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Nel freddo di una mattina di fine Ottobre, otto mesi dopo, il mono delle sei e trenta procedeva con andatura a scartamento ridotto sulla sopraelevata, sospeso come una chiatta fra l'olocielo Lado-Acheson color pallottola e il mare di smog e nevischio da cui fuoriuscivano sommità verdi e rosse di torri abitative popolari.
Il mono suddetto era in arrivo al Distretto Kabuki, Asian Town, profondo giallo: un posto con una bella carta da visita patinata, colori al neon e lanterne di seta, ampi boulevard con le corsie dedicate per biciclette, autobus e risciò, piazze-salotto piene di bella gente, sushi bar, club, teatri tradizionali e casinò, con le decorazioni olografiche in ultra-HD che scendono dalle finestre e uniscono tetti e balconi nello stile dei templi e delle pagode prebelliche. Qui le facce sono tutte sorridenti, le ragazze indossano i costumi tradizionali e le notti sono illuminate dai lampi dei fuochi artificiali, scandite dal fitto calendario delle feste shintoiste e neo-confuciane che hanno il loro culmine nella parata degli aerocarri dashī al Capodanno cinese (eventi adeguatamente sponsorizzati dalla divisione Turismo del Ministero della Propaganda)...
...ma se sei un gaijin e hai il cervello più grosso di quello di una rana, in un posto dove le facce gialle sono in maggioranza schiacciante fai bene attenzione agli sguardi che tiri, alle strade che prendi e ai commenti sulla fregna locale, perché non saresti il primo a inciampare oltre le quinte e finire dai boulevard ampi e puliti ai vicoli pieni di barboni e immondizia che marcisce, dalle piazze-salotto e i localini ai chioschi di ramen che sembra di mangiare merda fritta nell'olio motore, dai casinò con regolare licenza alle sale pachinko piene di ludopati tenuti su dalle metanfetamine, che venderebbero la madre per un'altra pulce da asciugare.Non sono sono sorridenti, qui, le facce, non ci sono ragazze in costume del periodo Edo ma puttane di nove anni da scopare sull'asfalto (mentre il pappone si fa una sega), spaccini sempre forniti di roba in offerta speciale e picchiatori agli ordini dei microboss delle torri abitative, di cui ogni cortile è un mondo a sé, con le sue leggi e regole, dove l'unica comune, condivisa e rispettata come un precetto religioso, è quella per cui gli sbirri qua non entrano.
Una dicotomia che su di lui aveva sempre esercitato un fascino particolare (per quanto l'umore, in quel momento, non fosse dei migliori).
⌖
Jack-Al stropicciò la barba sfatta respirando freddo che sapeva di fumo, sporco e deodoranti a monomeri, accogliendo il thread informativo dell'IA madre come un mero spunto per deviare la tensione: a City Sixteen - da dove, per inciso, aveva dovuto telare in fretta e furia dopo l'ultimo affare andato affanculo - i gialli si organizzavano in tanti piccoli ghetti e nessuno si prendeva la briga di illuminarli coi neon per trasformarli in attrazione turistica; lì invece i gialli (Cinesi e Giapponesi in maggioranza, più le varie sottomarche dell'antico Sud-Est Asiatico) erano stati obbligati a vivere tutti nello stesso posto per causa delle leggi di segregazione razziale, rimaste in vigore fino a cinquant'anni prima, e così era nata Asian Town: un macrocosmo di trecento milioni di poveri Cristi, venticinque distretti e innumerevoli quartieri come città nella città, distribuiti su un'altezza complessiva di dodicimila piedi e un'estensione di appena novantamila ruote quadrate, di cui Kabuki costituiva l'epicentro più antico ed era una trappola turistica che non aveva rinunciato alla sua vocazione: solo una facciata a bella posta dove gli occidentali possono passare rapidamente da risorsa a problema...e questo significa, che non saresti il primo a finire in una fogna con la gola aperta, solo perché ti sei trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
L'uomo spedì fuori dal corpo il bouquet viziato e fece di nuovo il pieno, staccando lo sguardo dalla successione in toni di grigio colorato e soffermandosi sul poster appeso accanto a lui, che invitava a 'visitare la Città Vecchia e le sue meravigliose meraviglie!' (con tanto di grafica pacchianazza a base di draghi, bambù e panda): qualcuno ci aveva vomitato contro e nessuno aveva trovato il tempo di ripulire, né di levare le siringhe lasciate per terra.
Sogghignò cercando, senza trovarlo, uno sbirro in servizio di sicurezza come avrebbe dovuto esserci su ogni mono: c'era un motivo se tutti i polli da spennare arrivavano dalla linea centrale - e dall'altra parte della megalopoli, dove i gialli se la facevano fra loro e non gliene fregava un cazzo delle parate dashī.
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Lead Your Pain
ActionVentiquattro anni prima di diventare uno scagnozzo qualsiasi alle dipendenze di un Boss qualsiasi, Jacob Avulstein ha provato a costruire il suo sogno Americano redimendo le sue cattive scelte: l'unico risultato, per lui, è stato quello di cadere un...