XXII

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Dei continui sussurri ronzavano per la mente della giovane; le urla di un uomo strapparono le sue membra;

Sangue

Sangue

Sangue

Le sue mani gelide erano immobili sui suoi fianchi. Sentiva ogni osso del corpo, sgretolarsi in migliaia di pezzi, facendola urlare istintivamente ma niente di questo uscì dalle sue labbra secche.

Un mugolio contrariato portò alla realtà la sua attenzione, aprì il più possibile le proprie palpebre, osservando le pareti circostanti: i muri erano lontani, tuttavia, pian piano che continuava ad osservare, la sua mente percepiva un senso di movimento così forte da mancare il respiro. I suoi muscoli si estesero come una corda in fiamme.

Un tessuto morbido l'avvolgeva cercando di scardarla, ma il vento penetrava le fibre della coperta nera facendole provare dei brividi implacabili.

Cercò aiuto muovendosi, con scarsi risultati. Non sentiva il suo corpo, i rumori, nemmeno il suo pesante respiro.

Dell'intenso calore percosse Irene rendendola agitata, sentì la pelle bruciare con un odore arcigno.

Sangue

Sangue

Sangue

Delle ombre la arrotolavano. Sentì dei bisbigli. Una donna.

No.

Una bambina.

I capelli castani le ricadevano sulle spalle mostrando alla luce il suo viso senza imperfezioni; gli occhi marroni a mandorla con ciglia lunghe e folte. Le sue labbra sottili schernite da un tocco di lucidalabbra. La foresta intorno le racchiudeva, come il silenzio, oscurato dalla pioggia. Le gocce le si posizionavano sul corpo di quella ragazzina senza rovinarla. La sua bellezza era innata.

Galadriel impugnò una spada, pesante, dato il suo braccio esile. Le nocchie quasi bianche cercavano di reggerla in un pugno forzato. Gliela passò.

La bambina non esitò a prenderla, sorridendo compiaciuta da quanta forza riusciva a sollevare.

Fiamme

Fiamme

Fiamme

Il suo corpo era disteso sull'erba. Un ronzio fastidioso penetrò i suoi timpani.

Un fulmine l'aveva colpita.

Il fuoco si distendeva sulla prateria, placandosi dalla pioggia continua.

Questa volta l'urlo di disperazione si contorse fra le sue labbra. Le sue iridi azzurre osservavano di nuovo la stanza dove era imprigionata, senza aria, senza rumore.

Il suo viso tuttavia, riuscì a percepire delle mani callose di una figura scura come il corpo di quella bambina bruciata però, più alta e più robusta.

"Calmati, respira" la incitò l'uomo davanti a lei

"Ci sono delle fiamme, fa caldo. Brucio. Sto bruciando!" urlò lei dimenandosi da quel tocco "É morta. È MORTA! Per colpa mia..." sussurrò infine.

Piton la tenne ferma sulla poltrona iniziando ad asciugare le continue lacrime che ricadevano sul suo viso pallido. Con una mano tenne fermo i polsi della sua alunna così che non svenisse di nuovo. La tenne stretta al suo petto cercando di consolarla. Le sue mani vagavano sulla schiena di lei, esplorandola di nuovo in cerca delle cicatrici.

Lentamente il respiro dei due si sincronizzò, portando alla giovane, uno stato di pace e di tranquillità.

"Così, brava... resta ferma..." la rilassò il professore cullandola tra le sue braccia

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 10 ⏰

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