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Jackie

I battiti del mio cuore corrono una maratona, non mi permettono di respirare normalmente. Dovrebbe essere illegale dire cose del genere mentre si ha la febbre, tuttavia mi ricordo che questo discorso l'ho iniziato io. «Non so darti una risposta» mento, ma credo l'abbia capito anche lui. Sbatte le palpebre, rimane indifferente per qualche secondo ma poi diviene pensieroso. Contro ogni preavviso, si stende al mio fianco e poggia i gomiti sotto il capo, guardando il soffitto. «Non dovresti starmi così vicino, rischi di prenderti la febbre» tiro su con il naso. Scuote il capo, dicendomi che non sarà una piccola influenza a fargli paura.

Già, lui non ha mai paura: la incute agli altri.

D'improvviso, si volta in mia direzione e sembra intenzionato a dirmi qualcosa. «So che in realtà la risposta ce l'hai, ma farò finta che non sia così per adesso» asserisce, fregandomi. Perdo un battito, ignorando la fitta allo stomaco. «Cosa ti fa credere che ti abbia mentito?»

Mi guarda dritto in viso, mettendomi in imbarazzo.

«Ti brillano gli occhi quando mi guardi» dichiara.

Le guance diventano calde, rosee e mi sento come un adolescente alle prime armi. Mi ha sbalordito, ora mi sento in grande difficoltà. Deglutisco, abbassando gli occhi verso le sue tasche anziché guardarlo in faccia. Mi passo una mano tra i capelli, sentendo il suo respiro vicino al mio naso.

Rialzo gli occhi, accorgendomi di averlo a pochi centimetri di distanza. Brett guarda le mie labbra, poi le mie iridi e ripete il gesto altre due volte. Il mio respiro accelera, sento il cuore andare a mille. Quando penso che abbia inclinato il viso per baciarmi chiudo gli occhi e aspetto che si faccia avanti, ma ciò non avviene. Riapro le palpebre, notando il suo sguardo divenire di pietra, gelido. Poggia una mano sul materasso, facendosi forza per poi alzarsi a metà busto e scendere dal letto. Corrugo la fronte, sentendomi una stupida per aver sperato che mi baciasse. Prima di uscire dalla camera si ferma, spezzandomi con le sue parole. «Non accadrà mai» afferma eloquente. «Potrai anche avere Beltran, ma non avrai me» intima assoluto, lasciandomi amareggiata appena esce dalla camera.

La febbre non bastava a quanto pare.

Non credevo mi rifiutasse, pensavo che tra di noi le cose stessero migliorando ma invece mi sbagliavo. Brett non proverà mai qualcosa per me, ora l'ho capito e non mi resta altro che accertarlo. I pensieri rivolti a Brett non mi fermano dall'addormentarmi ancora. Mi risveglio durante la notte, verso le tre mi alzo dal letto e, stando attenta a non pestare Marvin, mi dirigo in bagno. Quando esco mi sento già un pochino meglio, apro le porte scorrevoli della camera da letto e mi accorgo della figura di Brett distesa sul divano. Mi domando se abbia deciso di dormire lì a causa mia, per quello che è successo prima. Mi mordo il labbro inferiore, camminando scalza verso il frigo per prendere la bottiglietta d'acqua. Svuoto il tappo e bevo due sorsi brevi, ritornando a guardare Brett.

Se davvero non gli piaccio, allora perché ha tentato di baciarmi? Non capisco, si è avvicinato solo per farmi un dispetto o perché lo desiderasse veramente? Inspiro, dirigendomi di nuovo in camera mia. Il mattino dopo, il silenzio avvolge l'appartamento. Mi sento molto meglio, credo che la mia fosse solo una febbre passeggera. In bagno mi spoglio, mi faccio una breve doccia e poi esco dal box avvolgendomi l'accappatoio. Quando entro in cucina, non trovo Brett da nessuna parte quindi presumo sia uscito. Sbuffo, iniziando ad accendere la macchinetta del caffè. Marvin beve l'acqua dalla ciotola e poi zampetta in mia direzione con orgoglio. Faccio colazione con due fette biscottate ai cereali, spalmandoci sopra la nutella. Per pura curiosità controllo sul telefono i messaggi ricevuti e mi accorgo di averne due da parte di Elisabeth e uno da Shaila. Cristian non ha scritto più nient'altro e forse stavolta sono sollevata dal suo disinteresse. Scrivo a Elisabeth che mi ero presa la febbre ma che per stasera ci sarò a lavoro. Spengo lo schermo, andando in bagno per lavarmi i denti e stirarmi i capelli. Minuti dopo, sono davanti all'armadio con addosso i jeans azzurri e un maglione bianco. Cerco la cintura, sentendo il portone di casa sbattere. Mi volto, notando l'entrata trionfale di Brett. Scrive qualcosa al telefono, noto subito che ha una maglietta nera sporca di schizzi bianchi e verdi: deve aver pitturato all'aria aperta. Alza gli occhi dallo schermo, rivolgendomi un'occhiata spigolosa. Il ricordo di ieri notte mi maciulla il cervello, non ho smesso affatto di pensarci. Ignoro il suo sguardo, chiudendo l'armadio.

Vado in bagno, apro la scarpiera di lato alla porta e tiro fuori i miei stivali. Dopo aver preso il collare di Marvin dalla scrivania e averglielo messo, mi dirigo con lui verso il portone. Brett mi guarda dall'alto in basso: giurerei di vederlo leggermente irritato dal mio silenzio ma sicuramente l'avrò immaginato. Esco dall'appartamento, chiamo l'ascensore e attendo. Appena metto piede fuori dal palazzo, non faccio in tempo a fare qualche metro che sento il mio telefono vibrare in tasca. Lo prendo in mano, notando che è Cristian. Sarei tentata di ignorarlo, ma poiché sono educata decido di rispondergli. «Dimmi...»

«Vorrei chiarire con te» rivela, stanco.

«Io non credo di volere lo stesso» replico, sincera.

«Non puoi essere davvero così arrabbiata con me.»

Marvin si ferma sopra l'erba curata all'angolo, facendo pipì. «Litighiamo tutte le sante volte Cristian, non è possibile. A causa tua rischiavo di fare del male al mio cane ieri, ti rendi conto?» sbotto.

«Non puoi darmi la colpa di tutto, Jackie.»

«Mi ero distratta per vedere te che rifiutavi la mia chiamata» scandisco, inacidita.

«E io non potevo saperlo, maledizione!» esclama.

Nego con la testa, continuando a sentirlo parlare al telefono. Non sono dell'umore, sono ancora innervosita dall'atteggiamento di Brett e se ci si mette pure lui per me è la fine. «Se soltanto tu ti mi raccontassi la verità, questo problema non ci sarebbe e riusciremmo a frequentarci senza problemi» sbotta. Alzo gli occhi al cielo, ormai piena. «Passa una buona giornata, Cristian» gli auguro, chiudendo la chiamata senza voglia.

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