Effimera

24 4 1
                                    

Mentre le fiamme iniziano ad avvolgere il mio corpo, vedo accendere un altro rogo accanto al mio. Al centro, legata stretta al palo, la mia amica Wolde piange e urla cercando nei miei occhi una sorta di conforto.

Mi ero rassegnata alla mia fine ma vedere lei così mi impedisce di esternarmi da quello che mi succede intorno. Una lacrima mi percorre il viso prima di asciugarsi per l'intenso calore.

Nelle settimane prima di questo momento le persone della fondazione sono state interrogate e assolte da tutte le accuse. L'angelo non ha potuto dare prove certe della loro colpevolezza, nessuna prova che gli umani potessero capire.

È stato loro impedito di vedermi, ma in un modo o nell'altro tutte sono riuscite a comunicarmi di essere salve.

Sento che la mia vita ha avuto davvero significato solo ora che sta per finire.

Io scomparirò lasciando indietro solo l'eco del mio nome, ma inspiegabilmente l'unica cosa che sento è una sensazione di tranquillità e orgoglio. Come mai prima d'ora sento il mio animale guida dello stesso colore del fuoco, che è fiero di me e mi sostiene. Ho fatto la scelta giusta.

La massa di gente a qualche metro da me urla ingiurie, che io quasi non sento.

Ho caldo.

---

Mi sveglio completamente sudata e un'altra mattina normale si apre davanti ai miei occhi. Sono di nuovo io, sono di nuovo Arielle.

Non ho parole per descrivere quello che ho visto e provato questa notte.

Sono sicura di essere stata nella pelle di qualcun altro, come uno spettatore, per diversi giorni eppure sullo schermo del mio cellulare la data è quella corretta: sabato 4 maggio.

Mi alzo e quando vado in cucina per fare colazione i miei sono al tavolo che conversano distrattamente tra loro ma la curiosità di mia madre prende il sopravvento sul suo autocontrollo, non appena mi siedo.

«Arielle, tutto bene? Com'è andata ieri sera?»

Perché me lo chiede? Cosa ho fatto ieri sera?

Ho seri problemi a mettere a fuoco dove sono stata e perché, il ricordo di questa notte è talmente vivo dentro di me che sto per rispondere "perché non mi avete parlato degli angeli?", ma forse non è questo il modo, né il momento di parlarne. Myra per fortuna dorme ancora e non ho problemi a nascondere i miei pensieri: lo sento anche io che stanno urlando. Per fortuna i miei non eccellono nella telepatia.

«Ieri... è andato tutto bene.» Bofonchio in fine.

Cerco di rimettere in ordine i pensieri, ieri sono uscita con Enea ed è stata una serata speciale. Non credo di essere mai stata così bene con nessuno, ad essere onesta. Non è successo nulla di eccezionale, però è stato davvero bello, e poi lui è davvero bello.

Mi sono presa proprio una bella cotta.

Mi sento stupida a pensare a queste cose mentre ho appena assistito ad una strega che veniva bruciata viva.

Mia madre mi porge una tazza stracolma di acqua calda, distraendomi dai pensieri che mi opprimono. La ringrazio, mentre infilo la bustina del thè e aspetto che l'acqua si colori.

Il sole del mattino entra dalla finestra e sono grata di esserne una spettatrice.

Quando finisco di sgranocchiare l'unico biscotto che sono riuscita a mangiare, metto a posto le mie cose ed esco dalla cucina.

Salgo le scale e recupero in camera i miei strumenti da disegno: devo assolutamente decidere cosa fare nel fumetto dato che lunedì devo consegnarlo.

Mia sorella mi tira addosso un cuscino al terzo quaderno da disegno che faccio involontariamente cadere per terra.

«Arielle, mi scoppia la testa, te ne vai?» Mugugna prima di rigirarsi verso il muro.

Sono assolutamente sovra pensiero, questa notte è stata una delle più incredibili della mia vita.

Sicuramente non posso stare qui, Myra mi incenerirebbe letteralmente se facessi ancora rumore. È primavera, quindi esco in giardino.

Appoggio la scatola con i colori e i fogli da disegno sul tavolo appena fuori la finestra della cucina. Le foglie smeraldo della betulla in mezzo al giardino contrastano con il tronco chiaro, mentre una goccia di rugiada scende da una foglia all'altra.

Finalmente ho avuto un'idea per le mie dieci vignette. Disegno i colori dell'alba ed in primo piano una goccia che scivola lungo una foglia, la goccia cade, arriva su un rametto che ospita un bruco giallo e verde, il bruco risale la corteccia dell'albero, si nutre di alcune foglie, trova un buon posto e tra rami e foglie, con la sua stessa seta si crea il bozzolo, il bozzolo si rompe, una meravigliosa farfalla con colori sgargianti si libra nel cielo ignara della brevità della sua vita, alla fine la farfalla stremata si posa sulla foglia dell'inizio e il sole tramonta.

Alzo la testa dai miei disegni solo quando ho finito, e ripongo l'ultimo colore nella scatola in legno di fianco a me. Le foglie dell'albero che ho davanti frusciano al vento, dando una sensazione di un artista che pizzica piano le corde di un'arpa.

«Effimera...» Affermo tra me e me «..la natura, la gioia...»

La vita.

Mi alzo dalla sedia ed esco dal porticato, il nostro giardino è abbastanza grande e ne sono felice, perché è molto piacevole passeggiare intorno alle piante e ai fiori colorati.

Giro attorno ad un acero con le foglie rosso scuro, faccio una piroetta e mi dirigo nella parte del giardino che preferisco dove un meraviglioso prugno selvatico mi aspetta silenzioso pieno di fiori rosa dal profumo inebriante.

Sorrido, nonostante la sensazione di odio e rancore che mi attanagliano lo stomaco. Il vento mi fa vorticare i capelli, e alla fine decido di sdraiarmi sotto l'albero tra i chiaroscuri della luce del sole che filtra tra un ramo e l'altro.

Il tempo di bearmi della fresca pace di questo angolo meraviglioso dura poco, il mio telefono vibra nella tasca della felpa che indosso.

«Ehi amica, ti va di uscire oggi pomeriggio?»

Christian trasmette buonumore anche attraverso lo schermo di un telefono, io davvero non riesco a capire come sia possibile.

«Certo, Chris!»

Rispondo senza nemmeno pensarci, ho assoluto bisogno di cose normali.

«Perfetto! Alle tre al solito posto?» 

Le anime del dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora