Love the way you hate me -Vilipendio

27-Rubo nella mia stessa casa

-Fin quando non ti beccano è legale.

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ARES⚡

Due giorni prima.

Premetto di non aver mai rubato.

Okay, forse non è il miglior modo di iniziare un discorso con la polizia nel caso in cui venissi denunciato.

Ma che cazzo, sto prendendo qualcosa che mi è stato sottratto, per di più dalla mia stessa casa! Insomma, non ci tengo particolarmente ad essere arrestato alla mia età.

Si sa che in carcere ci sono due tipi di persone: coloro che sono finiti lì per colpa di una giustizia penosa, e quelli che se lo meritano davvero.

Ecco, il secondo gruppo di carcerati non è mai ben visto.

E poi, sto tornando in quel luogo, lo stesso luogo in cui mi ero ripromesso non avrei più messo piede in vita mia, per una buona causa.

Nemmeno Robin Hood si è spinto così oltre nella sua carriera di ladro che ruba ai ricchi per dare ai poveri.

Be', diciamo che io rubo alla gente di merda per dare ai poveri. Sarebbe credibile dinanzi a delle autorità? No, non credo proprio.

'Fanculo, lo farò lo stesso.

È penoso, persino per me, starmene appostato dinanzi casa mia, aspettando che mia madre esca dalla porta, per entrare.

Non posso di certo andare lì, bussare e chiederle gentilmente di ridarmi i soldi che mi ha fottuto perché ne ho estremamente bisogno.

O meglio, Jane e Israel ne hanno estremamente bisogno. Voglio dargli tutto quello che ho da offrire, perché so cosa significa sopravvivere senza un centesimo.

Ma so ancora meglio cosa significa crescere senza nessuno che ti stia accanto, e non è ciò che desidero per Israel.

Voglio che Jane sia sempre pronta ad asciugare ogni sua lacrima e godersi ogni suo sorriso, come purtroppo non è riuscita a fare con James.

Forse Israel avrà perso un fratello, ma può star certo che non si libererà tanto facilmente del sottoscritto.

I miei pensieri vengono interrotti dal rumore che ho atteso per ore. Quello della porta di casa che si apre.

Mia madre esce proprio da lì, e avverto un tuffo al cuore.

Non provare sentimenti per lei, Ares, ricorda quello che ti ha fatto.

Prendo un respiro profondo, obbligandomi ad ammaestrare i respiri, che si fanno sempre più pesanti e interrotti.

Mamma.

Ha il volto stanco, delle occhiaie profonde le incorniciano gli occhi, identici ai miei, solo più spenti e meno vivi.

Lei è meno viva.

Ancor meno rispetto a quando l'ho lasciata.

Si sta uccidendo, e nemmeno se ne rende conto.

Indossa un cardigan vecchissimo e una gonna grigia che a malapena le sfiora le caviglie. È un fiore appassito.

Non ho mai scoperto se nella sua vita è stata una bella donna. Io la conosco come la madre dal volto stanco, con l'odore di fumo e alcool sempre nella bocca.

Mi chiedo se mio padre si fosse mai innamorato di lei.

Come ci si può innamorare di qualcosa che muore lentamente, sotto le tue dita?