Prologo
"Amore mio, non dimenticarti che ti voglio bene, e prenditi cura dei tuoi fratelli, prendi il mio posto..." queste furono le ultime parole di mia madre prima che chiudesse gli occhi per sempre. Quasi un anno prima le era stato diagnosticato il cancro, all'inizio mi sembrava impossibile che stesse male, ma i giorni passarono e iniziai a vederla più stanca, più spenta, più vecchia. La malattia le aveva tolto tutto fino all'ultima goccia, giorno dopo giorno, distruggendola dall'interno, facendola soffrire e facendo soffrire noi. Vedere una madre o un padre morire, credo sia una delle cose più brutte al mondo, perché ad un certo punto vedi colui che ti ha dato la vita, indebolirsi, diventare quasi bambino, crollare, lo vedi fraglie e non riesci più a riconoscere l'eroe che ci vedevi prima, non ti da più sicurezza, non ti protegge più dalla crudeltà del mondo, dal quel momento te la devi cavare da solo e tu hai paura. Ma la vita è così, così funziona secondo le leggi della natura.
Durante la messa ho ascoltato, mi sono alzata al momento giusto, ho ripetuto le tipiche frasi a pappagallo e ho fatto finta di pregare, perché anche se fisicamente ero li, mentalmente no. Ho fatto finta di stare bene, di non soffrire, quando dentro di me un uragano di emozioni mi stava divorando, quando dentro di me stavo crollando e l'unica cosa che volevo fare era abbracciare forte mia madre, ma dovevo essere forte per i miei fratelli, me lo aveva detto lei, era il suo ultimo desiderio prima di morire e io avrei cercato di compierlo, pur sapendo che sarebbe stato difficile. Poi vidi il prete concludere il suo discorso, aveva detto tante belle parole su mia madre, ma parole così comuni, così poco sentite che davano tristezza, in fin dei conti lui non l'aveva mai conosciuta, la maggior parte delle persone che c'erano erano venute per non fare brutta figura, per educazione, per dovere; non per volere come in realtà avrebbe dovuto essere. Mi guardai attorno, stordita, riconoscendo solo alcuni volti familiari ma comunque lontani. Le persone stavano iniziando ad avvicinarsi, con le loro facce dispiaciute, ma non tristi, imbarazzate, ma non sofferenti.
"Condoglianze", "Ci dispiace molto, era una grande donna", "Fatti coraggio". Iniziarono a dire varie persone, anche sconosciute, stringendo la mano a me e ai miei fratelli. Ho fatto finta di apprezzare quella frasi di sostegno, gli abbracci, i sorrisi solo per farli contenti. Alla fine, poco a poco, la chiesa si svuotò. Darren, mio fratello più piccolo, piangeva singhiozzando ed era attaccato a me, quasi come se stesse cercando di non cadere da un precipizio, si afferrava con forza al mio vestito nero, preso in prestito dall'armadio di mia madre, tanto lei non ne aveva più bisogno. Avevo partecipato solo a un altro funerale, più o meno verso i dodici anni, quello di mio zio, ma il vestito non mi andava più bene e non ne avevo un altro, dopo tutto a 17 anni uno si aspetta di tutto dalla vita eccetto che partecipare ad un funerale, perché uno a 17 anni si dovrebbe sentire vivo, invincibile e felice. Darren per l'occasione aveva messo l'abito di mio fratello Blake, che aveva usato anche lui al funerale di mio zio, mentre Douglas e Blake avevano preso in prestito gli abiti da mio padre, che era in carcere non aveva avuto il permesso di partecipare al funerale di sua moglie. Rimasi immobile per altri minuti a fissare la bara, incapace di muovermi, sperando ancora che non fosse vero, che fosse solo un incubo, ma poi la realtà si fece notare. Mi feci forza e trascinai Darren fino alla bara, mentre gli altri due mi seguivano.
Mia madre stava lì immobile, con un vestito color caramello il suo preferito, con le mani unite al petto e un mazzo di margherite gialle le sue preferite, i pochi capelli che le erano ricresciuti sparsi ovunque e la bocca quasi piegata in un sorriso come a dire: "Ormai non soffro più", gli occhi chiusi come se stesso dormendo, e poteva sembrare così, l'unica differenza era che non si sarebbe più svegliata. Mi avvicinai, deglutì sentendo le emozioni sopraffarmi. "devo essere forte, non devo crollare." Mi ripetei mentalmente. Poi le lasciai un bacio sulla fronte, le accarezzai delicatamente la guancia, come per non svegliarla e le sussurrai un: ti voglio bene mamma. Darren si asciugò gli occhi con la manica dell'abito e tirò su con il naso. Poi avanzò di qualche passo e sussurrò: "mamma ti vorrò sempre bene, non ti scordare di me, scusa se a volte non ti ho ascoltato, se mi sono comportato male, perdonami, ti voglio tanto bene." Poi si avvicinò e la abbracciò delicatamente. Una lacrima scese sul mio volto. Il mio cuore si spaccava di nuovo. Darren era troppo piccolo per perdere la madre, aveva appena dodici anni, un padre in carcere, una madre morta, un fratello tossicodipendente e alcolista e un altro fratello ladro, e poi c'ero io l'unica "sana" della famiglia, ma chi sarebbe stata la sua guida? Chi l'avrebbe aiutato a crescere? Ero abbastanza matura per farlo? Sarebbe finito anche lui sulla strada sbagliata? Sarebbe rimasto anche lui lì a marcire?
Poi Darren si allontanò, lo presi tra le mie braccia e lo abbracciai forte per dargli conforto. "Anche io ti voglio un mondo di bene, non scordartelo" gli sussurrai all'orecchio, lui annui e fece un mezzo sorriso. Poi fu il turno di Blake, che rimase immobile a fissare mia madre, vidi che sbatteva le palpebre velocemente per non piangere, vidi che il suo respiro si faceva irregolare. Voleva far l'uomo, come sempre. non concedeva un minuto a se stesso. Eravamo gemelli e avrei potuto giurare che in quel momento entrammo in una sorta di connessione. Lui mi guardò ed io a lui, e poi scoppiò in un pianto che non sembrava avere fine. Era la prima volta da quando aveva tre anni che lo vedevo piangere. Forse non era così insensibile come voleva far credere agli altri. "Mi dispiace mamma se non sono il figlio che volevi, che meritavi...mi mancherai" e le lasciò un bacio sulla fronte, poi si avvicinò a me e a Darren e ci abbracciò. Douglas ci guardò, socchiuse gli occhi, poi li riaprì. Alla fine si avvicinò alla bara, sospirò. "Anche se abbiamo litigato spesso e non ci siamo mai capiti troppo bene, a modo mio mamma ti ho voluto bene, ma credo che tu questo lo sappia..". le prese una mano e gliela strinse, ma poi le lasciò un bacio sulla guancia e ci venne ad abbracciare. Era la prima volta, dopo la nascita di Darren, che stavamo tutti insieme, uniti, facendoci forza a vicenda; senza litigare, né urlare né farci male. Poi il prete chiuse la bara, lo ringraziammo e ci avviammo, addolorati all'uscita.
La luce ci colpì in volto, istintivamente chiusi gli occhi. Quando gli riaprì fui avvolta da un caloroso abbraccio. Era Beth, la mia migliore amica dai tempi delle elementari, lei mi conosceva meglio di tutti ed era pure l'unica a sapere tutta la verità.
-Mi dispiace tantissimo.- disse stringendomi forte e le fui grata perché in quel momento mi fece sentire meno sola.
-Già anche a me.- ammisi abbassando la testa.
-Se ha bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, sappi che io ci sarò sempre per te, ricordatelo!- mi disse stringendomi le mani, poi mi lasciò un bacio sulla guancia e se ne andò.
Da adesso le cose sarebbero cambiate e io lo sapevo. Speravo con tutta me stessa che non venissero gli assistenti sociali a prendere Darren, dato che a me e mio fratello mancava poco per avere la maggior età.
-Vi voglio bene- dissi abbracciandoli. Loro mi strinsero sorridendo. Era la prima volta dopo tanto tempo che Douglas non era né drogato né ubriaco e ragionava con lucidità ed ero molto felice di ciò, pur sapendo che non sarebbe durato ancora per molto. Ma vissi quei minuti al massimo, cercando di memorizzare anche ogni più insignificante particolare per portarlo nel cuore e ricordarlo per sempre.
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Avremo mai un finale felice?
ChickLitQuando si fanno errori troppo gravi per essere perdonati. Quando non puoi fare altro che guardare oltre senza voltarti dietro. Quando credi che ormai sei da solo e continuerai ad esserlo. Quando tutti i tuoi piani sono stati stravolti, cambiati, sab...