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Jackie

«Avevi bisogno di nuovi materiali, quindi...»

Mi guardo intorno per il grande ipermercato, notando due reparti strapieni di prodotti artistici, colori, cornici, brillantini e tanto altro ancora. Brett guarda i vari marchi, scegliendo accuratamente quelli che gli servono. Gli chiedo cosa debba farci e lui mi risponde senza neanche guardarmi in faccia. «Ho un dipinto da commissionare» spiega, rendendomi sempre più curiosa. «Di cosa si tratta?» domando, mettendomi al suo fianco. Infila nel carrello una tavolozza professionale, due cornici e anche dei colori di tonalità difficili da trovare ovunque.

«Fai molte domande» dice, dandomi le spalle.

«Beltran mi ha fatto un ritratto sai?» dico con orgoglio, congiungendo le mani dietro la schiena. Si volta a guardarmi, sembrando divertito dal mio sorrisetto.

«Ne sembri compiaciuta» afferma, dandomi le spalle. Sorrido, ma stavolta mi sento il cuore stretto in mano. Ero rimasta senza parole quando vidi il mio ritratto appeso al muro del museo, già mi sentivo un pesce fuor d'acqua in mezzo a tutta quella gente borghese ed ero quasi tentata di scappare via. Tuttavia, quando vidi il mio dipinto, mi sentì meno sola, compresa in qualche modo. Facciamo il giro dell'enorme negozio, ma io non acquisto niente perché credo di avere tutto a casa. Brett paga quello che ha comprato alla cassa e, quando usciamo, ci dirigiamo verso il parcheggio. Mi accorgo di un bar all'angolo, credo facciano dolci francesi. «Ehi ti va di farci un salto?»

Brett gira il capo, chiudendo gli occhi irritato per la mia richiesta. Alla fine prende un profondo respiro e annuisce, caricandosi le due buste in spalla per poi seguirmi lungo le strisce pedonali. Gli frego una busta, così che possa camminare meglio e lui mi lancia un'occhiatina sospettosa. Stiamo oltrepassando le strisce pedonali, quando a un tratto un camion sembra venire a in mia direzione a grossa velocità. Suona, preme più volte il clacson e io mi sento il fiato mancare quando lo vedo a pochi metri da me. Capisco che non rallenterà abbastanza in fretta. Chiudo gli occhi, pronta al colpo quando a un tratto vengo strattonata indietro. Cado a terra, l'impatto è forte ma credo di non essere stata presa dall'autista. Riapro le palpebre, notando Brett dirigersi in direzione dell'autista che intanto si è fermato pochi metri più avanti, senza neanche chiedere scusa. «Brett...» tentenno, vedendolo marciare a passo di marcia verso lo sportello. Lo richiamo a gran voce, alzandomi con le ossa tutte doloranti. Lo richiamo di nuovo, ma ormai ha già tirato fuori dal sedile il conducente – un uomo basso, robusto e per niente cortese. Lo strattona a terra in malo modo e si china su di lui, dandogli una raffica di pugni in viso. Un gancio destro, poi un altro.

Non credo di averlo mai visto così furioso prima.

Mi dirigo in sua direzione, stiamo intralciando il traffico ma poco me ne frega. Ignoro i clacson, trascinandomi verso Brett. «Fermati!» urlo, mentre qualcuno dietro di noi strepita di chiamare la polizia. Stringo i denti, ormai mi separano pochi metri da lui.

Agguanto il braccio di Brett, si volta di scatto con occhi iniettati di sangue. «Fermati, andiamocene via subito!» lo prego. Inspira come un toro, getta una breve occhiata all'uomo disteso a terra con un dente rotto e il naso troppo gonfio. Del sangue sgorga dalle narici ed è assodato che noi dobbiamo andarcene via immediatamente. Si alza, continuando a fissare l'autista con furia. Per ultimo, gli sferra un calcio violento che gli fa voltare il capo dall'altro lato. «Brett!» gracchio ancora una volta.

«Chiedile scusa» intima all'uomo stramazzato.

Quest'ultimo tossisce, ignorando la sua richiesta.

«Chiedile scusa, adesso!» alza il tono.

Il conducente, un uomo sulla cinquantina apre gli occhi. Mi guarda brevemente e annuisce, ormai privo di fiato. «Scusa...mi» sussurra, ma io non gli rispondo perché sono troppo impegnata a notare l'ammasso di gente accalcata a noi. Tiro Brett dal braccio, andiamo a raccogliere le buste e poi scappiamo via, infilandoci tra alcuni vicoli pur di scappare dagli occhi indiscreti. Minuti dopo, ho i polpacci in fiamme e i miei jeans si sono strappati durante l'atterraggio. Brett non ha aperto bocca, cammina di fronte a me ma sembra ancora sugli attenti.

«Non avresti dovuto farlo» dico.

«Sei proprio stupida» sputa fuori risentito.

Mi fermo di lato un secchio dell'immondizia, guardandolo come se avesse tre teste. «Avresti potuto ucciderlo. Alcune persone erano pronte a chiamare la polizia e, se ti avessero preso, saresti sicuramente finito nelle mani delle alle autorità» lo ammonisco.

Si volta a guardarmi, tenendo in spalla la busta. «Non sarei più rappresentato un problema per te no?» esordisce, lasciandomi a corto di parole. Ha ragione, se lo avessero preso non avrei avuto più problemi e sarei stata in grado di vivere la mia vita normalmente. Eppure, l'idea di lui dietro le sbarre non mi fa piacere come dovrebbe. Stringo i pugni ai fianchi, guardandolo intensamente. Nessuno dei due fiata, devia gli occhi dai miei e riprende a camminare come se nulla fosse. Ci mettiamo almeno mezz'ora per tornare a casa, l'ipermercato era più lontano di quanto pensassi. Una volta in appartamento, me ne resto appoggiata al portone con la mente in subbuglio. Ha picchiato quell'uomo per difendermi, mi ha strattonata via per salvarmi e questo è stato un gesto importante per me.

Gli sono debitrice.

Avrebbe potuto lasciarmi morire, ma non l'ha fatto.

Poggia le buste sulla penisola, mentre io ritorno a sentire un groppo alla gola. Il senso di colpa mi divora, ma la gratitudine è più forte e infatti prendo un profondo respiro prima di aprirmi. «Brett» lo richiamo. Alza gli occhi svogliatamente, ha le nocche scorticate ma sembra non nutrirne fastidio. «Grazie» mi sento di dire, imbarazzata. Pesa le mie parole, ci rimugina più del dovuto per poi scuotere il capo. «Non l'ho fatto per te.» La sua confessione mi lascia l'amaro in bocca ma non mi aspettavo di certo una carezza. Ancora una volta ha voluto chiarire i nostri rispettivi ruoli. Ancora una volta ha urlato al vento che non sono una sua pari e, che se non fosse per il suo alter-ego, io sarei solo cenere. 



Angolo autrice:

Buona domenica a tutte, so che vorreste che io pubblichi prima ma a me conviene effettuare le pubblicazioni di domenica, non solo perché in questo modo sono più rilassata e lucida ma anche perché riesco a correggere i capitoli e a modificarli in caso non mi soddisfacessero al cento per cento. 

Ritorniamo alla storia, tra Cristian e Jackie c'è stato un bacio inaspettato ma desiderato. Secondo voi a lei piace davvero il nostro veterinario? Inoltre, Brett sembra iniziare a sopportare la presenza di Jackie, secondo voi sta abbassando l'ascia di guerra o è solo momentanea la cosa?

Scrivete nei commenti, le vostre risposte.

Ringrazio chi ha acquistato il mio libro, mille grazie!

Mi raccomando seguitemi alla pagina Instagram Car_mine01, un bacio.

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