7 - 'Shitface' rape, Rossiya style!

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In condizioni normali nemmeno lo smog sarebbe riuscito a offuscare la cappa di emanazioni carbossiliche ristagnante su Canal Delta; così non riusciva la tempesta a disperderla: una coltre pesante, dello stesso colore dell'urea e delle feci sversate in mare a ettolitri dai condotti di scarico, si sollevava trascinata dalle correnti ascensionali in colonne di ghiaccio marrone-paglierino che si allargavano e precipitavano riunendosi a sé stesse, disperdendo puzza nauseabonda di palle sudate dalla quale il sistema di filtraggio della coraut cercava di isolarlo (riuscendoci solo in parte).

Forse ancora più brutto, deprimente e pericoloso di qualsiasi altro distretto industriale della City, la distesa delle fabbriche di carne era formata da serre basse di cemento e plastivetro lunghe non meno di mezza ruota, distribuite su un'area di ventidue ettari e intersecate dai rami delle ferrovie di servizio, a loro volta interrotte da innumerevoli terminal, la gran parte dei quali ormai in disuso. La visuale termica, solo lievemente mitigata dalla temperatura frigida della notte, rivelava la pulsazione bianco-arancione delle cose senza numero che contenevano.

Proprio un bel posticino, nonché ottimo businness per chiunque lo controllasse: al momento erano i Borg...e la promessa elettorale di Jim Bravado, capo della polizia in lizza per la poltrona di sindaco, di sfrattarli se fosse stato eletto, valeva quanto la schiuma pesantemente infetta che sciabordava contro le murate di Pissfront Wharf.

Il vagone terminò la decelerazione molto rapidamente, passando dalla velocità residua di Mach uno punto due a zero punto undici in meno di mezzo minuto; saltarono giù un in punto nel quale la monorotaia curvava per incunearsi fra due linee di casermoni e, mentre lo rincorrevano, continuò a rallentare fino a fermarsi in corrispondenza di un'area di traffico ancora in uso.

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Il camo traballava sotto l'assalto del vento che spazzava uno spazio ampio e (in condizioni normali) bene illuminato, sia dalle vecchie lampade di servizio che da riflettori a treppiede posizionati strategicamente, formato da massicciate parallele fiancheggianti binari su cui erano fermi treni i quali, a loro volta, parevano essere stati abbandonati nel bel mezzo delle operazioni di carico (svariati lustri nel passato)

La carrozza che stavano tampinando si era fermata proprio sul più distante e l'ambiente che affiorava dal vapore, generato dal contatto della neve con gli ammassi organici a centocinque gradi Fahrenheit, gli fece rendere grazie di essere entomotariano: cumuli di casse erano sparsi in giro un po' dappertutto, alte nove piedi e col logo sorridente del Leone Aslan, e nel tempo la carne che contenevano (e che, evidentemente, non era srata abbattuta a sufficienza) era esplosa dalle saldature e aveva iniziato a proliferare in crescite che si arrampicavano sui vagoni e tappezzavano l'asfalto, riunendosi a spaglio in cancri globosi e vele di cartilagine. Blocchi di osso vivo si sollevavano in corrispondenza delle formazioni più antiche, in alcuni punti superavano i quindici piedi e i tumori li avevano usati per raggiungere altro terreno da colonizzare sui tetti delle pensiline.

Dai pilastri ancora in piedi le telecamere di sicurezza risaltavano assieme ai loro coni di visuale, evidenziate convenientemente dall'assistente tattico, ma la sicurezza faceva cilecca come un boomer assuefatto al Viagra (testuali parole del ragazzino) e riavvolgere il feed dei cinque secondi necessari a superare un paio di passaggi obbligati non fu un problema; così non si persero proprio niente, anzi arrivarono quasi in contemporanea al grosso SUV Kaukaz Lendkruzer, che si fermò al termine della rampa di accesso all'area di carico inondando di chiarore alogeno il gruppo (per altro relativamente numeroso) di cyborg già radunati intorno ai portelli di carico della carrozza, ancora chiusi.

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