Capitolo 12

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POV ARLEEN

Appena sentì la porta aprirsi spinsi Louis in camera mia.

-Oddio! Blake sei tu!- esclamai vedendolo entrare dalla porta. Mi misi una mano sul cuore che stava battendo all'impazzata. -Che colpo mi hai fatto prendere! pensavo fossi Jack.- ammisi sedendomi sul divano per calmarmi. Se Jack avesse visto in casa mia Louis sarebbe stata la fine. Sia per me che per lui.

-Be' non è un bel complimento sorellina!- disse Blake ironico dandomi un bacio sulla guancia per salutarmi. poi poggiò il suo zaino vicino alla porta e scaraventò la giacca sul divano.

-Come mai sei già qua?- chiesi sorpresa.

-Sono le 3, pensavi che avrei passato tutta la mia vita dentro la scuola?.- disse ironico. Io sorrisi. Era così bello sapere che era tornato sui suoi passi, che stava prendendo la giusta via. Improvvisamente si sentì tossire. Louis!

-Oddio Louis scusa!- gridai andandogli ad aprire la porta della mia camera. -Mi ero dimenticata.- dissi un po' imbarazzata. Che disastro che ero!

-Si, l'avevo notato.- commentò. Uscendo dalla stanza.

-Louis lui è mio fratello Blake, Blake lui è il mio compagno di classe Louis.- feci le presentazioni.

-Oh quel Louis!- Commentò Blake quando ormai mi aveva raggiunta. io arrossì e gli diedi una gomitata. Lui rise. -Molto piacere, io sono suo fratello maggiore.- si strinsero la mano.

-Maggiore di tre minuti.- lo fulminai con lo sguardo. si vantava sempre di questo fatto. Sembrava che essere nato tre minuti prima lo rendesse più intelligente e responsabile di me. Quando non era affatto così.

-Ah, quindi siete gemelli?- domandò Louis e io annuì. -Wow, in effetti vi assomigliate un sacco.- commentò osservandoci.

-Ok.- disse Blake -Cosa c'è per pranzo? sto morendo di fame!- strano pensai. Il mangiare era l'unico motivo per il quale Blake tornava a casa, oltre al dormire.

-C'è della carne da riscaldare.- dissi. poi presi la borsa e la giacca pronta per uscire.

-Dove vai?- mi chiese mio fratello stranito.

-Io e Louis facciamo due passi.- dissi prima di afferrare Louis per il polso e portarlo fuori. -Ah e Darren è a casa di un amico, passo poi io a prenderlo. Blake annuì.

Quando la porta si chiuse tutta la mia rabbia tornò. si, ero arrabbiata, molto arrabbiata con lui. Però dall'altra parte ero anche felice. S'interessava a me, li importavo qualcosa. Era la prima persona che avesse fatto tanto per me e in un certo senso ne ero grata. Mi stava dimostrando che per qualcuno ero importante e significava tanto per me. Ok, stavo impazzendo ed era tutta colpa sua.

-Allora cosa ci fai qua?- chiesi quando ormai eravamo per strada. non era sicuro per lui venire in un quartiere come il mio. Cioè si notava lontano un chilometro che non apparteneva a quel posto: con la sua divisa pulitissima e stirata, le sue scarpe tirate a lucido, la sua giacca di marca e il suo zaino. Se andava in giro da solo al 90% finiva per essere rapinato. E per di più se per caso incontrava Jack era un uomo morto.

-Sono qua per te.- disse guardandomi negli occhi mentre mi prendeva le mani. -Arleen io ci tengo a te.- disse. Io rimasi lì, zitta e immobile. Senza sapere che fare né che dire. Non mi ero mai trovata in una situazione del genere prima d'ora e non avevo idea di come comportarmi. Insomma a me Louis piaceva. Era un bel ragazzo e non lo si poteva negare: il suo fisico atletico ma asciutto, i suoi capelli castani sempre perfetti, i suoi occhi celesti come il cielo e la sua voce così dolce. No, così non andava affatto bene, non dovevo e soprattutto non potevo innamorarmi di lui. Sarebbe stata la nostra fine. E che trovare un difetto in Louis per me era difficile. era così dolce e premuroso nei miei confronti, era ironico e divertente e quella era una cosa che mi faceva impazzire, la sua eterna tendenza a scherzare e alleggerire qualsiasi situazione. Invidiavo questa sua dote. Forse l'unica cosa che non mi piaceva del suo carattere era la sua curiosità, che a volte lo faceva diventare troppo invadente. Ero persa in questi miei pensieri quando sentì delle labbra sulle mie. Mi stava baciando. Non mi opposi, non volevo o meglio volevo quel bacio. Era così dolce, così bello, così magico.

-che ne dici se ci andiamo a sedere e parliamo con calma?- mi chiese Louis allontanandosi un po' dalle mie braccia e mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Annuì. Non ero in grado di parlare o meglio non ero in grado di formulare una frase sensata. 

Ci sedemmo su una panchina del parchetto. Da piccola ci venivo sempre a giocare con Beth. Avevamo vissuto tante avventure. Anche in quel momento c'erano dei bambini che giocavano: chi sull'altalena, chi sullo scivolo, chi correva e chi con il pallone. Sembravano tutti così felici e spensierati. Quant'era bello essere bambini. Vivere in quel mondo innocente, dove gli unici problemi erano non trovare i giocattoli, dove anche la più semplice cosa sembrava divertente, dove non esistevano limiti ne confini, dove la cosa più difficile era volare, dove vivevi l'oggi e non pensavi al domani, dove gli adulti e le regole erano gli unici nemici, dove il dolore non esisteva, dove la felicità ti accompagnava sempre, dove gli amici erano il mondo, dove ti sentivi il capo del mondo, dove qualunque cosa che facevi agli altri sembrava divertente, dove gli sbagli erano solo piccoli errori e dove l'immaginazione prevaleva su tutto. Ma purtroppo, dopo, questo mondo viene distrutto, perché cresci e capisci che il mondo reale e molto diverso e che nella vita ci saranno sempre più dolori che piaceri, più scelte sbagliate che scelte giuste, più noia che divertimento, più obblighi che diritti e dove più cresci più le cose diventano difficili. Purtroppo si cresce, si diventa adulti, maturi, noiosi e senza immaginazione. Purtroppo la fiaba di Peter Pan, il ragazzo che non voleva crescere, è solo una fiaba e l'isola che non c'è, non esiste e noi umani, anzi noi esseri viventi siamo destinati a nascere, crescere e morire. Sarebbe bello vivere senza preoccupazioni, come fanno i bambini, vivere sognando e rimanere all'oscuro della verità che perseguita questo mondo e la vita di ognuno di noi. Viviamo in un mondo dove non ti puoi fidare di nessuno, dove secondo chi sei ti devi comportare in un certo modo, dove ti fanno aprire gli occhi e non ti lasciano sognare, dove sei in competizione con tutti, dove se fai qualcosa bene cercano l'errore e se la fai male ti criticano, dove essere diversi è proibito, perché sennò ti lasciano in disparte, ti isolano, dove non sai chi sono gli amici veri e dove prevalgono i nemici, dove c'è sempre qualcuno che decide per te, dove ti trattano come una nullità e ti fanno soffrire, dove se ti sbagli non puoi tornare indietro, dove con un piccolo errore puoi rischiare la vita, dove tutto diventa difficile e\o impossibile, dove le persone sono troppo orgogliose per aiutarti, dove puoi contare solo su te stessa.

-Sai mi manca essere bambini.- commentai a Louis.

-Già, anche a me, era tutto più facile.- disse prendendomi tra le sue braccia. si stava così bene, mi sentivo così al sicuro.

-Lo sai che non potrà continuare vero?- chiesi tristemente. Forse più a me stessa che a lui. stavo già sognando una vita insieme quando già stare lì insieme era un grande pericolo.

-Si, ma come disse un grande filosofo latino o almeno credo che fosse un filosofo, dato che la White non è che la segua molto.- disse facendomi ridere. la sua solita ironica -Comunque  come disse qualcuno un po' di tempo fa: carpe diem.-

-Wow qualcosa di più o meno intelligente.- commentai sarcastica.

-Vedi stando con te sto migliorando.- disse lasciandomi un bacio sulla fronte. Era tutto così perfetto. Avrei voluto restasse tutto così per sempre.

Restammo così vicini e abbracciati per vario tempo Zitti, limitandoci ad osservare gli altri, perché non c'era bisogno di dire niente. Poi era arrivato il momento di andare.

-Arleen, io ero venuto qui parlare, perché voglio sapere.- mi confidò Louis. lo sapevo.

-Si, lo so, ma non  roviniamo questo momento con la storia della mia vita si? Ne parliamo domani.- lo supplicai.

-Sono perfettamente d'accordo.- mi disse sorridendo  mi lasciò un tenero bacio sulle labbra prima di salire sull'autobus che l'avrebbe riportato a casa.

Avremo mai un finale felice?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora