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PARTE DUE

"Basta! È l'ora di finirla!" disse tra sé e sé la bionda. 

Ignorando ciascuno dei partecipanti corse verso la nave di Durmstrang entrando nella sua piccola stanza.

Davanti a tutti gli studenti camminò sopra ad un filo bianco che collegava una torre ad una piccola struttura di a fianco. Sia gli allievi che i professori alzarono lo sguardo. Galadriel aveva in mano una grande chitarra elettrica, verde scuro e, senza perdere l'equilibrio, si avviava verso la parte centrale della corda. Tra i denti stringeva un plettro dello stesso colore dello strumento. 

Lentamente l'accordó.

Con la passione nel cuore e la creatività nella mente, iniziò a strimpellare le corde elettriche, creando una melodia che catturò soprattutto la tensione di una delle coppie degli sfidanti.
Appena la ragazza suonava sembrava che il mondo si fermava per un attimo. Lei era concentrata non solo sullo strumento che aveva tra le mani, ma anche a schivare le numerose frecce che Uliano le lanciava.

"Controllala! Io vado in cima alla torre. Risparmia le frecce per gli altri!" disse il suo compagno correndo verso la sua meta. 
La ragazza dopo ben un minuto finì e  riandò a riposizionare il suo magico strumento, all'entrata per poi ritornare dove era prima. 
Nel mentre di sotto, il pubblico applaudiva, sia per la sua melodia sia per il suo coraggio ed equilibrio. 

"Non hai più vie di uscita, Galadriel. Speravi di vincere… Eh?!" gli fece notare lui augurandogli la sua morte. Lei lo ignorò guardando il paesaggio attorno. In lontananza si potevano vedere le montagne ancora innevate, che sembravano toccare il cielo. La vista da quell'altezza era mozzafiato. I suoi pensieri, però, vennero interrotti dall'oscillazione della corda: Moksin era appena salito insieme a lei. La ragazza aspettò qualche secondo, lasciandolo avvicinare e, quando fu a pochi metri, la bionda si girò mostrando la schiena al pubblico. Chiuse gli occhi, precipitando verso terra. 
Dalla tasca tirò fuori il suo coltello lanciando e finendo sul cuore dell'arciere, pietrificato dal dolore che stava subendo. 
Lei atterrò inginocchiata davanti al corpo senza vita di Uliano. I suoi occhi erano rossi fuoco, pronti per fare una strage. Disarmó il suo compagno di Durmstrang, impugnando l'arco.

Il suo respiro era sospeso. 
Davanti a lei c'era la sua preda. La ragazza sapeva che doveva essere precisa e doveva centrare Moksin al primo colpo. 
Poi, all'improvviso scoccò la freccia, il cuore batteva impazzita. Un forte tonfo risuonò nel giardino di Hogwarts. Il corpo del ragazzo era disteso a stella sul prato con un foro nel cranio, da dove si potevano notare gran parte del suo cervello roseo. 

Erano finalmente passati quattro giorni, anzi cinque. Ormai erano le otto di sera. 
Il castello era vuoto. Tutti erano in Sala Grande per la cena. 
Galadriel osservata la mappa cercando di ignorare la fame e la sete. Ormai lei era diventata irriconoscibile: il sangue dei suoi compagni era cosparso sul suo corpo, i suoi vestiti erano macchiati di terra e fango, ed infine i suoi bellissimi capelli biondi avevano preso un colorito rosso come la faccia, segnata dai nemici.

"Ho sentito qualcosa di là! Andiamo" disse una voce alle spalle della quattordicenne. Lei incominciò a correre, l'unica via d'uscita era la porta dietro al tavolo dei professori. 

Aveva due possibilità: o farsi uccidere e perdere la sfida o rovinare la cena agli studenti vedendo lei uccidere i due ragazzi che le stavano alle calcagne.

Scelse la seconda, ovviamente, si avviò verso l'enorme sala spalancando le grandi porte. 
Le persone dentro quella stanza si girarono guardando cosa stesse succedendo. Corse verso i professori. Appena senti Apollon fare ingresso insieme a lei, si girò lanciando la sua spada. Lui si accasciò a terra macchiando il bellissimo pavimento.

La ragazza di fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora