Lunedì mattina

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«Eretico sarà chi accenda il rogo, non già colei che vi brucerà dentro.» 

- William Shakespeare, Il racconto d'inverno.


«Il rogo era una pena per reati quali l'eresia e il tradimento: la stregoneria era un reato a cavallo fra queste due fattispecie.»

Le parole dell'insegnante delle superiori mi risuonano nella testa e mi sento infastidita dalle idiozie che quella donna era solita raccontare sulla stregoneria.

«Cosa ti aspetti da una semplice umana?» Il commento è accompagnato da una testa che spunta fuori oltre lo schermo del mio PC: è Myra, mia sorella.

«Dannazione Myra! Quante volte ti ho detto di smetterla di leggere i miei pensieri?»

Lei mi osserva con gli occhioni azzurri, evidentemente pensando ad una scusa plausibile per il suo gesto.

«Ma dai sis, lo faccio per te... Avevi un aria così imbronciata, pensavo fosse successo qualcosa...» Cerca di scusarsi.

I suoi poteri telepatici mi mettono a disagio perché devo sempre fare attenzione a cosa penso. Myra è sempre stata brava nella telepatia ma crescendo è diventata inarrestabile, ogni strega ha un qualcosa che la contraddistingue e nessuno farebbe fatica a capire cos'ha lei di speciale.

Chiudo il libro di Shakespeare aperto di fianco al mio portatile ed ad una serie di fogli sparsi per il tavolo della cucina, e sospirando guardo mia sorella.

«Hai ragione Myra, quella donna non ha la minima idea del perché lui abbia scritto certe cose. Certo che innamorarsi di una strega a quel tempo era un bel problema.»

Nelle analisi letterarie nessuno ha mai capito dove Shakespeare avesse preso il coraggio di scrivere un'opera dove l'eretica non era la donna che bruciava ma bensì l'uomo che la condannava. Tuttavia nella comunità magica, il motivo è risaputo: la sua compagna fu una delle streghe più belle e famose della storia. Lui ha fatto quello che meglio riusciva per cercare di fermare l'ignoranza degli umani: ha scritto. Opere che hanno fatto il giro del mondo, ma che solo un occhio magico potrebbe leggere nel modo giusto.

«Hanno sempre detto che fosse una donna di una straordinaria bellezza, la sua musa ispiratrice...» Myra continua il mio discorso, trasognante.

«Una strega» sospiro «Non ho dubbi che fosse bellissima, mi basta guardarti.»

E mentre parlo mi alzo e le faccio fare una piroetta.

Myra ha i capelli lisci e biondi, quasi bianchi, è decisamente magrissima ed è davvero simile alla mamma, di una bellezza unica, si vede lontano un miglio la magia intorno a loro. Da papà l'unica cosa che ha preso sono gli occhi color del ghiaccio che cambiano sfumatura a seconda delle emozioni che prova.

Sono orgogliosa che sia mia sorella, lei ride.

«Arielle anche tu non scherzi!»

Sorridendo esco dalla stanza per andare a prendere lo zaino e lo specchio del corridoio mi restituisce il riflesso confuso di una ragazza al lunedì mattina: sono un po' più bassa di mia sorella anche se abbiamo la stessa età e sono sicuramente più formosa. Ho gli occhi color nocciola che sicuramente non possono essere paragonati a quelli di Myra. Ma la cosa più appariscente di tutte sono i miei capelli mossi e rosso fuoco.

«Andiamo Arielle!» Urla mia sorella correndo in fondo al corridoio verso la porta d'ingresso. «Papà ci aspetta in macchina!»

«Arrivo.» Ribatto mentre prendo lo zaino per infilare il PC e i libri, che ho lasciato in cucina.

Papà lavora a Bolzano, nella stessa città dove io e Myra frequentiamo l'università, quindi la mattina ci accompagna sempre. I maghi e le streghe fanno solo le elementari nella comunità magica, per imparare le basi della magia ma per il resto studiano insieme agli umani oltre ad esercitarsi nella magia, per evitare che si sentano obbligati rispetto a quale parte del mondo scegliere: uno di quei grandi interrogativi che per quanto mi riguarda non sono ancora riuscita a risolvere.

Mi ricordo che le elementari magiche sono state un periodo difficile per via di questi stupidi capelli rossi, molti bambini mi prendevano in giro e chi aveva poteri speciali era sicuramente più crudele dei ragazzi perfettamente ordinari che ho conosciuto dopo quel periodo. Come se non bastasse non sono assolutamente brava negli incantesimi né in nient'altro di magico se è per questo, quindi sono anni che non faccio alcuna stregoneria.

La faccia arcigna dell'insegnante di pozioni o i bambini che ridono al mio ennesimo fallimento nell'esercizio di richiamare gli oggetti, sono ricordi che ancora bruciano e mi hanno fatto comprendere di non essere affatto portata per la magia, nonostante faccia parte di me, del mio sangue e delle mie origini.

Persa nella spirale dei ricordi, non mi sono nemmeno resa conto di essere arrivata finché mia sorella non saluta nostro padre e scende dall'auto. Saluto a mia volta e raggiungo Myra, ed insieme ci avviamo per seguire i corsi: io sto seguendo il terzo anno dell'accademia di design e Myra sta facendo lo stesso anno di economia.

«Sis prendi pure il primo treno senza di me, io ho lezione fino a tardi oggi» mi grida mentre cambia direzione ed io annuisco in risposta. Ci salutiamo e ognuna va per la sua strada.

Non faccio in tempo a svoltare l'angolo, verso l'aula della prima lezione in cui sono diretta, che qualcuno mi viene letteralmente addosso, facendo cadere la pila di libri che aveva in mano.

«Ahi! Attento a dove metti i piedi!» imbecille, per fortuna l'ultima cosa riesco a tenermela per me.

«Ti chiedo davvero scusa, non ti ho proprio visto, con tutti questi libri in mano.» Si scusa lui, sincero.

Alzo la testa per guardarlo negli occhi e subito mi pervade una sensazione sgradevole ma lui è talmente bello da distrarmi dal brivido che ho appena provato: è alto almeno venti centimetri più di me e ha una corporatura atletica, i capelli color castano miele cadono con un ciuffo sulla fronte e gli occhi verdi smeraldo hanno una sfumatura che sembra l'incontro tra una foresta rigogliosa e un lago di montagna.

Perciò, alla fine, l'unica cosa che riesco a balbettare in risposta è un «n..n..non importa».

Rispondendo alla mia reazione incerta mi regala un immenso sorriso prima di chinarsi a raccogliere i libri, in risposta al quale io perdo letteralmente un battito e distolgo lo sguardo.

«Scusa se non ti aiuto, ma la mia lezione sta cominciando e non sono molto simpatica alla professoressa.» Mi giustifico mentre mi sposto di lato.

Non voglio rimanere qui con lui un minuto di più, dato il colorito che hanno sicuramente preso le mie guance.

«Non preoccuparti.» mi risponde e lo guardo fare un cenno con la mano come a dirmi che davvero non è importante.

Mi allontano, grata di aver ripreso a respirare normalmente una volta distolto lo sguardo dal suo splendido sorriso, e ho la sensazione di sentire degli occhi che mi seguono lungo il corridoio.

Le anime del dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora