20 - (scripted event 2) - Terapia di coppia, e una passeggiata ambient

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Buttò giù la pillola rossa pochi giorni dopo, si era nel pieno di quella quiete morta che passa tra il Capodanno e le feste del Carnevale (o equivalenti gialli-barra-cinegri, vari ed eventuali).
...a Zucchero piaceva un casino il Carnevale, rimuginò con un sorriso mesto, fermo nel casino che non smetteva mai, manco di mattina presto: lo circondava il formicaio incessante della suburbia asiatica, sopra la testa matasse di condensa e banchi di smog. Solo pochi scorci di pixel Lado-Acheson riuscivano a mostrarsi.

Non pioveva da un po', né acqua né proiettili: neppure i cacciatori di taglie gli avevano sbavato appresso più di tanto (non valeva nemmeno la pena ricordare quelli che ci avevano provato, poveri bastardi under venti che volevano farsi un nome). Non come ti aspettesti verso qualcuno che era sulla bocca della City da più di tre mesi, quando la memoria collettiva della stessa non supera i tre giorni.
Forse il contratto per la testa del 'Mafia Buster' era stata messo in pausa - quanto ciò sarebbe durato non gli era dato sapere. Tuttavia, per lui come per loro, pensare che avessero rinunciato a saltarsi alla gola, era un errore che puzzava di colombario a una ruota di distanza.

Loro sapevano che lui era in caccia e lui non si sarebbe confortato col pensiero delle acque che si calmavano, o del tempo che passava; così tutti aspettavano: Nicole Horne, la mafia, i Cartelli, magari pure Miss Milfball e le sorelline Goretti, tutti tartarugati nelle loro basi...ma se era la tempesta ciò che aspettavano, poteva mettere parola in pegno: gliene avrebbe offerta una coi fiocchi.

Jack-Al tirò giù la faccia e si diede una mossa attraverso il piazzale del megaedificio, che era largo seicentocinquanta iarde e pieno di bancarelle improvvisate: le tende formavano un tetto ininterrotto, la folla era densa come l'aria in cui si muoveva, il mondo un ambiente claustrofobico e caotico, umido e fetido, di sacchi di riso messi accanto a quelli di cemento, esposti presso puttane nude e brutte, rane fritte, ammassi di bitume da vendersi a palate (trasporto a carico del cliente) e casse di arance che sembravano tumori infetti; oltrepassò varie esposizioni di ricambi per auto e meccanici improvvisati direttamente davanti alla sezione dell'abbigliamento contraffatto: si strillavano addosso da una parte e all'altra, bassi, pelosi, scuri e incazzati, pure le donne, trovando anche il tempo di chiamarlo per chiedergli se voleva comprare uno spinterogeno o un tanga leopardato.

Li ignorò mentre svoltava alla fine del reparto specializzato: adesso lo spazio era leggermente più largo, illuminato da collane di luci a led che disegnavano il profilo delle tende e volavano sulla foresta di teste in movimento creando giochi di luce oleosi, di sporco e plastica. La frutta del banco all'angolo pareva migliore delle arance tumorate, ma il pesce del confinante tanfava forte; a dirla sincera tutto lì dentro tanfava forte, di uomini e spezie, incenso e smog, piscio e merda. Le mosche volavano a sciami pure se era Gennaio.
Spazientito, fece per oltrepassare uno spazio dove si vendevano polli (con, talvolta, due teste e l'aria molto fibrosa) quindi la folla si arrestò davanti a una processione di motorette a passo d'uomo, guidate da Indiani vocianti e strombazzanti.
Si bloccò investito da gas di scarico nero e le voci dei carrettieri che fomentavano il mal di testa, il gioco di prestigio era tale per cui nessuno si faceva male: loro se ne andavano così, come una cazzo di carovana, coi loro tuk-tuk carichi all'inverosimile di elettrodomestici arrabattati, mobili, materassi, rottami, reti di noci di cocco e maiali clonati, il tutto legato assieme in un precario equilibrio rumoroso.

Che cazzo di bordello. Un grosso levitante da trasporto gli sputò addosso colonne di particolato mentre la processione finiva di sfilare, scendendo di trequarti sopra una piattaforma sopraelevata dall'aria non troppo solida. Il conducente aveva l'autoradio a centodieci decibel su una musica Coreana stupidamente allegra, lui per contro pareva incazzato nero, piccolo e ridicolo, mezzo fuori dal finestrino, stava bestemmiando in Tagalog qualcosa che non si prese la briga di tradurre. Le biciclette iniziarono a venire giù da sole due secondi dopo scatenando altre urla.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 13 ⏰

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