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The Black Rose Game

La sera è giunta in un batter d'occhio, tant'è che non mi sono accorta che sono ormai le sette.

Ero troppo concentrata a guardare "La principessa e il ranocchio" per badare ad altro.

Lo so, ventitré anni buttati nella tazza del wc, ma che ci posso fare se mi sento ancora un po' bambina?

Devo ringraziare Michael e Leyla che, inviandomi continui ed insistenti messaggi, i quali dicevano di prepararmi che in una decina di minuti sarebbero arrivati, mi hanno fatto rimembrare che io ho una cena a cui partecipare.

Infatti, in questo momento, mi trovo davanti allo specchio, ad osservare il vestito che ho deciso di indossare e sto valutando se mi sta bene o male.

È un abito nero a balze che arriva appena sopra le ginocchia, senza spalline.

Sotto il vestito ho messo un paio di calze color carne mentre ai piedi ho scelto degli stivaletti neri in pelle con tacco dieci centimetri.

Per coprirmi dal freddo autunnale, che tra poco si tramuterà in gelo invernale, ho voluto mettere un cappotto anch'esso nero.

Facendo giravolte su me stessa, guardo minuziosamente ogni particolare del vestito e di come esalta le mie forme.

Non mi sta male. Sono soddisfatta di questa scelta.

Lo squillo del mio cellulare che giunge dalla sala mi fa capire che i ragazzi sono arrivati, non mi prendo neanche la briga di rispondere, cinque minuti e sarò giù da loro.

Do un'ultima occhiata al mio outfit e al mio viso.

Ho fatto bene a lasciare i capelli sciolti? O forse è meglio raccoglierli?

Tentenno per un secondo, indecisa su cosa fare, ma alla fine scelgo di lasciarli come sono.

Non voglio fare tardi.

Esco da camera mia e cammino a passo svelto verso il divano, afferro il cellulare, poi mi dirigo verso l'attaccapanni che si trova accanto alla porta principale, intenzionata a prendere la borsa, quando un rumore di vetro che si infrange a terra attira la mia attenzione.

Mi fermo sui miei passi e volto la testa in direzione del suono.

Ci impiego pochi secondi ad elaborare qualche spiegazione plausibile nella mia testa.

O è entrato un ladro e sta cercando di derubarci, ma è impossibile perché abitiamo al terzo piano, o in camera di Harry si è rovesciato qualcosa.

Nella mia stanza non ho nulla che sia fatto in vetro, in bagno è improbabile che sia caduto qualcosa perché gli unici oggetti in vetro sono chiusi nei cassetti accanto al lavandino.

Dunque, l'unica opzione, è la camera di Harry.

Anche se sono consapevole che non dovrei entrare nella sua stanza, vado comunque.

Devo controllare la situazione, perché, per quanto anormale possa essere, io quel tonfo l'ho sentito, non l'ho immaginato.

Raggiungo la porta della camera del mio coinquilino e, senza ripensamenti, spalanco la porta.

Per la mia incolumità, prendo la saggia decisione di non varcare la soglia della sua stanza, o, se per forza maggiore sono obbligata ad entrare nel suo territorio, mi ripeto mentalmente di essere prudente.

Ma non ho bisogno di addentrarmi in camera sua, perché da dove mi trovo ho una visuale, potrei definire, perfetta di ciò che ho davanti.

Assomiglia ad una scena di un film horror.

La luminosità è carente, quasi inesistente se non fosse per la finestra completamente aperta che permette al lampione di fuori di illuminare parte della stanza.

E, per terra, noto dei pezzi di vetro sparsi un po'ovunque, una chiazza scura che identifico come una piccola pozza d'acqua risalta sul tappeto chiaro posto ai piedi di un mobile che sta di fronte al letto, e, in mezzo a quei vetri frantumati, scorgo un fiore.

Ma non è un fiore qualunque.

No. Per niente.

È una familiare rosa nera.

"The Black Rose" passa subito per la mia mente.

Mi ritrovo paralizzata e totalmente spiazzata.

Non riesco a muovere neanche un muscolo.

Il respiro mi si è fermato in gola.

Harry potrebbe avere a che fare con la persona a cui io e il mio dipartimento di polizia stiamo dando la caccia da un anno?

E se The Black Rose fosse lui?

No. Idea esclusa.

La conversazione a cui ho assistito ieri sera, fa intendere perfettamente che lui è la vittima di qualcuno, di quella misteriosa persona che non ha il coraggio di parlare con la sua vera voce.

Se, invece, fosse lui The Black Rose?

Questo avrebbe già più un senso.

Non ho il tempo di riflette ancora di più su quello che ho appena visto, che il suono del campanello interrompe il flusso dei miei pensieri.

«Chri, muoviti! È da dieci minuti che ti stiamo aspettando!» sbraita la voce inconfondibile di Melanie mentre, con tocco soave, sfiora la porta come se stesse prendendo a pugni un sacco da box.

Scuoto la testa e sbatto diverse volte le palpebre.

«A-arrivo!» balbetto insicura, tentando di capire cosa fare.

Forse è meglio chiudere la porta e lasciare stare, per adesso.

Ed è ciò che faccio.

Chiudo la porta dietro di me e corro verso la porta principale, prendendo la borsa e gettando con nonchalance il cellulare.

«Eccomi» affermo, accennando un sorriso, aprendo la porta ed uscendo.

«Alla buon ora, Niall sta già scassando i coglioni su quanto ha fame» replica Mel, incrociando le braccia al petto.

Indossa un maglione bianco e un paio di jeans, accompagnata dalle sue immancabili Vans nere.

Corrugo la fronte, vedendo ciò che ha messo.

«Mike e Leyla mi hanno detto di essere elegante, a te no?» domando, mentre chiudo a chiave la porta.

Insieme ci avviamo verso le scale, uno accanto all'altra.

«Sì, ma ho ignorato il messaggio e ho usato la scusa del "non l'ho letto"» mormora, alzando le spalle.

«Oggi non avevo voglia di farmi bella».

Usciamo dal condominio e fuori, ad aspettarci, ci sono l'Audi A1 rossa fiammeggiante di Luke e la Fiat 500 grigia di Leyla.

«Tu sali in macchina con Luke» afferma, strizzandomi l'occhio e correndo verso l'auto di Leyla.

Non rispondo e vado verso l'Audi.

Perché mi ha fatto l'occhiolino?

Lo sa che io e Luke scherziamo quando ci chiamiamo con nomignoli affettivi o cose del genere.

Apro la portiera del passeggero e salgo in macchina.

«Hey Luke» lo saluto, sbattendo la portiera e allacciandomi la cintura di sicurezza.

«Hai per caso chiuso la portiera, dolcezza?» dice sarcasticamente il ragazzo, ingranando la marcia e partendo, seguendo la Fiat davanti a noi.

«No, non mi sembra. Aspetta che ora la chiudo» ribatto ironica, facendo finta di riaprire la portiera.

Entrambi ridiamo, fino a quando la suoneria del mio iphone non interrompe il nostro momento di gioco.

Recupero il cellulare dalla borsa e apro il messaggio.

Da: Sconosciuto

Ciao Chri, sono Harry, il tuo coinquilino, volevo chiederti se ti andrebbe di vederci stasera, ho bisogno di parlarti di una cosa davvero importante.

The Black Rose game || H.S [IN SOSPESO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora