Forget the winter,
Kiss me,
Like a spring afternoon.A Monaco le temperature stanno iniziando ad alzarsi, il sole pizzica dolcemente la pelle ed i turisti si moltiplicano ogni giorno di più.
La mattina quando vado a correre l'aria ha il profumo salato del mare e quello dolce dei fiori.
La città si sta trasformando in un tripudio di colori e chiasso, l'umore degli abitanti si sta alzando con l'arrivo della bella stagione.
Mi sembra di respirare aria nuova, di cambiamento ed emozioni forti, la mia stagione preferita è alle porte.
Posso già sentire il sale che solletica la pelle dopo un tuffo in mare, l'odore dolce della crema solare e la musica lungo la strade.
Finalmente la mia Mercedes Amg Gt 63 nera è arrivata, un sogno che diventa realtà, per me che ne ho sempre sognata una.
Posso spostarmi più facilmente, ma allo stesso tempo non passo più inosservata, la gente la riconosce ovunque grazie ai dettagli rosa sui cerchioni, i paparazzi mi trovano sempre in qualche modo, la gente mi fa video quando passo.
Alla fine ho ceduto alle preghiere di Kika, oggi ci troviamo per pranzo assieme a Camille, Elodie invece è partita per il Marocco due giorni fa, sua sorella maggiore si sposa là.
Metto una semplice camicia bianca a maniche lunghe, lasciando aperti i primi due bottoni, abbino una gonna nera da tennis e le mie amate dottor Martins nere.
Quando arrivo al ristorante vengo accompagnata al tavolo, dove noto che le due ragazze hanno già ordinato il vino, le saluto e mi accomodo.
Inizialmente evitano di farmi domande su Charles, ma da come mi guardano capisco che sanno tutto, sicuramente a causa di Pierre.
La conversazione finisce sul ex di Camille, un fuori di testa ossessionato da lei "l'altro giorno si è presentato sotto casa mia, per fortuna non c'ero, mi ha avvisata il portiere" dice la bionda, sbarro gli occhi scandalizzata, sapevo fosse pazzo ma non pensavo fino a questo punto "scusa ma non puoi denunciarlo?" domando versandole del vino rosso nel calice "non so ragazze, non ha mai avuto comportamenti aggressivi, è solo molto insistente." la portoghese le tira uno schiaffo sulla spalla "Cami per cortesia è fuori di testa, smettila di giustificarlo, non puoi accettare comportamenti del genere." annuisco alle sue parole.
Camille è una di quelle persone che cerca di vedere del buono in tutti "lo so..." mormora quasi in imbarazzo, come se fosse colpa sua "perché tu non hai visto il messaggio che le ha inviato." dice Kika mostrandomi lo screenshot inviato dalla biondina.
<hai entro domenica per rispondermi o ti entro a casa, non puoi trattarmi così, dopo tutto quello che ho fatto per te.>
Leggendo quelle parole rimango sbalordita, la situazione sta sfuggendo di mano "Tu vieni con noi in Australia Camille, non ti lasciamo qua da sola" Dico estraendo il cellulare per scrivere a Wolff, devo trovare il modo di farla salire sul nostro aereo "ma no ragazze non posso, devo lavorare." scuoto la testa arrabbiata "ho appena scritto al mio capo, partiamo domani sera, chiami lavoro e spieghi la situazione. Lavori per tuo zio Cami capirà, sono sicura che la banca non andrà in fallimento per 4 giorni di assenza!" esclamo spazientita "o questo o andiamo noi dalla polizia, vedi te." aggiunge Kika.
Alla fine la biondina accetta, chiama suo zio che ovviamente capisce la situazione ed io riesco a farmi inviare un biglietto da Toto che le inoltro immediatamente "bene ora che abbiamo risolto la questione Camille, tu hai intenzione di continuare a evitare Charles? Quel povero uomo sta per avere un attacco isterico, non fa altro che chiedere di te" domanda la ragazza mora indicandomi col dito, alzo gli occhi al cielo esasperata "scusate ma io non so proprio come comportarmi." sembrano entrambe arrabbiate "cristo dio Emersyn ma che problemi ti fai esattamente?" per qualche secondo a salvarmi è il cameriere con i nostri piatti, ma non sembrano voler mollare lo capisco dallo sguardo, dunque cedo "ragazze 1 è un mio collega, verrebbe fuori il putiferio 2 ho paura." fortunatamente entrambe sanno del mio passato, di quanto mi terrorizza legarmi a qualcuno.
"Emi te lo dico con il cuore in mano, Charles è una persona stupenda, puoi fidarti di lui lo conosco da una vita. In più ciò che pensano gli altri non ti deve interessare minimamente, l'unica cosa importante è quello che senti te." brontola Camille prendendo un pezzo di pane dal cestino di fronte a me "io non lo so ancora cosa sento..." dico a bassa voce per poi infilare una forchettata di pasta tra le labbra "e allora? Scoprilo, buttati donna, ne vale la pena, io lo ho visto come ti guarda Charles." annuisco alle parole di Kika.
Effettivamente non ha tutti i torti, come faccio a sapere come andranno le cose se nemmeno ci provo? "Quando lo rivedrò in Australia ci penserò." cedo suscitando un sorriso soddisfatto ad entrambe.
Il giorno seguente io Camille e il mio amato gattino rosso prendiamo l'aereo diretti in Australia.
Arriviamo in albergo alle 8 di mattina il giovedì, la lascio davanti alla sua stanza e mi dirigo verso la mia.
Sbianco di colpo notando l'uomo in piedi davanti alla mia porta, Charles si volta sentendo probabilmente il rumore della valigia, nei suoi occhi chiari posso leggere rabbia e frustrazione "ma si può sapere che cazzo ti prende?" chiede senza avvicinarsi.
Tiene distanza tra noi due probabilmente a causa di cio che è successo l'ultima volta che ci siamo visti.
Eppure a me bastano i suoi occhi per sentirmelo completamente addosso, rimango a guardarlo sbigottita qualche secondo, ero sicura di dover affrontare la situazione ma non pensavo di trovarlo qua, non sono pronta ad un confronto ma soprattutto al suo essere incazzato, ho ancora molte emozioni e sensazioni da elaborare, pensavo di avere piu tempo ma ho capito che con Charles è impossibile, fa sempre cio che gli gira per la testa.
"niente." mormoro riacquistando la capacità di parlare, riprendo la valigia ed avanzo nel corridoio, ma lui non si sposta minimamente, ostinato ad ottenere ciòche vuole "ma se sei sparita, non mi hai nemmeno risposto ai messaggi." ringhia cercando i miei occhi che però non gli concedo, facendo finta di frugare nella borsa per la chiave magnetica.
Io lo so bene cosa mi fanno quei due pozzi verdi, mi spogliano da tutto ciò che ho costruito per proteggermi arrivando direttamente all'anima, a quella parte tenera e profonda che tengo nascosta sotto strati di acidità e freddezza "posso entrate nella mia stanza?" domando continuando ad evitarne il viso "Lefevre guardami quando ti parlo." sentendomi chiamare per cognome mi volto arrabbiata.
Sa benissimo quanto mi da fastidio, conosce tutti modi per provocarmi ed io al primo accenno di provocazione inizio, è più forte di me "contento? Ora mi lasci passare?" dico con tono di sfida, acida come un frutto ancora acerbo.
Lui lascia cadere le braccia lungo il corpo e si fa da parte, finalmente entro nella stanza, appoggio le mie cose sul pavimento in legno continuando a tenergli le spalle "io sto solo cercando di parlare." Dal suo tono di voce capisco che è rimasto deluso.
Torno a guardarlo reggendo tra le braccia il trasportino con dentro Spritz che dorme beato "cristo Leclerc ma che stra cazzo ti aspetti? Che rimango muta e ti faccio gli occhioni dolci mentre vieni qua tutto aggressivo?" sbotto, sembra capire ciò di cui parlo, ma come sempre il suo orgoglio la ha vinta "bambina di merda." sputa per poi andarsene, rimango a guardarlo allontanarsi lungo il corridoio con la bocca aperta per la sorpresa "vaffanculo!" grido per assicurarmi che senta, dopo di che chiudo la porta della stanza sbattendola con forza, questo weekend inizia male.
---
La giornata scorre veloce tra riunioni con gli strateghi, la conferenza con i piloti e l'allenamento con Alessia, che mi lascia tornare al albergo solo dopo essersi assicurata del mio sfinimento fisico.
Per cena chiamo il servizio in camera, sono troppo stanca per uscire con gli altri ma soprattutto voglio stare da sola, ho tante cose a cui pensare ma soprattutto non posso più scappare dalle mie emozioni, devo affrontare le mie paure.
STAI LEGGENDO
Supernova
FanfictionNon mi sono mai arresa, nemmeno quando vedevo i ragazzi che si allenavano con me trovare un posto loro ed io rimanevo indietro, a guardarli gareggiare in televisione. Mia madre mi ha chiamata Emersyn, significa coraggioso e potente, non ho mai senti...