Arielle è una strega con una vita perfettamente normale al punto che si è quasi dimenticata di essere magica. Tra una lezione di design ed una di storia dell'arte capirà che un esistenza normale non è quello a cui è destinata, dato che il suo viaggi...
Diversamente dalla solita routine, oggi nostro padre ha preso un giorno di ferie ed è partito con la mamma per il weekend, mentre Myra oggi non ha lezione, il che ci porta a questo preciso istante in cui io entro in stazione praticamente senza fiato e vedo le porte della carrozza del treno chiudersi e partire lasciandomi da sola ed affannata sulla banchina.
Si può essere più incapaci di così?
Presa dallo sconforto prendo il telefono dalla tasca ed il display mi rimprovera crudele: "7.04".
Esattamente un minuto dopo l'ultimo treno per Bolzano.
Poco sotto la scritta "Venerdì 17 Maggio"
Be' almeno si spiegano tante cose.
Incapace di pensare ad altre soluzioni, che non includano perdere l'importantissimo appuntamento di questa mattina in università, compongo l'unico numero di telefono che potrebbe aggiustare i miei disastri.
«Buongiorno Rossa!» la voce squillante di Enea è un sole splendente tra la nebbia del mattino, che dipinge i paesaggi montani ed assonnati, fuori dalla stazione di Settequerce.
«Ciao Enea, io non so come chiedertelo ma... Avrei bisogno di un favore.»
Esplode in una risata. «A giudicare dall'orario, questa è la telefonata di chi ha appena perso il treno ed ha bisogno di un passaggio.»
Almeno mi ha risparmiato la fatica di chiederglielo.
«Sono proprio io» ammetto colpevole, alzando la mano come se mi potesse vedere al di là del telefono premuto contro al mio orecchio.
«Non ti preoccupare Arielle, vengo a prenderti.»
Enea ha parcheggiato la sua Audi nera fuori dalla stazione, e non appena sono salita mi ha rivolto un sorriso che non era brillante come al solito. La voce roca che ha usato per salutarmi e gli occhi verdi appesantiti da leggere occhiaie, sono state un chiaro segno della sua stanchezza.
«Grazie davvero, sei la mia salvezza. Questa mattina ho appuntamento con il relatore della mia tesi. Non potevo perdermelo!» appoggio una mano sulla sua sopra il cambio dell'auto. «Però ti vedo stanco, tutto bene?»
«Certo rossa, è il periodo... solo un po' di studio matto e disperatissimo. Questo passaggio però ti costerà moltissimo, sappilo.» ride compiaciuto mentre parte in direzione del centro.
Non molto tempo dopo siamo davanti all'università ed Enea mi saluta con un bacio sulla guancia.
«Non hai lezione?» chiedo, riflettendo in questo momento che non so davvero cosa stia studiando.
«Oggi ho lezione nel pomeriggio, ma prima ho delle commissioni da fare in città.» mi risponde ed io spero che non sia solo un modo carino per non farmi pesare che si è alzato presto solo per darmi un passaggio, anche se dall'aria che ha giurerei che non sia mai andato a dormire.
«Ti ringrazio allora, ci vediamo.»
«Ehi rossa, ti ho detto che ti sarebbe costato no? Questa sera annulli tutti i tuoi impegni ed esci con me.»
«Certo» sorrido.
Non potevo chiedere di meglio che una serata leggera per alleviare le indecisioni di questo periodo.
- - -
La prima volta che andai a colloquio con il professore di fotografia, il sig. Brown, mi aspettava in piedi ammirando in estasi alcuni dei suoi scatti migliori sparsi per tutto l'ufficio. Entrando, quella volta, pensai che mi affascinava il suo eclettismo e l'incredibile quantità di talento che lo contraddistingue, ma che i riconoscimenti avuti negli anni di carriera gli devono aver dato indubbiamente alla testa.
«Signorina Blanc, sono indeciso a chi donare queste opere... L'università certo sarebbe un buon posto, ma non crede che la mia arte sarebbe limitata? Compressa? Oppure addirittura andrebbe persa una volta terminato il mio insegnamento qui. Mi scusi, non sono questioni che devono interessarla, gradisce una tazza di tè?» Mi disse.
Il suo fare leggermente snob e l'amore per il the furono segnali inconfutabili della sua provenienza inglese, accompagnati immancabilmente dalla collezione di antichi orologi da taschino che è solito mostrare a lezione.
«No, la ringrazio professore.»
«Prego si accomodi signorina, di cosa mi voleva parlare?»
«Sì, ecco... Io pensavo di fare una tesi sulla fotografia.»
«Wonderful, meine junge Frau! Sa non mi chiedono spesso di fare da relatore, evidentemente sono tutti intimiditi dalla mia bravura.»
Sorrisi, pensando: oppure in pochi sono interessati a lavorare con qualcuno con un ego così smisurato.
Alla fine della nostra conversazione concordammo di ritrovarci per studiare insieme le origini della fotografia che non ha niente di digitale e scontato come oggi, ed è proprio questo che abbiamo fatto negli ultimi mesi, permettendomi di comporre la mia tesi.
Per completare il prossimo capitolo, ora sto facendo abituare gli occhi al buio di questa strana stanza, non sono mai entrata prima in una camera oscura e devo dire che è davvero un'emozione unica: la leggera luce rossa che impedisce alle pellicole di rovinarsi illumina le pareti e gli oggetti dandogli un aria completamente diversa a ciò che ormai è abitudine, mentre i profumi delle soluzioni chimiche utilizzate attraversano scortesi le mie narici, facendomi lievemente girare la testa.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Dalla prossima settimana mi aspetterà anche un mese di stage in uno studio fotografico presso il quale sono stata raccomandata dal professore, per completare la parte pratica per completare la tesi.
Devo dire che nonostante l'impressione che fosse troppo eccentrico, il grande talento del professore è stato d'ispirazione e davvero d'aiuto nel comporre il mio testo, dando vita ad un bel rapporto di collaborazione al punto che qualche settimana fa il professore mi ha proposto di seguirlo nei suoi lavori in giro per il mondo come segretaria, il prossimo anno dopo la laurea. L'idea che c'è un posto normale per me in questa vita normale, porta con sé vento di normalità a medio-lungo termine che non mi dispiacerebbe per niente seguire.
La mia personale mela dell'eden ha inciso la parola "normale" e contiene l'indifferenza per ciò che ho visto e che hanno vissuto prima di me tutte le streghe che sono esistite per permettermi di assaporarla. Un dolce e succoso trofeo che mi potrebbe far vivere felice e serena, lontano dalla magia e da tutte le sue scomode complicazioni.
Eppure c'è una parte di me che inizia davvero a non volerla questa maledetta normalità.
NA: Ciaooooooo a tutti!
Anche la settimana di pasqua è passata nella vita reale, mentre nel mondo di Arielle si iniziano a definire numerosi nuovi impegni... ancora non immaginate quanti disastri la attendono!
Spero di leggere dei vostri commenti, su ciò che sta succedendo!
Voi cosa fareste? Cogliereste la mela di una vita tranquilla e serena?🍎
Anche sapere se vi piace come scrivo mi farebbe molto felice!