Capitolo 1

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Sapete chi ha il controllo?
Chi ha potere, no?
E sapete chi ha potere?
Chi ha forza
E io di certo non sono forte...

La ragazza camminava per la sua strada, il vento soffiava dolcemente, scompigliandole quei due ciuffetti che svolazzavano leggiadri in aria: il sole era intenso e caldo come non lo era stato tutto il giorno.
Nella testa di T/N c'erano le solite cose: il padre, la scuola e la paura, nulla di più nulla di meno.
Pensava a quando sarebbe tornata a casa e alla scusa più plausibile da usare con il padre, così da non prenderle. Camminava da ore senza una meta specifica, semplicemente si voleva godere quella fantastica giornata all'aperto e non chiusa in quella dannata casa maleodorante di alcol.
-E tu dove pensi di andare?- era una voce maschile, forte e possente che risuonava nelle suo orecchie. T/N si girò per vedere da dove provenisse quella voce: erano 3 ragazzi, avevano all'incirca un anno in più di lei, erano sicuramente dei delinquenti, ma a confermare la tesi della ragazza, erano le tre divise da gang.
Erano membri della Moebius.
-Allora? Che ci fai qui sola soletta?- i tre ragazzi la circondarono, la ragazza li guardava uno ad uno: si preparò alla peggiore delle ipotesi e si mise in guardia.
-Oh che carina che sei, cerchi di difenderti?- chiese uno dei tre facendo una voce per sfottere, la ragazza strinse i pugni.
-Vi conviene lasciarmi andare...-
-Oppure?- la ragazza guardò con sdegno il ragazzo che si era permesso di risponderle.
Come un fulmine corse nella sua direzione, tirando il pugno chiuso dritto alla sua faccia: il ragazzo cadde a terra, mentre dalle sue narici cominciarono a cadergli strisce di colore rosso intenso.
-P-Prendi quell'idiota e andiamocene, svelti!- disse poi un'altro ragazzo, presero il ragazzo che aveva sfidato T/N e se lo misero in spalletta, per poi darsela a gambe il più velocemente possibile.
Ad ogni modo, T/N si era resa conto di aver fatto una cazzata: 1 se fossero stati altri tre, probabilmente non sarebbe finita così, 2 quei tre sarebbero tornati, e probabilmente non soli. Sospirò per poi riprendere la strada che stava percorrendo: probabilmente sarebbe tornata a casa, anche per vedere come fosse la situazione.
Prese coraggio e intraprese la strada per andare alla sua abitazione: non era una casa troppo grande, ma una semplicissima casa solitaria, non era grande all'interno, ma quello che le importava era semplicemente la sua cameretta: i muri erano bianchi, mentre i mobili e tutto il resto erano di un giallo pastello, il suo colore preferito.
Girò la chiave nella toppa della serratura e iniziò a pregare, perché dovete sapere che per T/N poteva girare in due modi: o il padre era "ubriaco buono" e se la dormiva beatamente sul divano, o era "ubriaco cattivo" perciò sveglio, e pronto a far passare l'inferno alla povera T/N.
Una volta aperta la porta, sentii russare, segno che oggi era in buona: la ragazza fece un sospiro di sollievo, si tolse silenziosamente le scarpe e mise le ciabatte, in punta di piedi si diresse in camera sua. Una volta aperta la porta, le sue narici vennero invase dall'odore di vaniglia del suo deodorante per ambiente:
una testolina nera fece capolino non appena la porta si aprì del tutto, rivelando due pozze color ambra.
-Ehi Cloe, stai bene?- chiese dolcemente T/N alla gatta, una volta seduta sul letto, la ragazza non fece in tempo a fare un solo movimento che si trovò la gatta tra le gambe, intenta a fare le fusa: allora T/N cominciò ad accarezzarla dolcemente.
Verso la metà della prima media, T/N si era permessa di regalarsi un piccolo micio randagio, poiché passava i suoi pomeriggi sola soletta. La gatta Cloe era chiusa perennemente nella stanza di T/N, ma le era permesso vagare per il giardino durante le ore notturne, poiché era più sicuro per lei: T/N non voleva nemmeno immaginare cosa avrebbe fatto il padre se l'avesse vista.
In quel momento, per un attimo solamente avrebbe giurato la ragazza, T/N si scordò della realtà in cui viveva: si era scordata del padre che ronfava in sala, si era scordata del suo cognome, si era scordata di essere sola, era semplicemente felice.
Toc toc toc
T/N si gelò.
Non poteva essere il padre, si sentiva ancora ronfare e la tv era ancora accesa, ma allora da dove proveniva quel rumore?
Per un attimo T/N pensò di sentire dei rumori immaginari che partivano dalla sua mente, degli scherzi che partivano dal suo inconscio per via della stanchezza o non si sa che altro.
Toc toc toc
Gelo di nuovo.
T/N prese coraggio e girò la testa per la stanza, a quel punto pensò a un malvivente nella sua stanza, magari nascosto in qualche angolo in cerca del momento perfetto per ucciderla.
T/N non aveva ancora capito che le sarebbe bastato semplicemente alzare lo sguardo verso la finestra per cambiare totalmente la sua vita: eppure setacciò la stanza, aprendo armadi e mettendo a soqquadro ogni angolo morto della camera, rimanendo perennemente in guardia, onde evitare di venire attaccata all'improvviso,
-Oooii tuu, ma sei sorda per caso?- T/N scattò in piedi, rivolse il suo sguardo verso la finestra, ovvero da dove effettivamente arrivava la voce: con un colpo fulmineo, scagliò un cuscino in direzione della finestra, per poi allontanarsi il più possibile dalla voce: purtroppo la ragazza non aveva i mezzi per contrastare un assassino, allora si abbandonò all'idea di morire, fino a pensare che alla fine della fiera, doveva aspettarselo che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi. Chiuse gli occhi e aspettò con ansia quel momento.
-E tu vorresti difenderti lanciando un cuscino?- la voce, divertita dalla reazione di T/N,ormai era a pochi metri da lei, insomma se voleva ucciderla, perchè non si muoveva e basta? Pensò che quello fosse l'assassino peggiore che le potesse mai capitare.
Aprì un occhio per sbirciare il suo ipotetico killer: era poco più alto di lei, lunghi capelli color miele raccolti a metà da un piccolo elastico, i suoi occhi erano di un nero intenso, T/N pensò che non poteva essere tanto più grande rispetto a lei, ma soprattutto costatò che quello non poteva essere un assassino.
-C-Che ci fai qui? Come sei entrato?- chiese la ragazza quasi intimorita, il ragazzo le puntò lo sguardo nei suoi occhi C/O, sul suo viso comparve un piccolo sorriso imbarazzato.
-Ho visto che ti stavi scontrando con dei ragazzi della Moebius, ero pronto a intervenire, ma te la sai cavata da sola...solo volevo accertarmi stessi...-
-E che ti dovrebbe interessare sapere se sto bene o meno?- la ragazza non lasciò al ragazzo la possibilità di concludere la frase.
-Sono un delinquente è vero, ma non mi metterei mai contro una donna...volevo solo sapere se stessi bene tutto qui- concluse in fretta il ragazzo, poi si arrampicò nuovamente sulla finestra.
-A-Aspetta...tu chi sare...- T/N non fece in tempo a finire la frase che il biondo si era già volatilizzato.

***

Il ricordo di quel ragazzo tormentò T/N per tutta l'estate, non aveva idea di chi potesse essere, quello che la sorprese maggiormente, era l'interessamento del ragazzo nei suoi confronti.
Per un attimo, la ragazza si illuse di poter avere un amico, o almeno un qualcuno a cui legarsi: quando ci pensava, T/N cadeva in una sorta di pozza all'interno della sua mente, e si immergeva nella tristezza e nella rassegnazione di non poter avere nessuno.
L'estate stava ormai terminando, T/N stava preparando il necessario per la scuola: l'astuccio, il diario, i libri di testo...insomma tutto quello che poteva servirle.
Cloe era lì che la scrutava con i suoi occhioni color ambra, che chiedevano disperatamente coccole, accompagnati da qualche miagolio sottile.
-Si Cloe arrivo subito- disse T/N sedendosi sul letto, la ragazza tremava ancora: nel pomeriggio il padre l'aveva picchiata, era stata via tutta la mattina per fare degli acquisti al market, ma al signor T/C non gli era andato giù. T/N provava ad accarezzare Cloe tenendo la mano ferma, ma il tremolio di paura che provava non la faceva fermare un secondo.
Sospirò arrendendosi a quel tremolio, decise di andare a farsi un bagno e mettersi a letto: il giorno seguente sarebbe ricominciata la scuola, e con lei la sua routine.
Anche se quella, non era mai cambiata.
Si alzò dal suo comodo letto, aprì il cassetto dell'intimo, dal quale tirò fuori un paio di mutande, prese il pigiama e andò in direzione del bagno: poteva stare tranquilla, poiché il padre dopo averla picchiata e dopo aver bevuto una bottiglia intera, era crollato in un sonno profondo.
Aprì l'acqua calda e cominciò a spogliarsi, si specchiò: aveva gli occhi arrossati e gonfi per via del pianto, ma soprattutto erano vuoti, spenti, non riusciva a provare nulla, e T/N questa cosa la odiava a morte.
Voleva essere una semplice ragazzina delle medie, voleva andare a casa di amici ed essere spensierata, avere una famiglia che fosse fiera dei risultati ottenuti a scuola, che si divertisse ad andare a fare shopping il sabato pomeriggio e che la domenica sera andasse al cinema a vedere le nuove uscite che proponeva.
Dai suoi occhioni color C/O uscirono delle grandi lacrime, dentro a queste c'era tutto quello che provava la ragazza: la rabbia, la tristezza, la delusione, la solitudine.
Si immerse nella vasca fino alla punta dei capelli, godendosi quegli istanti di pace che l'acqua calda gli donava: con quel bagno non si ripulì solamente a livello fisico, ma prese quel bagno caldo come una scusa per ripulire anche la propria mente.
Infatti insieme al sapone, sul suo corpo scorrevano anche tutti i pensieri che aveva elaborato durante la giornata.
Quando si mise a letto, erano ormai le 00:20, allora decise di chiudere gli occhi, e di abbandonarsi nuovamente al proprio inconscio, sicura che da lì a poche ore, sarebbe tornata a quella realtà.
Ma quello che la ragazza non sapeva, era che da lì a poco...Tutto sarebbe cambiato.

Mi rendo conto sia presto per pubblicare, ma da oggi riprendo a lavorare IL PIANTO.
Mi auguro vi sia piaciuto questo primo capitolo, fatemelo sapere con un commento o una stellina :)

To be continued...

Revenge ~MikeyXReader~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora