei quattro "lati"

Audaces Fortuna iuvat

Lo premette per tre volte, socchiudendo gli occhi e, quando gli riaprí, un'immensa prateria, piena di fiori ed erbacce, la avvolse.
Percorse qualche metro, cercando di non distruggere la maestosità di quel che gli offriva Madre Natura, arrivando, senza problemi, davanti ad una struttura di legno di betulla -molto pregiata a quei tempi- 

Il maneggio dove la ospitavano era stato ristrutturato dopo la scorsa vincita, così da tirare più ragazzi o ragazze ad iscriversi.

Le lezioni per i principianti costavano dieci euro all'ora, molto basso rispetto ad altri ma Alexander, -anche soprannominato, Ale o Alex- istruttore e proprietario del maneggio, continuava a ritenere che fosse tutto una strategia di business, e così era.
Aveva fatto milioni e non solo con la fama della bionda. 

Il vento fresco le scombussolata non solo i capelli ma anche la mente, ricolma di pensieri che si intrecciavano fra loro creando una nuvola grigiastra, come quelle sparse nel cielo, azzurro, mischiato con del rosso dell'arancione dati i raggi luminosi del Sole, appena sorto.
Un cancello di ferro si spalancò alla vista di Galadriel.
Una tenue luce animava le stalle.

I campi vuoti, i paddock ancora puliti e il silenzio quieto, che diffondeva dei sensi di inquietudine abbastanza solidi da offuscare la mente, la accerchiarono come un caloroso abbraccio. 

"Ragazzina aiutami. Oggi avrai una giornata impegnativa" disse Alex sbucando dalla stanzina dove venivano rinchiuse le forche. 

"Tira fuori tutti i cavalli e mettili nei paddock;
fai girare i pony per le lezioni dei bambini;
cavalca White Eagle, devi allenarti; 
stessa cosa con Black Eagle; 
pulisci box
e quando arriva Martina, insieme a lei, sorveglia i bambini." continuò lui. 

Alexander era un uomo di mezza età. Fino da quando era bambino, la passione per l'equitazione, lo seguiva a braccetto.

Non era né alto né muscoloso, di certo superava a Galadriel; aveva gli occhi marroni, semplici, ma ogni volta che ti immergevi in essi, riuscivano a suscitarti dei sensi di magnitudine; ti facevano ricordare le montagne, in piena estate, senza un filo di neve; o le foreste, con alberi alti, come le Sequoie giganti.
Le sue mani erano ricolme di calli ruvidi, data la sua testardaggine a non mettere i guanti.
Capelli corti, biondi, con sfumature di castano chiaro, sempre lucidi e ben profumati, che emanavano una fragranza al cocco. 

Senza perdere tempo, La giovane ripose il suo zaino su una panca di legno, raccattando in ordine, le capezze rispettive di ogni destriero.

Per primo prese Black Eagle, fratello di White Eagle.

Erano il contrario… 

Il primo aveva un manto morello con una criniera corta, a differenza della coda, che veniva quasi sempre, ordinata in una treccia.

La ragazza di fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora