XIV

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"Entra!" disse il professore di pozioni indicando il suo ufficio alla bionda che a malapena si reggeva su quelle stampelle nere.
A testa bassa, senza proferire parola, fece come richiesto.
Dopo aver superato un enorme quadro, i due si trovarono in una grande sala cupa, illuminata da un fuoco fatuo del camino.
I divani che risiedevano davanti ad esso erano verde scuri di pelle lucida. Alla destra di Galadriel, delle scale, portavano al piano superiore diviso in sei parti: il secondo soggiorno, tre stanze e due bagni di marmo bianco.
Al contrario di quello che pensava la Potter, la cucina era minuscola; c'era spazio solo per uno che, con grande difficoltà poteva utilizzare il forno, il lavabo, il microonde e, ovviamente, il frigo. 

"Si sono sprecati con la cucina…" sogghigna Irene cercando di strappare un sorriso a Piton, ancora su tutte le furie.
Era riuscito a convincere Silente a lasciargli i suoi alloggi ad Hogwarts per non dormire nella vecchia e malcapitata casa di sua madre. Un giorno o l'altro l'avrebbe dovuto a sistemare… 

"Non la uso mai, di solito mangio in Sala Grande. Comunque resterai poco qui allora non ti abituare. Allo scadere dei giorni ti porterò dal tuo padrino" gli rispose se colui, togliendosi il proprio mantello. 

"Allora è vero… sono una Potter?..." le chiese lei cercando di non mostrare la sua tristezza a Piton
"Durante il coma ti hanno prelevato del sangue; combacia con quello di tuo fratello Potter. Adesso vatti a sedere devi prendere le tue pastiglie" lei fece come richiesto, lentamente si rilassó su quel divano verde, chiuse gli occhi cercando di regolare il suo battito; al contrario delle altre volte, lei non ci riuscì.

Per la testa le giravano solo le parole di Lord Voldemort; sentiva ancora le sue sporche mani sulla sua pelle, mentre la accarezzava dolcemente. I suoi occhi rossi la scrutavano, dalla testa ai piedi, terrorizzandola. 

"Svegliati Galadriel!" urló Piton in preda al panico. Le iridi della ragazza erano spalancate.
Osservò l'uomo davanti a lui con i suoi teneri ma spaventati occhi azzurri. Ignara si guardò attorno.
Il suo respiro era spezzato, le guance erano umide come se avesse appena pianto ma nessuna lacrima le aveva solcato il viso. 

"C-cosa è successo?" balbetto Irene aggrappandosi al tessuto del divano. 

"Strillavi…" confessò il pozionista 

"Niente. Non è successo niente" 

"Hai bisogno di riposo… Prendi queste e poi chiudi gli occhi" 
Senza pensarci due volte la mise tra le sue gambe facendola aderire sul suo petto.
Gli mise sulle labbra la prima pillola. Bevendo un po' di acqua riuscì ad ingoiarla e, in meno che non si dica, fece lo stesso con la seconda.
"Molto bene. Rilassati Potter, chiudi gli occhi" Piton iniziò ad accarezzare quei folti capelli biondi. Irene obbedì, si lasciò trasportare dalle attenzioni di Severus, tormentandosi tra il calore delle sue braccia. 

"Hermione, te la conosci. Deve essere tutto perfetto. Che cibo le piace? Andrà bene lo stufato?" chiese aiuto Sirius, più irrequieto del solito. 

"Non abbiamo mai parlato di queste cose" rispose la castana sedendosi al suo posto nella grande tavola riposta nella cucina di casa Black.

Dopo lunghi giorni di attesa, finalmente per il noto pluriomicida, Sirius, era arrivata l'ora di rivedere la giovane figlia di James e Lily Potter. 
Si ricordava ancora quando si risvegliò nella culla bianca del San Mungo, a fianco a suo fratello, avvolta in una copertina rossa, la sua preferita.

Uno scricchiolio della porta lo riportò alla realtà, la dolce fanciulla bionda era arrivata a casa.
Per primo fece ingresso Piton con la sua solita camminata trionfale, andando a posizionarsi a fianco a Minerva.

Per un attimo Black restó immobile a fissare Mocciosus, non vedendo Irene, ma durò pochi secondi: un picchiettio riportò la sua attenzione all'entrata della cucina.
Gli occhi di tutti erano puntati su quella bassa creatura con folti capelli biondi che cadevano come una cascata di luce, incorniciando un viso delicato e radioso.

La ragazza di fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora