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Jackie

Il ritorno di Brett mi ha lasciato parecchio da pensare. Sembra che sia arrivata a un punto morto, non importa come mi muova, in ogni caso ferisco qualcuno a me caro. Questa notte non sono riuscita a dormire e la tisana che sto bevendo in questo istante mi serve per concentrarmi un minimo. Mi passo una mano tra i capelli, accavallando le gambe sul divano mentre guardo una specie di cartone animato che danno alla televisione. Marvin si è rifiutato di alzarsi dal letto, probabilmente se ne sta spaparanzato a pancia in su e russa alla grande. Guardo l'orario al telefono, vedendo che sono le otto in punto. Lancio il telefono sul cuscino, riflettendo su cosa fare d'ora in poi. Una vocina nella testa mi ricorda di Cristian, mi ero quasi scordata di lui, maledizione. L'arrivo di Brett ha spazzato via ogni mia concentrazione. Quel ragazzo mi piace, non mi sento forzata con lui ed è tutto naturale. Mi smuove qualcosa nella pancia, ma d'altro canto, Brett non mi è neanche indifferente. Ogni singola volta che quel ragazzo ritorna, io perdo il lume della ragione. Nelle ore a venire svolgo alcuni semplici lavori di casa, pulisco il pavimento e tolgo la polvere dai mobili. Dopo essermi fatta una breve doccia e lavata i capelli, li asciugo con il phon per poi attaccare la piastra. È da un po' che non li liscio, quindi sono curiosa di scoprire quanto si siano allungati. Minuti dopo, mi ritrovo davanti all'armadio con in mano un paio di jeans verde militare e un maglioncino nero a collo alto.

Infilo gli stivaletti ai piedi, per poi indossare la giacca lunga e invernale. Infilo il collare a Marvin, decidendo di portarlo sotto per fargli fare i suoi bisogni. Una volta fuori, nel vialetto, richiudo il cancello alle mie spalle e poi inizio a camminare sul marciapiede. Automaticamente, il pensiero corre di nuovo a Brett. Ha detto che ha usato una cimice per risalire a me, quanto mai potrà essere fuori di testa? Scuoto il capo, fermandomi quando Marvin cattura qualche odore particolare sul marciapiede. Alcune persone ci passano di lato, quindi mi sposto per far loro spazio. Presto ricomincio a camminare e man mano che ci allontaniamo, inizio a sentire una strana presenza alle mie spalle. Volto il capo verso sinistra, trovando affianco il mio incubo peggiore. «Immaginavo mi seguissi.» Curva le labbra in un sorriso maligno, ritornando a guardare davanti a sé. «Sono curioso, hai riflettuto su quello che ti ho detto ieri?» chiede.

«Credevo volessi ignorarmi...»

«Brava, evita la domanda» fa una smorfia.

«Non sai in che posizione scomoda mi metti, te ne freghi totalmente di quello che io desidero» sbuffo.

«Non mentirmi, sappiamo entrambi cosa vuoi davvero» schiocca le labbra, indifferente. Deglutisco, sentendo un enorme peso sulle spalle. Scuoto il capo, guardandolo di traverso per poi fermarmi di nuovo quando Marvin deve fare pipì contro il palo. Brett mi lancia un'occhiataccia e io ricambio con piacere. «Voglio vivere una vita tranquilla, rivedere la mia famiglia e tornare a fare il lavoro per cui ho studiato anni e anni: ecco cosa voglio.»

«Sappiamo entrambi che non si può avere tutto.»

Certo, continua a ribadirmi che non ho altra scelta.

«E tu cosa vuoi davvero?» ammicco, stupendolo con la mia domanda. Parla sempre di quello che desidero io, si infiltra nel mio cervello e manovra tutti i fili – tuttavia non mi dice neanche per sbaglio cosa vuole. Assottiglia gli occhi, sbatte le ciglia e inspira per poi guardarmi con risentimento. Non apre bocca, ancora una volta non mi risponde e ora capisce come mi sento io quando mi mette all'angolo.

«Ecco, appunto» non mi stupisco.

Riprendo a camminare, ma Brett non mi segue e io gliene sono grata. Dopo aver fatto altri quindici minuti di passeggiata torniamo indietro. Rientro in appartamento, pulisco le zampe di Marvin con le salviette e dopo lo lascio libero di scorrazzare in giro. Mentre preparo il pranzo, ricevo una notifica sul telefono e mi accorgo che è Cristian. Tra una cosa e l'altra ci siamo scambiati i numeri durante il pranzo di ieri. Mi chiede se questa sera io abbia voglia di uscire, facendomi riflettere più del dovuto sulla risposta. Il mio dito resta fermo sopra lo schermo, ma alla fine mi prendo di coraggio a rispondo di sì.

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