Jackie
Questo fine settimana il Pink Glitter sarà chiuso per dei lavori di ristrutturazione. Finalmente avrò modo di riposarmi in santa pace e poltrire tutto il giorno sul divano. Tre giorni di riposo sono più che sufficienti, soprattutto per me che non ne ho mai avuto uno in questi mesi. Faccio colazione seduta sullo sgabello della penisola, mescolo il caffè e guardo alcuni prodotti in vendita su internet. Il mio amico a quattro zampe sta mangiando la fetta biscottata che gli ho dato prima. Adesso non è più magro come lo era i primi tempi, ha riacquistato la sua forma fisica – d'altronde sono passate quasi due settimane da quando l'ho trovato nell'immondizia. Dopo aver fatto colazione cambio le lenzuola del letto, apro le finestre e pulisco l'appartamento con l'aspirapolvere. Marvin abbaia di fronte all'attrezzo, sembrandone terrorizzato. Ridacchio quando corre a nascondersi dietro il divano per scappare dall'aspiratutto. A seguito delle pulizie domestiche, decido di far fare qualche passeggiata al cucciolo. Facciamo il giro dell'isolato, alcuni passanti si fermano a guardarlo e mi chiedono come si chiama. «Marvin» sorrido, mentre una bambina dalle treccine nere tenta di accarezzarlo. «Sembra un tenerone» sorride la nonna della piccola, rivolgendosi a me.
«Sì, è anche giocherellone.»
Dopo qualche secondo, la nonna ricorda alla piccola che devono andare al supermercato e quindi mi salutano gioiose.
«Marvin ruba cuori» mi complimento con il cane, che intanto ha ripreso a tirare. Quando ritorniamo in appartamento, lavo Marvin ma difficilmente sta dentro la doccia. Tento di bloccare le porte ma lui trova il modo di sgattaiolare via e infatti imbratta tutto il pavimento del bagno. Strano, la prima volta che l'ho lavato non faceva tutto questo casino. «Ehi, smettila di tirare la tovaglia!» lo richiamo, quando tenta di abbassarla dall'appendino. Faccio un po' di fatica perché scivolo a terra mentre il cucciolo evade dal bagno, mi ritrovo a inseguirlo per tutto l'appartamento come un idiota. A un certo punto, suona il citofono e io mi volto verso il portone. Stacco la cornetta, chiedendo chi sia dall'altro lato. «Sono Cristian.» Sgrano gli occhi, arrossendo improvvisamente. Non ci credo, è venuto a trovarmi proprio ora che sono conciata così male? Deglutisco, passandomi una mano tra i ricci biondi.
«Ehm, ciao non ti aspettavo» tentenno.
«Avrei dovuto avvisarti ma non ho il tuo numero, perciò ho pensato di venire direttamente. Ho portato una torta, non credo che i dolci si debbano mangiare da soli.» Il suo buon umore mi contagia, nonostante sia riluttante all'idea di far salire uno sconosciuto in casa, alla fine faccio vincere l'educazione. «Sono al terzo piano, fai con comodo.» Clicco il tasto per aprire il portone e in seguito attendo il suo arrivo, acciuffando Marvin che intanto passava per puro caso – attirato dal citofono probabilmente. Apro il portone, intanto Marvin mordicchia le mie dita e protesta perché l'ho preso in braccio. Quando le porte dell'ascensore si aprono, Cristian mi guarda incuriosito. «Non ho un bell'aspetto vero?»
Sorride lievemente, scuotendo il capo. «Ti trovo molto bella, anche in tuta e con i capelli gonfi.» Il complimento mi fa sorridere, mi sporgo per lasciargli un bacio sulla guancia e lui ricambia dando poi qualche carezza a Marvin. «Ti va di darmi una mano? Gli stavo per fare il bagno ma è praticamente corso via» lo indico.
«Sì, gioco in casa» fa spallucce, ironico.
Gli faccio segno di lasciare la giacca di pelle sull'appendino, lascia anche la torta sulla penisola e in seguito mi raggiunge in bagno. Entrambi ci ritroviamo inginocchiati sul pavimento, lui blocca Marvin da un lato e io dall'altro. Anche se a fatica, alla fine riusciamo a lavarlo come si deve. Dopo averlo asciugato per circa venti minuti, tolgo la presa e passo lo straccio a terra. Sospiro, uscendo dalla mia camera da letto per poi chiudere le porte scorrevoli. «Scusami, non è un bel modo di accogliere qualcuno in casa» scuoto il capo, intimidita.
«No, mi hai fatto sentire a mio agio invece.»
Getto un'occhiata alla torta che ha lasciato sulla penisola e la indico. «Dimmi che è quella con i biscotti e il cioccolato fondente» lo prego.
«Sì, ti piace?» chiede, scartandola.
«Moltissimo» sorrido, andando a prendere le posate. Cristian taglia due fette belle piene, andiamo a sederci sul divano e io accendo la televisione ma la tengo bassa così che possiamo chiacchierare. «Mi fa piacere che tu sia venuto» confesso, sentendo una stretta al petto. Cristian è alla mia sinistra, è ben stravaccato tra i cuscini.
«Volevo vederti, sono sincero.»
«Mi sono rimaste in testa le parole che hai detto ieri, quando ti sei definita complicata.» Sapevo che in qualche modo avremmo toccato di nuovo l'argomento, ma non pensavo così presto. «Vorrei sapere a cosa ti riferissi.» Gli occhi scuri di Cristian mi condannano a essere sincera, non credo neanche di volergli mentire. «A volte faccio fatica a capirmi io stessa, non te lo nego. Vedi, il motivo per cui ho chiuso con Scott è perché in testa avevo un altro uomo.» Scorgo un lampo di sorpresa nei suoi occhi, non si aspettava una notizia del genere e infatti nasconde bene le sue emozioni. Per me che sono psicologa però, non le nasconde abbastanza.
«Scott è il ragazzo che frequentavi?» suppone.
«Sì, uscivo con lui da poche settimane e non c'era stato nulla di realmente significativo ancora» affermo.
«Chi è quest'uomo che ti ha stregata?» domanda, guardando la televisione per finta. Lo sto esponendo troppo, perciò scelgo di dargli un'ultima risposta. «Non amo parlarne, non voglio approfondire il discorso ma sappi che è un uomo con cui non si scherza» rivelo. Cristian si volta a guardarmi, sul suo viso leggo molta perplessità, tuttavia conclude il discorso. «In che guaio ti sei cacciata Jackie?» chiede, ma so che non vuole aggiungere altro. Sospiro, mandando giù un altro pezzo di torta ma a fatica. «Non ne ho idea neanche io...» In televisione scorrono delle repliche di Friends, guardiamo qualche puntata insieme ma tra noi c'è un'aria diversa rispetto a quella iniziale. Al contrario di quanto pensassi, Cristian non scappa via ma resta con me anche per pranzo.
«Ti porto fuori, ti va?» propone.
«Sì, con piacere.»
Annuisce, prendendo la giacca dall'appendiabiti mentre io mi torturo le dita con nervosismo. Lo richiamo, si volta e decido di dar sfogo ai miei pensieri. «Voglio che tu sappia che non voglio ferirti» prendo un respiro profondo. «Ti trovo fantastico, non ti manca nulla e vorrei davvero approfondire la nostra conoscenza» mi espongo. Infila una mano dentro la tasca dei jeans, la camicia nera gli dona e ha proprio un aspetto impavido, di pietra che mi distrae. Non dice niente, ma sulle sue labbra nasce un mezzo sorriso compiaciuto che mi fa arrossire. «Ti aspetto sotto» dice, prima di aprire il portone e uscire dall'appartamento.
Mi passo una mano in volto, sentendomi un idiota.
Mi avrà presa per stupida?
Mentre mi interrogo, apro l'armadio e tiro fuori un abito invernale nero, aderente e dalle maniche lunghe a campana. Ai piedi metto gli anfibi, indosso il giubbotto imbottito e prendo la borsa. Non mi trucco, passo solo un gloss lucido sulle labbra mentre sono in ascensore. Una volta fuori dal palazzo, Cristian mi apre la portiera della sua auto per poi fare il giro.
«Hai preferenze?» domanda, guardandomi.
«Mangio tutto» scuoto il capo.
Cambia marcia, annuendo impercettibilmente.
«Ti fidi di me?» domanda, guardandomi con intensità. Annuisco, perché sento di poterlo fare per davvero. «Allora, siamo a cavallo.»
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Il Bene In Te
ChickLitSono passati ben tre mesi dalla scomparsa di Jackie. Nessuno sa dove sia finita, sembra essere sparita nel nulla e la sua famiglia prega tutti i giorni affinché lei ritorni a casa sana e salva. Glenn, il secondo genito, ricorda benissimo l'ultima t...