Capitolo 13

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-Allora cosa vuoi sapere?- chiesi a Louis mentre ero sdraiata a testa in giù sul suo divano. Lui era sul pavimento davanti a me, con le gambe incrociate e la schiena appoggiata alla parte.

-Tutto.- disse serio.

-Tutto tutto?- chiesi un po' per perdere tempo, mentre mi rigiravo e mi mettevo a pancia in giù per guardarlo dritto negli occhi.

-Si, e non voglio più scuse, abbiamo tutto il tempo del mondo e finchè non mi racconti tutto non ti lascio andare.- affermò sicuro di se. Io risi. Era così adorabile, non sapeva neanche lontanamente come fare paura.

-Suona come una minaccia.- lo sfidai sorridendo.

-No, è una promessa cara.- disse allungandosi lasciandomi un bacio fuggente sulle labbra. Mi faceva impazzire.

-I tuoi non tornano?- domandai mettendomi a sedere sul pavimento davanti a lui. Lui scosse la testa.

-Sono fuori città tornano tra due giorni.- Geniale, non avevo via di scampo. -E se i tuoi genitori hanno qualcosa da reclamare ci parlo io.-

-Non saranno un problema credimi.- affermai sospirando -Be' possiamo iniziare da loro se vuoi...- commentai.

-Cioè?- chiese non capendo.

-Mio papà è in carcere ed è da un anno e mezzo che non lo vedo.- sembrava sorpreso. -E mia madre, be' lei, lei è morta.- Era ancora così difficile ammetterlo. Mi mancava così tanto. Avrei voluto essere almeno un quarto di com'era lei. Non meritava tutto ciò che le era capitato.

-Oddio, mi dispiace così tanto.- disse Louis abbracciandomi. Gli occhi mi bruciavano. Non dovevo crollare.

-Non è colpa tua Louis.-

-Come mai tuo padre è in carcere?-

-Traffico di armi.- risposi fredda. Non avevo mai avuto un buon rapporto con mio padre. In realtà non era stato quasi mai presente nella mia vita e le poche volte che c'era non si comportava granchè con noi.

-E tua madre, cioè lei..- disse Louis un po' in imbarazzo.

-Come è morta?- chiesi, lui annuì. -Cancro.- dissi guardando fuori dalla finestra. Le migliori persone sono sempre le prime ad andarsene e molto spesso nei modi peggiori. Che ironia ha il destino.  

-Capisco.- Era in imbarazzo e non sapeva che dire si vedeva. Ma lo capivo, probabilmente anche io sarei stata così al suo posto. E così difficile cercare di consolare una persona, perché tanto sai che non potrai mai alleviarle il dolore, solo farglielo passare temporaneamente. è uno strazio.

-Be' sinceramente non c'è molto da dire sulla mia vita, non è così interessante sai?-

-Per me però è importante.- affermò lui.

-Be' vivo con i miei fratelli Douglas, che è il più grande, Blake, che be' l'hai conosciuto  e Darren il più piccolo.-

-Douglas è quello del bar?- chiese pensandoci su. Io annuì. Se lo ricordava.

-Lui, be', è nella merda, insomma ho fatto di tutto per aiutarlo ma lui  non vuole...-

-Di che si tratta?-

-Droga. Lui si droga Louis, ha iniziato quando avevo 12 anni con la marihuana e poi be' adesso è passato all'eroina e alla cocaina. è un caso che sia ancora vivo. forse è destino.-

-Credi nel destino?- mi chiese Louis sorpreso.

-Be' non lo so, prima no, ma adesso inizio a cambiare idea, cioè non credo che uno abbia un destino, però se lo costruisce in base alle scelte che fa, capisci?- lui annuì.

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