Radura incantata

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«Arielle... » Sussurra una voce in un rantolo.

Non capisco da dove arrivi il mormorio.

Inizio a guardarmi intorno, finché i miei occhi non si posano sull'enorme creatura che trovo alle mie spalle ma faccio fatica a distinguerne correttamente i contorni per il buio della notte.

«I draghi non...» esistono. Mi si spezza la voce.

«Sssh» Fa lui dal canto suo. «Devi ascoltarmi, ti stanno cercando.»

La sua voce è gutturale e tenebrosa, immagino che a chiunque potrebbe far paura, ma io in questo momento provo solo una sensazione di pace.

Stringo gli occhi per abituarmi al buio e per guardarlo meglio: è un vero e proprio drago. Alto almeno sei metri, è rosso scarlatto e nella penombra si intravedono sfumature dorate nelle scaglie che ricoprono tutto il suo corpo.

«Bellissimo.»

Questo è tutto ciò che riesco a dire, mentre lui inizia a ridere. Una risata che però potrebbe benissimo essere paragonata ad un rombo di un'arma da fuoco.

«Da ora in poi devi essere forte, ti aspettano dure prove.» Mi dice, quando ha smesso di ridere, fissando le sue iridi dorate nei miei occhi.

Ascoltando questa frase faccio caso al fatto che non si sta muovendo nemmeno di un millimetro ma io sono sicura che mi stia parlando. La sua voce mi ha chiamato per nome, risuonando nella mia testa come una musica triste, fino a farmi aprire gli occhi pochi istanti fa.

«So che è tutto strano e nuovo, solo tu puoi sentirmi Arielle.» La voce che mi attraversa i pensieri, si fa d'un tratto incredibilmente seria.

«Io... cosa... non capisco...» Blatero realizzando di non avere la minima idea di cosa stia succedendo.

«Devo andare... Stanno arrivando Arielle, è tutto quello che posso dirti per ora.»

Apre le immense ali e spicca il volo.

«Ora devi correre!» Mi incoraggia infine mentre sta già volando lontano.

All'improvviso un enorme squarcio di luce azzurrina si apre di fronte a me. Ne fuoriescono strane figure incappucciate, con lunghi abiti bianchi ed ognuno di loro emette una luce candida che avvolge tutto il corpo, come un'aura.

Le mie braccia si riempiono di pelle d'oca e il mio istinto mi urla che non c'è nemmeno un secondo in più da perdere stando qui a guardarli.

Qualcuno di loro si incammina verso di me.

Realizzo che è proprio quello che ha detto il drago: devo correre.

Sto già correndo a perdifiato quando prendo consapevolezza di dove mi trovo: sono in mezzo ad una vasta radura in cui non ho modo di nascondermi ma ad un certo punto scorgo un bosco in lontananza.

Devo trovare riparo lì.

I miei pensieri sono rapidi, come quelli di una gazzella inseguita da un ghepardo che cerca un modo per evitare le sue fauci.

Il bosco finalmente mi avvolge e i miei piedi scalzi iniziano a sprofondare nel terreno, umido per la notte, e cosparso di foglie secche.

Come sono finita in questo posto?

Mi sembra di correre da ore perché per la stanchezza la mia vista inizia ad annebbiarsi, così mi volto un istante solo per appurare che le figure mascherate mi stanno ancora seguendo senza dare a vedere nessun segno di cedimento.

Ho paura.

Uno di loro è più rapido degli altri e mi sta quasi raggiungendo, approfittando del mio sfinimento. Quando è ormai vicinissimo, sento una potente e fastidiosa scarica di calore addosso.

Mi hanno quasi preso.

Quello più veloce mi bracca afferrandomi per un braccio ed io mi sento un cervo vittima di un cacciatore. Arresta la mia corsa con uno strattone e ci fermiamo nel fitto del bosco, dove solo pochi raggi di luna riescono a raggiungerci.

Pian piano anche gli altri incappucciati sopraggiungono e si allineano in un semicerchio intorno a me e al mio predatore. Mi accorgo che nonostante la notte, il lieve bagliore che i miei inseguitori emanano rischiara la zona circostante.

Quello che ancora mi trattiene mi sbatte con violenza contro l'albero più vicino per assicurarsi che non provi nuovamente a scappare. La mia testa colpisce la corteccia, provocandomi un'intensa fitta di dolore mentre sento i capelli imbrattarsi di un liquido caldo: sangue.

Le mie gambe tremano, come se fossero fatte di gelatina ma non ho nemmeno il tempo di accasciarmi a terra dolorante perché un altro di loro, che si è avvicinato, mi stringe una mano intorno al collo tenendomi appesa contro il tronco dell'albero.

Sento terribilmente caldo, come se al posto delle mani avesse posato sulla mia gola un collare di metallo incandescente. Dal collo, il dolore si irradia in tutto il resto del corpo e il calore diventa sempre più insopportabile, fino a che non riesco più a tenere gli occhi aperti.

Le anime del dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora