Jackie
Richiudo il portone di casa sentendomi come una ladra. Non mi pento di aver baciato Cristian, desideravo chiarire con lui e continuare la nostra conoscenza senza troppi drammi. Di certo però, non mi aspettavo un fine serata con tanto di bacio pieno di sentimento sotto le stelle. Deglutisco, sentendo un groppo alla gola quando passo dietro al divano su cui dorme Brett. Apro le porte scorrevoli, mi tolgo il giaccone e lo lascio dentro l'armadio per poi andare in bagno. Ora che mi ritrovo tra queste quattro mura inizio a sentire un peso al petto che mi divora. Non capisco cosa sia, non provo pentimento per quello che ho fatto: Cristian è fantastico, mi piace davvero e c'è molta sintonia tra di noi. Quel bacio gliel'ho quasi richiesto con gli occhi stasera, perché era ciò che desideravo. Tuttavia, mentre getto occhiatine distratte al divano poco illuminato sento una sorta di senso di colpa. Non dovrei preoccuparmi, tra me e Beltran le cose non sono mai state chiare e non ho un reale vincolo nei suoi confronti. Insomma, neanche ci siamo mai baciati perché le cose tra noi sono sempre andate male.
Sospiro, richiudendomi in bagno per poi spogliarmi e farmi una doccia. Minuti dopo, quando esco dal box e entro in camera mia e trovo Marvin accucciato sul tappeto con gli occhi chiusi. Gli do una carezza al capo e poi lo supero, aprendo l'anta dell'armadio per prendere l'intimo comodo e il pigiama di flanella azzurro. Mi cambio a porte chiuse e, quando finisco, scosto le lenzuola del letto.
Mi stendo, Marvin mi raggiunge dopo pochi secondi e io lo prendo in braccio per farlo dormire con me. Il sonno non mi prende presto come avrei voluto, ripenso al bacio con Cristian e alla possibile reazione di Brett a esso.
Dirglielo è fuori questione.
Reagirebbe malissimo e potrebbe commettere qualche scemenza. Mi addormento verso le quattro di mattina, mi risveglio il giorno dopo alle nove e ho dormito solo cinque ore. Il rumore delle padelle che sbattono mi ridesta, costringendomi a sbuffare sul cuscino. Mi passo una mano in viso, ormai esausta – in seguito mi rigiro sul letto. Non riesco a riprendere sonno, dunque mi alzo e scosto le coperte. Apro le porte scorrevoli, gettando occhiate di fuoco al mio inquilino ai fornelli. È voltato di spalle, indossa una maglietta a maniche lunghe piuttosto attillata e, per qualche strano motivo, alla vista della sua schiena messe in evidenza la rabbia scompare. Deglutisco, sentendo le labbra seccarsi. Magari sente i miei occhi addosso, perché di colpo apre bocca senza neanche voltarsi. «A che ora sei tornata ieri?» domanda austero.
Lì per lì, la domanda mi coglie di sorpresa e perdo un battito. Non sa niente, vero? «Ehm, per le tre e mezza più o meno» rimugino, compiendo dei passi verso la penisola. «Perché lo chiedi?» corrugo la fronte, timorosa. Brett alza gli occhi dalle uova sbattute, guardandomi come se avessi tre teste. «Era una semplice domanda» afferma, guardandomi dall'alto al basso il secondo dopo.
Mi sto facendo prendere dal panico.
Devio lo sguardo dal suo, per poi passarmi una mano sul collo in un gesto nervoso.
La vibrazione di un telefono scaccia via la mia momentanea paura. Brett tira fuori dalla tasca della sua tuta nera il telefono, controlla le notifiche ricevute e sulla sua fronte compare un'espressione tremendamente seria. Gli chiedo se sia tutto a posto e lui annuisce distratto.
«Si tratta di lavoro» spiega.
Mi fa cenno di dare un'occhiata alle uova strapazzate, intanto si dirige nel balcone per chiamare qualcuno. Lo guardo discutere con professionalità, non sembra affatto il solito narcisista e arrogante che è tutti i giorni. Credo che la mia presenza qui, a Washington, lo stia limitando. Il suo lavoro d'artista lo richiama a Chicago, mi domando per quanto ancora pazienterà prima di costringermi a partire via con lui. Sospiro, spegnendo il fornello del gas quando le uova mi sembrano pronte. Rientra in cucina e io mi schiarisco il tono di voce.
«Problemi a lavoro?» domando.
«Ho una mostra a cui partecipare la prossima settimana.» Si prepara la sua colazione salata, mentre io me ne sto in disparte con la mente annebbiata. Sapere che presto potrebbe ripartire mi lascia con l'amaro in bocca, ma mi fa anche tirare un sospiro di sollievo. Adesso noi due abbiamo stabilito una sorta di tregua, ma sono certa che appena scoprirà del casino che ho combinato con Cristian non mi darà più neanche un briciolo di fiducia. Brett è nato per proteggere Beltran, quest'ultimo nutre dei sentimenti nei miei confronti e anche io a mia volta li provo, ma è passato così tanto tempo che temo di star andando avanti. Se scoprisse che ho baciato un altro, non mi darebbe più alcuna libertà di scelta.
Cristian mi piace e non smetterò mai di pensarlo.
Se l'ho baciato un motivo ci sarà stato, non mi sono spinta così oltre neanche con Scott. D'altro canto, non ho baciato neanche Beltran ma con quest'ultimo ho una connessione viscerale, troppo potente anche solo da essere descritta. Forse, il mio umore riesce a leggerlo anche Brett perché d'improvviso si perde a guardarmi. È alla mia sinistra, stringe il marmo del banco da cucina e mi guarda attentamente. «Che ti prende?» chiede, studiandomi.
Scuoto il capo. «Niente, sto bene.»
Nonostante mi mostri apparentemente tranquilla, non credo se la beva. Preparo il caffè alla macchinetta, attendo qualche secondo prima di mettere la cialda. Intanto che lui si siede sullo sgabello della penisola, io apro lo scomparto in alto e prendo una piccola ciambellina zuccherata. «Ho delle commissioni da sbrigare stamattina, vuoi venire con me?» la sua domanda mi stupisce. Sbatto le ciglia, notando la sua espressione stoica e priva di empatia.
«Sei sicuro di volermi in mezzo ai piedi?» chiedo.
«Non te lo chiederei altrimenti» presume.
Che stia iniziando ad abbassare la sua corazza?
Annuisco, dicendogli per che ora voglia uscire così che possa prepararmi. «Niente fretta, ma prima ho bisogno di una doccia» spiega. Annuisco, accorgendomi di come abbia quasi finito la sua colazione. Pochi secondi dopo si alza dallo sgabello e va in bagno. Bevo un sorso di caffè, riflettendo sul suo comportamento degli ultimi giorni. Sta cambiando, ne sono certa. Magari non lo ammetterà neanche a sé stesso, ma sono certa che stia cambiando opinione sul mio conto.
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Il Bene In Te
ChickLitSono passati ben tre mesi dalla scomparsa di Jackie. Nessuno sa dove sia finita, sembra essere sparita nel nulla e la sua famiglia prega tutti i giorni affinché lei ritorni a casa sana e salva. Glenn, il secondo genito, ricorda benissimo l'ultima t...