16. Nuovi amici!

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Melania

Sono le 7 e mezza, tra poco dovrò alzarmi dal letto e io non ho dormito proprio. Non ho chiuso occhio.

Sono stata tutta la notte a pensare a Ryan, e al perché volesse così tanto far pace con me quando non ci ha pensato due volte ad eliminarmi dalla sua vita senza un motivo.

<<Forza e coraggio Melania. Su alzati>> dico a me stessa, incoraggiandomi ad alzarmi.

Non posso fare tardi al mio primo giorno di lavoro.

Eh sì, ho trovato un lavoro in una caffetteria come cameriera.

Non sono riuscita a completare il liceo, sono stata bocciata due volte e alla fine ho deciso di rinunciarci.

Quindi mi sono dovuta accontentare di questo lavoro, in fondo già è tanto se mi hanno presa senza un diploma.

Se ve lo state chiedendo, la risposta è si. Kyle invece è riuscito a diplomarsi. In fondo lui se l'è sempre cavata a modo suo.

Forse arrivati a questo punto posso dire che la pecora nera della famiglia sono io.

Mi dirigo in bagno per fare una doccia veloce, anche se dura circa 20 minuti.

Adoro fare la doccia la mattina, anche perché se non la facessi non mi sveglierei mai.

Mi asciugo e sciolgo i capelli che avevo legato, fortunatamente le onde sono ancora perfette.
Metto l'accappatoio per coprirmi ed esco dal bagno.

<<Che cazzo ci fai tu qui?>> Dico sbigottita, visto che ho trovato Ryan steso sul mio letto.

<<Sono venuto per ringraziarti >> confessa.

<<Non c'è bisogno che mi ringrazi. Sono stata costretta. Altrimenti non l'avrei fatto>> rispondo senza mezze misure.

Anche se per lui l'avrei fatto e lo farei altre mille volte. Sempre. Nonostante tutto. Solo per lui.

<<Non pensi che sia arrivata l'ora di finirla con questo atteggiamento da stronza?>> Mi guarda con lo stesso sguardo di sempre, con lo stesso sguardo di quando eravamo dei mocciosi.

Atteggiamento da stronza? Ma davvero fai? E il tuo allora?

<<Si,si. Certo. Hai ragione>> dico come per fargli il contentino.<<Ora esci dalla mia camera che devo vestirmi>> gli ordino acida.

<<Okay, esco. Ma mi prometti che dopo parliamo?>> Si alza dal letto e si avvicina a me. Fin troppo direi.

Porta la sua mano sulla mia e questo contatto mi fa indietreggiare di qualche passo.

Non devo farlo avvicinare a me, se lo facessi poi non riuscirei più ad allontanarlo, anche se per colpa sua ho vissuto l'inferno.

Mi dirigo poi verso il mio armadio e inizio a scegliere cosa mettere, evitando del tutto lui.

<<Pippi, non c'è la faccio più. Non riesco a sopportare che mi eviti>> confessa sinceramente.

E cosa ti aspettavi? Pensavi forse che ti avrei accolto a braccia aperte? Bè, ti sbagliavi.

Sento una fitta allo stomaco, la stessa fitta che compare ogni volta che lo sento chiamarmi Pippi.

Rimango immobile, con una maglia che stringo in un pugno.

Lui si avvicina nuovamente e porta le dita sotto al mio mento per costringermi a voltarmi verso di lui.

Non toccarmi altrimenti io...

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