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Donnie
Il Lavander's Nightclub non è un postaccio come pensavo, ma nemmeno una discoteca di tutto punto come quelle di LA. È abbastanza nella media a dire il vero, ed è esattamente quello che mi serve in questo momento.
Offro un drink a Andy e Rick, prima di metterci a ballare in quel groviglio di corpi sudati e mezzi nudi che è il centro della pista.
Guardo il mio fratello più piccolo. Ha gli occhi arrossati, è ubriaco e su di giri. Si guarda intorno quasi saltellando sui piedi. «Rick, sei caduto dalle scale per caso?» domando, alzando la voce per superare la musica orribile sparata al massimo nelle casse. È lo stesso tipo di musica che ascoltava Cisco e l'ho sempre odiata.
«Cosa?» mi urla lui in risposta, confuso. Beve il suo Cuba Libre come se fosse acqua frizzante e stesse morendo di sete.
È rassicurante vedere che l'alcolismo è di famiglia e lo abbiamo ereditato tutti e tre.
«Perché hai un occhio nero?» insisto.
Andy si gira a guardare il fratello, forse gli lancia un'occhiata di ammonimento, forse di incoraggiamento, ma mi dà le spalle e non riesco a vederlo in faccia.
Rick deglutisce e si sfiora lo zigomo livido con la punta delle dita. «Oh... questo.»
«Sì, quello» confermo.
Lui si stringe nelle spalle. «Sono stati i fratelli Flanagan» spiega.
Aggrotto le sopracciglia. «Hai bisogno che li trovi e vada a farli rimpiangere di essere venuti al mondo?» chiedo.
Rick mi rivolge un sorriso amaro. «No... Voglio dire, mi piacerebbe, sì, ma avevano ragione. Ero in debito con loro e... be', lo sono ancora» confessa, regalandomi finalmente l'informazione che cercavo da tutta sera.
Una chiave. Una leva. Il grimaldello adatto a sfondare tutte le sue porte, per fargli credere che la mia offerta possa essere l'unica necessaria, indispensabile a sopravvivere.
«Quanto?» gli chiedo.
«Cinquanta» risponde, finendo il drink e ondeggiando sul posto, ubriaco. «Che non ho.»
«Immaginavo, altrimenti non avresti un occhio nero e il naso rotto» commento. Potrei aiutarlo, ho da parte il doppio di quella cifra, ma non ho bisogno che sia in debito con me. Ho bisogno che lavori per me, che creda che l'unico modo per sistemare la sua vita sia seguire i miei ordini.
«Donnie, tu hai sfoggiato tutti quei verdoni al bar, non hai qualcosa da parte? Sarebbe un piccolo prestito, per tenere i Flanegan buoni per un po'.»
Scuoto la testa, fingendomi affranto. «Non ho così tanto, Rick.» Bevo un lungo sorso del mio drink. «Andy, con il tuo lavoro non potresti...?»
«Andy non ha lavora più allo studio» mi interrompe Rick.
Ah, quanto gli voglio bene.
Nuova chiave, nuova leva.
Mi volto verso il nostro fratello di mezzo. Questa notizia spiegherebbe la sua rampante depressione di stasera. «Che è successo?» domando.
Lui lancia un'occhiataccia a Rick. «Ho perso il posto.»
«Mi dispiace» dico. Un po' mi dispiace davvero, anche se quest'informazione mi fa molto comodo.
Una marea di problemi a cui solo io posso offrire soluzione.
«Hai trovato un altro studio?» insisto. «O pensi di lavorare in proprio?»
Lui scuote la testa e finalmente si decidere a bere il suo drink. «Per il momento non mi vuole nessuno, mi sono fatto... insomma, non è un buon momento. Ma non posso nemmeno chiedere un prestito a due mafiosi, come ha fatto Rick.» Il suo tono è aspro e pieno di risentimento, ma non saprei dire se più verso nostro fratello o verso sé stesso.
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DARKTOKEN || Dark romance
RomanceNon sarei dovuta essere in casa. E lui non sarebbe dovuto entrare. ✞✞✞ Kasey odia suo padre, il giudice corrotto Remington. Controlla ogni aspetto della sua vita, come se la figlia fosse solo un altro dei suoi possedimenti: dall'università che freq...