XIII

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I giorni trascorrevano lentamente. Le notti insonni degli studenti erano diventate frequenti, soprattutto quelle di Harry: la sua mente era ricolma di disgrazie, ti ricordi e di scoperte che mai poteva immaginare. 

Lui avere una sorella?

Non era un'idea molto facile da concepire.
Per tutti i suoi anni trascorsi vicino al suo amato preside non aveva usato raccontargli dell'altra creatura, che aveva portato alla luce sua madre. Per tutti quegli anni li avevano tenuto segreto una persona così tanto importante per lui e, non l'aveva abbandonata solo da bambina, ma anche l'altra sera, al cimitero; l'aveva lasciata a fianco ad un mago oscuro che temeva anche lui stesso e per salvarla non aveva fatto nulla. Pertanto adesso si trovava con un tubo trasparente nel naso e con un ago conficcato nella sua pelle candida.

Nessuno osava andare a far visita. Nessuno aveva il coraggio di rivedere la figlia di Lily e James Potter, a cui tanto assomigliava.
I suoi capelli erano biondi e lisci, il contrario di sua madre, ma gli occhi, color ghiaccio con sfumature verdi, la ricordavano estremamente.
Le mani sottili, la pelle morbida, le spalle larghe, il naso a punta e il mento allungato. 

La sua migliore amica Hermione, nel mentre, si era rinchiusa nella sua stanza, non parlava, non mangiava e beveva solo le lacrime salate che le rigavano quel viso stanco. Il suo cuore si era spezzato; era finita: la sua amica era morta e niente poteva farle tirare su quel muso lungo.

Le sue gambe tremavano per il freddo gelido della sala, ma lei non importava. Guardava un punto fisso fuori dalla finestra come se aspettasse una sua lettera come negli anni precedenti; una piccola busta con incise due semplici parole: arriverò presto.
Le bastava solo quello.

Il respiro era quasi sempre sospeso; le sue compagne di stanza la circondavano ogni volta che succedeva, rassicurandola e massaggiandole la sua schiena con dei tocchi leggeri, ma nessuno poteva superare quelli della dolce Galadriel.

Gli unici pensieri che le giravano per la testa erano puntati per la bionda, intrappolata al San Mungo, sfidando la morte.

Se lei avesse aiutato a Karkaroff forse sarebbe al suo fianco in questo momento, al contrario, era crollata tra le braccia di Harry, pietrificata, non riusciva a muovere un muscolo, la vista era fin troppo offuscata a causa del pianto isterico per dimenticare tutto il suo coraggio, la sua determinazione, le sue battute, i suoi insegnamenti, ma soprattutto come riusciva a tener corda al suo preside. 

"Come sta?" chiese Karkaroff entrando nella stanza bianca dove stava beatamente dormendo la sua alunna

"Dicono che non si risveglierà. Ha perso troppo sangue" gli rispose il noto Professor Piton che, sotto obbligo di Minerva, era dovuto andare a farle visita.
Igor sospirò innervosito colpendo la scrivania con la gamba destra.

"Ti devi calmare…" lo gridò Severus
"Non mi servono i tuoi sporchi consigli Piton. Te non puoi capire! La mia bambina. È come se l'avessi cresciuta io! Sognava molte cose per il suo futuro e per colpa mia non potrà realizzarli!" gli rispose il preside di Durmstrang infuriato con se stesso.
"Tra pochi giorni dovrò portare i miei alunni a Durmstrang e poi dovrò nascondermi! Grazie al cielo, ora sono qua e sarà l'ultima volta che la potrò osservare! Ho sempre tenuto a lei anche se non gliel'ho dimostrato…" continuò Igor gironzolando per la stanza; Piton lo guardava sconcertato e al dir poco irritato.
Sicuramente avrebbe voluto passare un intero pomeriggio a correggere test invece che fare da psicologo al suo ex amico Mangiamorte." Aspetta… E tu che ci fai qui? Non è che-" 

"No! Mi ha obbligato Minerva. Sarebbe venuta lei, ma deve sostenere gli studenti del G.U.F.O" lo fermò il pozionista sconcertato dai suoi pensieri perversi. 

I giorni rimanenti erano conclusi, Igor e gli altri studenti di Durmstrang dovevano ritornare in Norvegia. Il preside diede un bacio sulla mano a Galadriel, sperando che, come nelle fiabe, si fosse risvegliata da quel sonno interminabile.
Ma così non successe, se ne andò senza proferire parola, materializzandosi di nuovo nei confini di Hogwarts per poi rimontare sul suo veliero, facendosi trasportare dalla corrente delle acque del Mar del Nord. 

Piton si avvicinò alla bionda, prendendole la mano. Non riusciva a smettere di guardarla, assomigliava tanto a sua madre.
L'ospedale era silenzioso e sembrava che il tempo si fosse fermato. Nel mentre che la osservava, nella sua testa iniziarono a comparire vari ricordi: il loro primo incontro piccolo ma soprattutto quel caldo pomeriggio quando era entrata nel suo studio chiedendogli delle branchie. Era dolce e divertente, il suo sarcasmo lo sorprendeva parecchio.
Il pozionista si sentiva imponente, vuoti. 

Come aveva fatto quel mostra ridurla così!? 

Il San Mungo iniziava, finalmente, ad animarsi, mentre gli infermieri e i medici si preparavano per la giornata, portando fuori dalla sala i pazienti.
Il tempo trascorreva lentamente, sembrava che, ogni tanto piccola la mano della ragazza, le stringesse la sua piccola cercando il suo aiuto.

Improvvisamente, il monitor che segnava i suoi parametri vitali si attivó, indicando un'animalia. Piton si alza di scatto piccola preoccupato; l'infermiera arrivò controllando quello schermo bianco. 

"Cosa sta succedendo!?" urlò il professore in panico, spaventando la giovane infermiera. 

"La prego… non urli…" disse la piccola Galadriel aprendo lentamente le palpebre. 

"Potter!" affrettó a rispondergli Severus. 

"Signor Piton. Dovrebbe uscire. Devo fare dei controlli…" il pozionista alzò un angolo della bocca, uscendo dalla stanza con la sua solita camminata trionfale.

Durante l'attesa riuscì a scrivere ad Albus del risveglio della giovane; piegò la pergamena giallina, inserendola in una busta e, finendo, la lasciò nel becco di uno stupendo gufo marroncino con certe piume biancastre. 

"Sta bene?" chiese l'uomo oscuro, dopo ben dieci minuti instancabili, alla medimaga che stava pazientemente aiutando la bionda ad alzarsi da quello stupido letto a una piazza e mezza.

"È forte, se la caverà. Forse per un paio di settimane non riuscirà a reggersi con le gambe, per questo ho bisogno di qualcuno che la possa aiutare…"  informò l'infermiera nel mentre che ascoltava i battiti di Galadriel. "Per quanto?..." domandò irritato Piton

"Minimo due settimane." avvisó lei. "Ha, per caso, il numero dei suoi genitori o di qualche suo tutore?" 

"Non ha nessuno…" la informò Severus. La medimaga lo guardò avvilita nella speranza che qualcuno potesse aiutare la bionda.
"Signor Piton… Lei è l'unico qui presente. Sono obbligata ad affidarla a lei, Signore… Non può stare senza compagnia." 

"Daccordo…" fece lui distogliendo lo sguardo dalla medimaga, andando a cercare quello di Irene, vuoto, confuso, colmo di domande.

"Bene. Tra meno di tre giorni verrà dimessa.
Ogni settimana dovrà recarsi al San Mungo per dei controlli o, in caso di estrema necessità, verrò io o una delle mie colleghe, là da lei.
Per almeno sette giorni dovrà assimilare sono fluidi.
Dato il graffio sulla gamba, utilizzerà delle stampelle, non si dovrà sforzare altrimenti le cicatrici potrebbero riaprirsi.
Queste sono le pillole, due volte al giorno: mattina e sera, dopo i pasti." concluse lei, cercando di trattenere risate per l'espressione concentrata che era nota sul volto di Piton, e, mostrandogli delle pasticche verdi. 

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Buon sabato a tutti. Sono felice che vi sia piaciuta la mia storia. Questo è l'inizio di un nuovo anno per Galadriel!
Spero che vi piaccia anche questo capitolo. Buona giornata.

Irn

La ragazza di fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora