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Filarsela fu la parte più semplice: lo fecero praticamente sotto gli occhi di tutti.
⌖
Infuriava bufera sul Kabuki Market e la sua paccottiglia olografica: le avvisaglie del mattino, predette dal quotifax con l'infallibilità dell'eccezione che conferma la regola, erano diventate colonne di ghiaccio che avrebbero dato il tumore ai bambini che ci avessero fatto una granita; e ce n'era più di uno nel formicaio in cui si era trasformato il nucleo della Città Vecchia: migliaia di gialli in strada che facevano casino perché nessuno aveva capito un cazzo, c'erano pure le camionette della TacRep accanto ai levitanti corazzati degli sbirri distrettuali (probabilmente veri stavolta): tutti quanti al cospetto della sacra quiete turbata del parco giochi cittadino, a cui lui diede omaggio dietro la cortina di occultamento, il polso nella stretta poco gentile della donna che gli aveva salvato le chiappe: Tomoe Yamamoto, e fu l'unica cosa che disse, chiudendosi in un silenzio che perdurò anche quando furono in volo sul levitante, per il breve tragitto verso il quartiere ricreativo di Cáifù nei mediolivelli di Little China.
Atterrarono presso una sala pachinko all'inizio di Chun-Li Street: conosceva il gestore, un figlio del Celeste Impero con la pancia di Buddha che gli aveva versato più di una volta liquore di riso e fiches nei suoi giorni di oblio, con un sorriso a bella posta di cui non c'era traccia quando li accolse in un retrobottega che pareva la succursale di un rottamaio.
Qualche sciacallo doveva stare approfittando del casino: c'erano state esplosioni nella direzione delle fabbriche tessili e le sirene delle pattuglie di risposta rapida, fortunatamente non dedicate a loro, erano un lamento doppler che si confondeva con l'ululato frigido della tempesta e le scariche distanti delle armi automatiche.Un sindacalista incazzato aveva colto l'attimo per fare la guerra al padrone? Non poteva fottergliene sega: si lasciarono dietro i problemi altrui inoltrandosi a piedi, attraverso passaggi di servizio, fino al primo sublivello logistico di acqua ed energia: un piccolo vagoncino elettrico aspettava e la donna aveva l'aria di sapere dove andare.
...nemmeno Fumiko aveva più parlato da quando il gigante Sol Levante l'aveva presa in braccio, pensò guardando la luce malata delle lampade a plasmoidi disegnare contrasti lividi sulla sua faccia: pareva dormire, ed era così piccola in braccio a quel marcantonio, potevano averla sedata loro, poteva essere una risposta del suo supvit moddato...poteva non camminare più, pensò staccando gli occhi, scacciando la questione: si interfacciò con le Googol Maps e ottenne conferma che si stavano muovendo verso Sud, direzione che si mantenne per i tre quarti d'ora successivi e un tragitto complessivo di trentacinque ruote.Conosceva per sentito dire il posto dove riemersero, vale a dire il quartiere abbandonato di Hell's Shitter nella desolazione urbana del Distretto Uradōri, presso l'isola artificiale al centro del Collettore 19, dove, poco prima della bolla immobiliare di mezzo secolo prima, erano stati costruiti gli habitat che scorgeva mentre scendevano: torri squadrate abbastanza alte da imporsi sulla tormenta, tirate su nello stile senza fronzoli dell'edilizia popolare Nipponica anni '20, che scavalcavano l'argine e proseguivano in orizzontale appesi alla parete a strapiombo.
...forse lo era stato, un bel posto (per metterci dei Coreani terzordinari addetti allo smaltimento-rifiuti per diciannove ore lavorative al giorno) ma di sicuro aveva passato i suoi giorni di pirite, e il nuovo nome con cui era conosciuto nell'ecosistema cittadino ciò bene testimoniava: le raffiche gelide violentavano la desolazione mescolando ghiaccio, fumi e cenere velenosa, trascinando sacchi di spazzatura come sciami di rotolacampo senza riuscire a disperdere il fetore dell'immondizia marcescente e della plastica bruciata, né a nascondere del tutto le barricate di cassonetti e levitanti incendiati. In alto, l'olocielo Lado-Acheson era una lastra grigia attraversata da fulmini e aurore di pixel ipersollecitati, all'orizzonte l'enorme discarica si stagliava come una montagna alta dieci volte i gusci urbani che li circondavano e, dentro il corpo, l'aria era una miscela infame di asbesto, metalli pesanti e composti chimici genotossici nella quale l'ossigeno prendeva ceffoni a coppie finché diventavano dispari.
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Lead Your Pain
AksiyonVentiquattro anni prima di diventare uno scagnozzo qualsiasi alle dipendenze di un Boss qualsiasi, Jacob Avulstein ha provato a costruire il suo sogno Americano redimendo le sue cattive scelte: l'unico risultato, per lui, è stato quello di cadere un...