XIX

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Valigie, valigie e solo valigie.

Casa Black ormai era sotto sopra: Ginny ed Hermione stavano disperatamente cercando i propri pennelli di trucco, accusando tutte le persone all'interno dell'abitazione.

"Fred! George! Smettetela di giocare e venite a fare colazione" insistè su tutte le furie la signora Weasley

"Buongiorno" sussurrò Galadriel assonnata "Ecco qua la mia ragazza" di avvicinò Molly con un ampio sorriso, prendendole tra le mani il suo viso pallido

"Oggi è un grande giorno! Sei pronta ad andare ad Hogwarts?!" continuò lei sforzandosi di ignorare le marachelle dei suoi figli.

L'imbarazzo pervase la bionda lasciandola spiazzata; il silenzio calò nella sala da pranzo. Tutti gli occhi erano puntati sulla sua minuta figura con una faccia indecifrabile. Forse stava trattenendo le risate oppure era così imbarazzata da aver dimenticato come si parlasse. Un mugolio contorto uscì dalle sue labbra, secche per il freddo. L'autunno era alle porte e le corse che frequentava per allenamento, non la aiutavano affatto. 

Ogni minuto sentiva il sangue uscire da quelle fini crepe, ruvide; se le leccava senza curarsi con del burro cacao o con le numerose creme che Hermione stessa si era offerta di dargli.

Badare al suo corpo non era il suo primo pensiero, sinceramente non voleva nemmeno lontanamente trovare l'amore, difatti si riteneva una frana: nella sua testa mugolavano delle poche parole che la rendevano fragile «L'amore rende deboli»

Il problema è che bisogna finire quella frase e non sempre si riesce a capire il concetto

«...ma senza di questo non riusciamo ad andare avanti»

Un vecchio saggio un bel giorno d'aprile si sedette su una panca arrugginita, oramai in miseria. La sua vita era molto monotona: alle otto si svegliava, si concedeva dieci minuti per se stesso, lavando i denti, sistemarsi la barba bianca, pettinandola, come i capelli grigiastri che gli restavano. Poi si godeva il suo pasto giornaliero, delle belle salsicce arrosto con del buon latte di capra, munto il giorno prima. E infine, per concludere in bellezza, si recava in un parchetto, pieno di alberi dalle foglie rosastre; osservando quello che lui aveva perso. Ammirava le coppiette felici con le mani intrecciate l'una con l'altra, sorridendo come un bambino che scarta i suoi regali di Natale, ansioso di scoprire il suo nuovo e bellissimo giocattolo.

E non solo.

Guardava anche i litigi tra amici o amiche, familiari e addirittura anche quelli tra Padrone e cane. E così si rese conto che felicità e tristezza rendevano la vita di ogni essere umano diversa, vivace ed era questo che all'anziano mancava. 

Ma quel giorno non si mosse da quella posizione; era troppo tardi, troppo debole per continuare. Chiuse gli occhi sperando che, in una vita futura, non si sarebbe tirato indietro, lasciandosi trasportare da quello che gli avrebbe offerto la Terra anche se ci fossero stati crolli o perdite.

Qualcuno prima o poi l'avrebbe dovuta raccontare alla protagonista, ma sicuramente, la sua testa calda, avrebbe fatto tutt'altro.

"Sei pronta, Irene?" chiese Sirius abbracciandola per l'ultima volta. Lei annuì disgustata dall'affetto improvviso. Gli occhi grigiastri di Black ormai lucidi erano puntati solo sulla bionda. Non le ricordava solo James e Lily: Galadriel era un misto fra tutte le persone che gli stavano più a cuore al pluriomicida e non lo aveva notato solo lui. 

Un esempio era Marlene Mckinnon. Capelli biondi, quasi platino. Carattere forte ma sotto sotto debole come un quadro appeso. Resistente finché il chiodo lo tiene, altrimenti se cede per il minimo sforzi, cade, frantumandosi in piccoli pezzi, difficilissimi da ricomporre; pertanto per facilitare il lavoro, si cambia cornice: bianca, rossa, blu o argento? Non interessa. 

La ragazza di fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora