5 - L'ultima corsa di Vinnie Caivano

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<innesto operatore: completato. Rilevato guasto critico unità cyberdeck. Attivazione sistemi di supporto d'emergenza: in corso>

Raffiche di rasoi e cartavetro frenarono il suo slancio verso l'apertura che dava al tetto mentre la situazione si schiariva di un quid più che percepibile. La gravidanza febbrile al posto del deck diventò la pulsazione di un ascesso trattato a lidocaina, pallottole spurie rimbalzarono nel passaggio di servizio su gambe e schiena mettendo le premesse per una futura collezione di ematomi. E te chi cazzo sei adesso?!?

<molto onorevole operatore, la mia denominazione è: CH0W-1UN-F4T, rappresento l'IA di servizio di questa corazza automatica e, nell'augurarti un piacevole proseguimento di giornata, ti notifico che le connessioni dermo-neurali col tuo sistema sono complete. Il tuo status attuale è: grave con margini di peggioramento>

E il tuo è di portasfiga con margini di sfanculamento! Cristo sul bastoncino!

Si sparò alle spalle e finì di arrampicarsi senza aspettare risposta, ritrovandosi nell'abbraccio della tempesta, offerto col trasporto di una vecchia zia con dipendenza patologica dalle riunioni di famiglia.
La nuova presenza che lo aveva infestato venne avanti cavalcando una scossa di Sandevistan: ruotò il torso e la pallottola calibro 7.62 gli perforò il fianco invece dello stomaco, l'attimo successivo il supvit lo informò che aveva contratto un'infezione da HIV (hai capito il nanetto mannaro, ci dava dentro cabrio!).

<non distrarti, copertura, tre iarde, ore dieci->

Vista! Riparò mezzo secondo dopo dietro un comignolo e il dilettante che l'aveva preso di mira ne sprecò un'altra, facendo saltare un tocco di muro nel punto in cui la sua testa si era trovata fino a mezzo secondo prima; sbucò dalla parte opposta con la Cougar spianata e il senso-sonar, che sembrava avere rifiatato un po' pure lui, localizzò lo sparatore a undici iarde di distanza, appostato sulla scala antincendio dell'edificio attiguo.

Per il tempo impiegato a generare la termica era già morto col cervello cagato a spruzzo dal cranio.

La tempesta lo prese a cazzotti e ceffoni mentre riguadagnava il campo aperto: pareva di trovarsi in una fottuta galleria del vento e il bastardo in tuxedo si nascondeva nrlle pieghe del ghiaccio e della notte, dove cazzo ti sei ficcato?!?

Qualcun altro fece casino mentre guadagnava l'estremità del tetto, da una finestra pareggiata in linea d'aria che dava su un cesso e un tossico che si faceva una pera (mentre un compare lo prendeva di mira con un fucile a pompa da combattimento): scartò di lato, uno strafe da virtu-FPS fin troppo fortuito che portò il torrente 12G ad arare mattoni e cemento invece di trasformarlo in carne morta da fare al salto.
Ma se non oggi, si crepa domani, giusto? *CLA-CLACK!* Saltò sulla scala antincendio decidendo che era ora di un upgrade, e quello ancora stretto fra le grinfie del morto era un AK-47 che non avrebbe sfigurato in un museo di oplologia (ma gli erano sempre piaciute le chicche vintage): il Sandevistan singhiozzò abbassandolo sotto la seconda scarica, afferrò il fucile d'assalto, sventagliò nel cesso e il sangue schizzò assieme alla ceramica ingiallita, con buona pace del tossico che si ritrovò nel posto sbagliato al momento sbagliato, e crepò crivellato assieme al mentecatto con lo shotgun e altri due sfigati che si stavano facendo sotto (e non ebbero manco il tempo di dire la loro).

Dopodiché il percussore batté a vuoto; sganciò il caricatore e, approfittando del temporaneo cessate il fuoco, afferrò la bandoliera del morto che ne conteneva altri tre: lo sostituì e se la buttò di traverso alle spalle, gettandosi poi verso la successiva rampa di servizio, che arpionò scivolando sul ghiaccio quando era chiaro oltre ogni ragionevole dubbio che il formicaio si stava svegliando.

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