14-La famiglia è il bene più prezioso

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A tutte le famiglie.
A quelle di sangue,
A quelle scelte,
A quelle ritrovate,
A quelle distrutte
A quelle colme di amore.

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HALLEY☄️

Sin da quando ero bambina, mi veniva ricordato di essere grata per quel che ho. Sei molto più fortunata di altre bambine, era la frase che mi accompagnava in ogni giornata.

E anche quando mi veniva fatto del male, contro la mia volontà, pensavo ci fosse sempre di peggio.

Mi dicevo che qualcuno, là fuori, stava combattendo contro la morte, o magari stava subendo il mio stesso dolore.

Per cui mi rassegnavo, lasciando entrare le tenebre quando venivano a bussare alle porte della mia anima.

C'era solo una persona che mi diceva di non rassegnarmi, di pretendere sempre il meglio da me stessa e dagli altri: mia madre.

Ogni notte, quando rincasava da lavoro, credendo che dormissi, mi sussurrava una frase all'orecchio.

"Non ascoltare quello che ti dicono. Solo perché ci sono persone meno fortunate, non significa che tu debba chinare il capo dinanzi alle ingiustizie. Affrontale."

Sembrava sapesse.

Sembrava percepisse quello che succedeva tutte le sere nella mia cameretta, quando i miei fratelli venivano mandati a letto ed io desideravo sparire tra le coperte.

Li sentivo, ogni tanto, chiedere il perché la loro sorellina non si presentasse mai a cena. Le loro vocine bianche mi arrivavano alle orecchie mentre cercavo di aprire la finestra della mia stanza, per fuggire.

Era sempre bloccata.

Avevo otto anni, e già pensavo a come me la sarei cavata da sola, se fossi mai riuscita a scappare.

Dopo la rassegnazione, veniva la stanchezza, che però non mi faceva dormire.

Era solo stanchezza fisica, poiché il mio cervello continuava a ripercorrere le immagini delle ore precedenti.

L'unico contatto che non mi spaventata era il bacio che mamma stampava sulla mia guancia quando tornava dal lavoro, mentre si accertava che dormissi profondamente.

I turni in ospedale la stancavano, ma prima di andare a dormire passava sempre a controllare che io e i miei fratelli stessimo bene.

Io non stavo mai bene, ma non glielo dicevo.

C'erano giorni in cui smettevo persino di vivere, nonostante il mio cuore continuasse a battere e i miei parametri celebrali fossero perfetti.

In quei giorni non andavo a scuola e mamma restava a casa con me.

Mi preparava una cioccolata calda e dei biscotti per colazione, poi sedevamo sul divano a guardare i cartoni, finché non dichiaravo di sentirmi bene.

O meglio, finché facevo morire di invidia i miei fratelli, costretti ad andare a scuola.

Adesso che mamma è qui, non mi sembra vero. Ha sempre la stessa espressione dolce e rassicurante in volto.

Gli unici ad essere nettamente cresciuti siamo io e i miei fratelli, me ne accorgo mentre stiamo seduti tutti allo stesso tavolo, ognuno di noi con una tazza di caffè davanti.

Fatta eccezione per Antares, che da sempre preferisce la cioccolata calda.

"Be', com'è questa università?" Domanda mamma, appena si accorge che mi sono di nuovo persa nei miei pensieri.

Love the way you hate me -VilipendioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora